rikitikitawi
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lunedì 24 gennaio 2022
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la guerra e la poesia
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Scenografie impressionanti che si alternano a quelle poetiche ove anche la natura morente è martoriata dalla brutalità della guerra . In questa pellicola tutto è ai massimi livelli e le scene scorrono tra quelli che sembrano incubi e la pace dell'aldilà . Un film che non è possibile dimenticare e va rivisto di quando in quando proprio come un'opera d'arte classica.
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alfio squillaci
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domenica 19 settembre 2021
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il conservatorismo anarchico del vecchio clint
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“ Il Corriere” - "The mule
I geniali sceneggiatori della commedia all’italiana li chiamavano “salsicciotti”, ossia quei riempitivi, scene di contorno, che accompagnavano l’intreccio e avevano carattere di svago, di allentamento sapiente del plot, o di disvelamento malizioso delle reali intenzioni redazionali dell’autore.
In questo “The mule – Il Corriere” (vi risparmio la recensione) vi sono alcune scene che svelano il conservatorismo anarchico di Eastwood. Vi ammollo almeno tre “salsicciotti”: sui messicani, i neri, le lesbiche.
1) “Ci guardano tutti”, “Vi guardano perché siete dei mangiatori di fagioli in un posto dove si mangia carne”, dice Clint ai boss messicani del narcotraffico, dipinti “tel quel”, ossia truci, lurchi e turchi, non in quanto narcotrafficanti, ma in quanto messicani, ma con cui condivide in più momenti il vitalismo contagioso e plebeo, compreso il sesso puttanesco.
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“ Il Corriere” - "The mule
I geniali sceneggiatori della commedia all’italiana li chiamavano “salsicciotti”, ossia quei riempitivi, scene di contorno, che accompagnavano l’intreccio e avevano carattere di svago, di allentamento sapiente del plot, o di disvelamento malizioso delle reali intenzioni redazionali dell’autore.
In questo “The mule – Il Corriere” (vi risparmio la recensione) vi sono alcune scene che svelano il conservatorismo anarchico di Eastwood. Vi ammollo almeno tre “salsicciotti”: sui messicani, i neri, le lesbiche.
1) “Ci guardano tutti”, “Vi guardano perché siete dei mangiatori di fagioli in un posto dove si mangia carne”, dice Clint ai boss messicani del narcotraffico, dipinti “tel quel”, ossia truci, lurchi e turchi, non in quanto narcotrafficanti, ma in quanto messicani, ma con cui condivide in più momenti il vitalismo contagioso e plebeo, compreso il sesso puttanesco.
2) “Mi piace aiutare voi negri…”. “Non si dice, preferiamo neri, siamo persone…”, ma lui nicchia e sembra ribadire il “negri”. Questo è invece il dialogo con una giovane famigliola di colore, che crede di poter cambiare la gomma bucata consultando Google. Il fatidico e grullo “Non c’è campo” in mezzo al deserto messo in bocca proprio a loro. Ma verso cui si prodiga poi con la sostituzione dello pneumatico forato.
E infine un salsicciotto malvagio costituito da una scena di lesbiche in motoraduno, effigiate malevolmente e intenzionalmente grasse e sfatte, bullonate, chiodate, ipertatuate, repellenti, che tuttavia Clint signorilmente aiuta dopotutto indicando con esattezza l’origine del guasto della moto.
Ambivalenza tra apertura e chiusura, tra politicamente scorretto nelle intenzioni e accomodamento pratico seppur con ghigno recalcitrante con i dati incontenibili del reale. I messicani, i neri, le lesbiche esistono, prenderne atto pare dire e soprattutto "dirsi" il vecchissimo e cadente Earl Stone protagonista della pellicola. Clint è un Vittorio Feltri burbero e scortese fuori, e “forse” un Giuseppe Sala, con un pizzico di opportunismo, dentro. Non scioglie inequivocabilmente, perché non vuole, non sa e forse intimamente non può, l’enigma della sua postura ideologica.
È come molti tra noi, progressisti con la retromarcia conservatrice innestata, o idealisti fortemente provati e sfibrati, che sfileremmo volentieri per i diritti di tutti, ma con il “salsicciotto” tacito incorporato commentiamo spaventatissimi: “Sì, ma chi pagherà mai i costi sociali immensi dell’integrazione di masse infinite di diseredati”?
Non ditemi che non sia questa la "vera" intenzione di questo film, metà apologo e metà confessione.
Alfio Squillaci
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alfio squillaci
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sabato 18 settembre 2021
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lunghe riprese nel serpentone delle trincee
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1917 - Film di Sam Mendes
Una coppia di caporali deve trasmettere degli ordini a un reggimento oltre la "terra di nessuno". Peripezie, cadaveri, cavalli zampe all'aria, agguati, attraversamento di un fiume, da cui si esce asciutti (formidabile ellissi narrativa), orrori della guerra, con un occhio al budget e limitando le scene di massa e l'impiego di trovarobato bellico (aerei e mitragliatrici e shrapnel che non si trovano più) e per cui si ripiega su lunghe riprese calligrafiche nel serpentone delle trincee... Bei pensieri pettinati utilizzando però i modi espressivi popolari del cinema-cinema.
