darkovic
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lunedì 12 gennaio 2015
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nostalgico
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Nostalgico ,certo con grandi attori ,onirico a tratti irreale ,rarefatto in atmosfere felliniane(scusate se bestemmio) ma ,sinceramente,poteva essere fatto meglio,un po mi ha annoiato ,e il finale .....nebbioso 2 stelle e mezzo per me
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molinari marco
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giovedì 11 agosto 2011
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non fermarti fabrizio!
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Film di una delicatezza artistica straordinaria. Faustino è un ragazzino di Caserta che ha come migliore amica una chitarra. Questo strumento rappresenta la sua unica chance di colorare la grigia quotidianità che lo circonda ed attraverso la quale spera di strappare un contratto a Niro (una specie di polipo, molto raro in realtà, che pare avare le mani ovunque) che gli consenta di evitare il servizio di leva. Ma più che altro, essendo anche orfano di padre, si affida a lei nella speranza di ottenere la sicurezza necessaria per poter crescere nel migliore dei modi. Di ambizioni neanche a parlarne, considerati anche i musicisti che lo accompagnano all’inizio della sua avventura. Ma tutto cambia nel momento in cui giunge in città il grande Augusto, musicista non privo di un certo talento, ma noto al grande pubblico più per una relazione finita male con Ornella Vanoni che non per la sua musica.
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Film di una delicatezza artistica straordinaria. Faustino è un ragazzino di Caserta che ha come migliore amica una chitarra. Questo strumento rappresenta la sua unica chance di colorare la grigia quotidianità che lo circonda ed attraverso la quale spera di strappare un contratto a Niro (una specie di polipo, molto raro in realtà, che pare avare le mani ovunque) che gli consenta di evitare il servizio di leva. Ma più che altro, essendo anche orfano di padre, si affida a lei nella speranza di ottenere la sicurezza necessaria per poter crescere nel migliore dei modi. Di ambizioni neanche a parlarne, considerati anche i musicisti che lo accompagnano all’inizio della sua avventura. Ma tutto cambia nel momento in cui giunge in città il grande Augusto, musicista non privo di un certo talento, ma noto al grande pubblico più per una relazione finita male con Ornella Vanoni che non per la sua musica. Man mano che le serate si succedono, il sogno di poter campare di musica diventa sempre più concreto, tanto che lo si arriva a toccare quasi con mano. Giunti sul più bello, tuttavia, l’artefice di tutto, nonostante il suo motto sia The show must come on, se la dà a gambe per motivi che non ci vengono spiegati chiaramente, ma che si possono presumere con estrema facilità. Questa prima opera personale di Bentivoglio è uno sguardo disincantato sul mondo dello spettacolo. Ed in particolare sulla musica che viene intesa come arte a portata di tutti per poter evadere dallo squallore della quotidianità. Il tutto in un’epoca in cui suonare uno strumento non era ancora ad appannaggio della stragrande maggioranza e quindi bastava anche possederne uno per potersi definire un musicista ed esibirsi su un palco. Una sorta di età dell’oro, ma dove il fatidico motto dalle stelle alle stalle era già in agguato. La dice lunga la scena in cui il personaggio interpretato da Bentivoglio arriva all’aeroporto e si trova dinanzi Niro: gli basta una sola occhiata, da vero professionista, per intuire che è alle prese con l’ennesimo smacco. O anche la fine che fa il maestro del protagonista (un Toni Servillo ancor più gradevole nella sua naturale napoletanità) il quale restando all’interno del mondo provinciale finisce con l’impazzire del tutto. Ma quello che colpisce, più di ogni altra cosa, è lo stile adottato da Bentivoglio per narrarci questa tenera storia. Al centro della storia troviamo un ragazzo i cui tratti ricordano molto quelli di un pellerossa, a tal punto da infondere la suggestione di essere alla prese con un selvaggio che si aggira in luoghi che stanno progressivamente smarrendo la loro innocenza. Un protagonista che parla poco con i vari personaggi del film, e che ciononostante è in continuo dialogo con noi spettatori. Poche parole, molti pensieri. Il tutto grazie ad una voce over che una volta tanto non ha l’apparenza di un espediente messo lì per facilitare la narrazione, ma che viene adoperata per il suo potenziale artistico. Il finale del film appare leggermente frettoloso e forse anche un po’ sconclusionato. Ma forse sarà stato utile a far comprendere a Faustino, e a tutti coloro che in lui si sono immedesimati, che il mondo della musica è più disponibile a distribuire fregature che non a concedere le comodità e gli agi legati al successo. Vale a dire, un mondo (quello della musica?) in cui forse è meglio non fidarsi di nessuno. In buona sostanza, se sei un tipo che non sa contare sulle proprie forze, finché sei in tempo.. lascia perdere Johnny!
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adriana
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sabato 31 maggio 2008
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la pazienza dolce del maestro
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L'ho visto appena, in dvd, perchè dopo un pò ricominciava daccapo. Ma il maestro elementare, mi è piaciuto tantissimo. Io vorrei vivere con una persona così. Quando dice al trombettista di non suonare finchè non si sente sicuro è da oscar.