Un replay di "Dunkirk" "vorrei fare un film di guerra ma non posso".
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1917 - Film di Sam Mendes
Una coppia di caporali deve trasmettere degli ordini a un reggimento oltre la "terra di nessuno". Peripezie, cadaveri, cavalli zampe all'aria, agguati, attraversamento di un fiume, da cui si esce asciutti (formidabile ellissi narrativa), orrori della guerra, con un occhio al budget e limitando le scene di massa e l'impiego di trovarobato bellico (aerei e mitragliatrici e shrapnel che non si trovano più) e per cui si ripiega su lunghe riprese calligrafiche nel serpentone delle trincee... Bei pensieri pettinati utilizzando però i modi espressivi popolari del cinema-cinema.
Un replay di "Dunkirk" "vorrei fare un film di guerra ma non posso". Si prenda atto che oggi non si può fare più. È come il teatro: un copione che non deve avere più di due attori per via dei costi delle prove... e ci si consola con l'aglietto della calligrafia filmica e il bau bau della musica saturante. È come il pranzo a casa Rodocanachi in cui all'affamato e pantagruelico Gadda vennero servite quelle pietanze decorative e afflittive da cucina aristocratica, e perciò come l'Ingegnere fu visto allontanarsi presso la trattoriaccia più vicina col tovagliolo già di traverso per compensare e saziarsi, così io al ritorno a casa mi sono sparato in cassetta "Il ponte sul fiume Kwai" girato nell'epoca dei budget doviziosi e del pubblico di massa del Cinemascope che lo saldava al botteghino, perché se film di guerra deve essere, film di guerra sia.
Nostalgia dello Spielberg del soldato Ryan.
Alfio Squillaci
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stenoir
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giovedì 19 agosto 2021
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rendere la guerra un''opera d''arte visiva
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1917 è un film di guerra e, come si può intuire dal titolo, è la Grande Guerra, la protagonista di questa vicenda. I due caporali dell’esercito americano, Schofield e Blake, con il resto della loro unità militare, si trovano sul confine franco-belga, quando ricevono, da parte del Generale Erinmore (Colin Firth), una missione da compiere. Tale missione, se portata a compimento, potrebbe salvare la vita a più di 1500 uomini facenti parte del 2° battaglione (a comando del quale si trova il colonnello Mackenzie -Benedict Cumberbatch-), pronto ad attaccare l’armata tedesca pensando che essa si stia “ritirando”, ma non è così, anzi, sta preparando una controffensiva, e non c’è altro modo se non quello di andare personalmente e riferire di non avanzare.
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1917 è un film di guerra e, come si può intuire dal titolo, è la Grande Guerra, la protagonista di questa vicenda. I due caporali dell’esercito americano, Schofield e Blake, con il resto della loro unità militare, si trovano sul confine franco-belga, quando ricevono, da parte del Generale Erinmore (Colin Firth), una missione da compiere. Tale missione, se portata a compimento, potrebbe salvare la vita a più di 1500 uomini facenti parte del 2° battaglione (a comando del quale si trova il colonnello Mackenzie -Benedict Cumberbatch-), pronto ad attaccare l’armata tedesca pensando che essa si stia “ritirando”, ma non è così, anzi, sta preparando una controffensiva, e non c’è altro modo se non quello di andare personalmente e riferire di non avanzare. Blake ha un ulteriore motivo per impegnarsi nella riuscita della missione: la presenza nel suddetto battaglione del fratello maggiore. Il regista Mendes, per la sceneggiatura, prese spunto da uno dei racconti di suo nonno, impegnato durante la prima guerra mondiale sul fronte francese. La spettacolarità e la unicità di questo film, sono dovute al fatto di aver girato in diversi piani sequenza (strameritato Oscar al direttore della fotografia Roger Deakins, bis dopo Blade Runner 2049) e di averli montati come se si trattasse di una sola, lunghissima, ripresa di due ore (Hitchcock nel 1948 aveva utilizzato un espediente simile per un film dalla durata più breve, con relativi “trucchetti” annessi, per Nodo alla gola, ma il tutto era girato in una sola stanza e in maniera “abbastanza statica”). In questo modo, allo spettatore, sembra di essere “sul campo” con i due caporali, in trincea, nella “Terra di nessuno”, in acqua, o di fuggire -e cercare di sopravvivere- tra colpi di fucile e bombe sganciate dal nemico.
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dandy
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sabato 13 marzo 2021
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seguendo i soldati.