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soldino
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sabato 17 maggio 2008
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lascia perdere, fabrizio
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mah, cosa avrà voluto dire il regista?
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goku
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martedì 6 maggio 2008
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bello??
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poldo
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martedì 29 aprile 2008
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originale
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Un film originale e gradevole... un po' lento e a tratti di difficile comprensione... nel complesso un film bellino diverso dai soliti.
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umberto del prete
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venerdì 21 marzo 2008
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c'ero anchio
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Ho fatto la comparsa in quel film, ho visto un Fabrizio molto nervoso nella regia è più che normale quando sei dietro la macchina da presa non pensi ad altro che al film, molto calorosi e bravi sono invece Ernesto Maheux e Toni Servillo, che nella pausa mi hanno dedicato attenzione e dialogo. Ciao Ernesto, ciao Tony. Viva i Napoletani.
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omniumhorarum
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sabato 8 marzo 2008
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non un film di ma il film di e su bentivoglio.
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Un film poeticamente leggero, in cui Bentivoglio ha messo molto di se stesso. Anche Antimo Merolillo porta in scena molto di se' rappresentando (non interpretando) il bel personaggio del candido Fausto. Interessante l'atmosfera anni 70, che avra` un tocco di particolare nostalgia per i cinquantenni che all'epoca attraversavano la linea d'ombra.
Accattivante la musica. Buono il ritmo e la sceneggiatura. Tutto sommato una riuscita prova di esordio nella regia di lungometraggi di Bentivoglio, il cui amore per la storia ed i personaggi fa facilmente perdonare qualche imperfezione.
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lievoli
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lunedì 18 febbraio 2008
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"lascia perdere johnny"
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"Lascia perdere Johnny",esordio alla regia di Fabrizio Bentivoglio.Film a mio parere molto gradevole e divertente,cn tocchi di malinconia e con uno sfondo "patriottico":Caserta anni '70,location che risaltano subito all'occhio(Il liceo classico Giannone,via Tanucci,chiaramente la Reggia ,la stazione e tt le strade limitrofe).
E' la storia di un'ordinaria ricerca di successo, dei sogni inseguiti e raggiunti nello sfondo di un sud povero ma dignitoso, dove si respira ancora l'aria genuina di un passato lontanissimo.
Bel Cast : i fratelli Servillo, Valerio Golino, Ernesto Mahieux e, per la prima volta sullo schermo, un giovane e bravo Antimo Merolillo.
Lo consiglio...a me è piaciuto!!!
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fattore s
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venerdì 15 febbraio 2008
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lascia perdere fabrizio!
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Che poi se avesse scelto un altro titolo uno non infieriva...
Ma ahi mè, "Lascia perdere, Johnny" è davvero terribile!
Una serie di personaggi non bene identificati:
Faustino, enigmatico ragazzo al suo esordio che, non si capisce se per scelta del regista o mancanza di muscoli, non sorride MAI!
Valeria Golino.... interpreta un personaggio totalmente inutile... oltre a essere totalmente inutile la scelta della Golino, dato che poteva interpretarlo chiunque...dice:"è stato un personaggio rilassante, non ho dovuto pensare" e si era capito "valè"... non c'era bisogno di specificare...!
I paesani erano... macchiette.. caricature...
Fabrizio Bentivoglio... poteva anche pagare un'altro attore.
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Che poi se avesse scelto un altro titolo uno non infieriva...
Ma ahi mè, "Lascia perdere, Johnny" è davvero terribile!
Una serie di personaggi non bene identificati:
Faustino, enigmatico ragazzo al suo esordio che, non si capisce se per scelta del regista o mancanza di muscoli, non sorride MAI!
Valeria Golino.... interpreta un personaggio totalmente inutile... oltre a essere totalmente inutile la scelta della Golino, dato che poteva interpretarlo chiunque...dice:"è stato un personaggio rilassante, non ho dovuto pensare" e si era capito "valè"... non c'era bisogno di specificare...!
I paesani erano... macchiette.. caricature...
Fabrizio Bentivoglio... poteva anche pagare un'altro attore... per fare la sua parte ma il suo ego evidentemente glielo ha impedito!
La Sastri si salva... recita con passione e coinvolgimento il ruolo della madre vedova....
Bravo anche Peppe Servillo, irriconoscibile sulla scena e Ernesto Mahieux che è abbastanza convincente..
Qualche sorriso durante il film per alcuni particolari...La narrazione statica...
Le inquadrature basilari, senza inventiva...
Il finale, comodo... aperto al gusto dello spettatore...non si capisce se faustino sogna oppure è la realtà...
Film sulla musica con colonna sonora praticamente inesistente….
Finale troppo facile...per essere un film così pubblicizzato...
Tanto per riassumere....: Lascia perdere, Fabrizio!!
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