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Per la prima volta anche sceneggiatore,il regista si ispira alle memorie del nonno Alfred Huber Mendes e cerca l'adesione totale dello spettatore alla vicenda narrata e i suoi due protagonisti mediante un unico ininterrotto piano sequenza(in realtà ci sarebbero numerosi stacchi nascosti da buio,oggetti o comparse che coprono l'obbiettivo,bagliori delle esplosioni e movimenti di macchina)e dichiarati omaggi stilistici a "Orizzonti di gloria".L'impatto visivo,per l'impossibilità di chi guarda a sottrarsi all'azione perennemente attiva tra morti,cadaveri,trincee,bunker devastati,agguati e ricerche frenetiche,è notevole.Ma allo stesso tempo questa scelta finisce col privare il racconto di qualunque coinvolgimento emotivo,intrappolando come i protagonisti sono prigionieri degli eventi e facendo scivolare via tutto nel momento in cui la telecamera prosegue.
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Per la prima volta anche sceneggiatore,il regista si ispira alle memorie del nonno Alfred Huber Mendes e cerca l'adesione totale dello spettatore alla vicenda narrata e i suoi due protagonisti mediante un unico ininterrotto piano sequenza(in realtà ci sarebbero numerosi stacchi nascosti da buio,oggetti o comparse che coprono l'obbiettivo,bagliori delle esplosioni e movimenti di macchina)e dichiarati omaggi stilistici a "Orizzonti di gloria".L'impatto visivo,per l'impossibilità di chi guarda a sottrarsi all'azione perennemente attiva tra morti,cadaveri,trincee,bunker devastati,agguati e ricerche frenetiche,è notevole.Ma allo stesso tempo questa scelta finisce col privare il racconto di qualunque coinvolgimento emotivo,intrappolando come i protagonisti sono prigionieri degli eventi e facendo scivolare via tutto nel momento in cui la telecamera prosegue.E anche certi avvenimenti tipici del war-movie post "Salvate il soldato Ryan"(Schofield che aiuta la donna francese con la bambina,l'incontro finale col fratello di Blake)non riescono a rinforzare il messaggio di fondo sull'umanità in guerra e l'inutilità della stessa.Discreto successo di pubblico,ma agli Oscar su 10 nominations ha vinto solo 3 statuette(fotografia,effetti speciali e sonoro).
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mr.rizzus
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lunedì 1 marzo 2021
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capolavoro
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mr.rizzus
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domenica 28 febbraio 2021
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capolavoro assoluto
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mr.rizzus
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mercoledì 24 febbraio 2021
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cult
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mr.rizzus
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mercoledì 10 febbraio 2021
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capolavoro
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luca scialo
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sabato 23 gennaio 2021
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il potere delle immagini si abbina a quella della storia
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Prima Guerra Mondiale, fronte: Nord della Francia. Britannici e tedeschi si affrontano senza esclusione di colpi al fronte. I caporali Blake e Schofield devono però portare a termine una missione-suicida: riferire ad un plotone più in avanti di fermarsi poiché i tedeschi stanno organizzando una imboscata che avrebbe ucciso 1.600 soldati. Inoltre, uno di loro ha lì anche un fratello ancora vivo. Quindi, ha una ragione in più per accettare. Parte così una missione resa ancor più coinvolgente dal regista, attraverso una telecamera continua posta sui protagonisti senza interruzioni. La quale passa "da albero ad albero" senza mai lasciarli un attimo. Restituendoci il potere di immagini mozzafiato, grazie anche ad una fotografia spettacolare.
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Prima Guerra Mondiale, fronte: Nord della Francia. Britannici e tedeschi si affrontano senza esclusione di colpi al fronte. I caporali Blake e Schofield devono però portare a termine una missione-suicida: riferire ad un plotone più in avanti di fermarsi poiché i tedeschi stanno organizzando una imboscata che avrebbe ucciso 1.600 soldati. Inoltre, uno di loro ha lì anche un fratello ancora vivo. Quindi, ha una ragione in più per accettare. Parte così una missione resa ancor più coinvolgente dal regista, attraverso una telecamera continua posta sui protagonisti senza interruzioni. La quale passa "da albero ad albero" senza mai lasciarli un attimo. Restituendoci il potere di immagini mozzafiato, grazie anche ad una fotografia spettacolare. Gli orrori della guerra ci vengono così portati in casa, come forse mai nessun regista aveva fatto. E per di più, senza chissà quale alchimia della tecnologia moderna. Ma attraverso una semplice scelta che sa anche di ritorno al passato. Alla spettacolarità si abbina poi una storia credibile e toccante, senza esasperazioni. Altro fattore ormai raro nel cinema. Sam Mendes ha dunque girato un capolavoro dedicato al nonno, che visse gli orrori della prima guerra mondiale e glieli raccontò con grande lucidità. Perché certe cose non si dimenticano e grazie a questo film, sono anche più fedelmente tramandante.
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