great steven
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martedì 30 agosto 2022
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un brillante documentario autobiografico.
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CARO DIARIO (IT/FR, 1993) diretto da NANNI MORETTI. Interpretato da NANNI MORETTI, RENATO CARPENTIERI, ANTONIO NEIWILLER, CLAUDIA DELLA SETA, LORENZO ALESSANDRI, RAFFAELLA LEBBORONI, MONI OVADIA, MARCO PAOLINI, RICCARDO ZINNA ● Tre episodi: 1.) "In Vespa": traversata di Roma a bordo di uno scooter, semideserta in agosto, accompagnata da riflessioni sul paesaggio urbano e sul cinema hollywoodiano, avente come ultima tappa il litorale di Ostia, dove fu ucciso Pier Paolo Pasolini; 2.) "Isole": gita del protagonista alle Eolie in compagnia di un amico che odia la televisione, il quale però, durante l’esplorazione dell’arcipelago, arriva ad innamorarsene guardando le soap operas, col risultato finale che la vacanza, pensata appositamente per staccare dalla vita caotica cittadina, si rivela un fallimento per entrambi; 3.
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CARO DIARIO (IT/FR, 1993) diretto da NANNI MORETTI. Interpretato da NANNI MORETTI, RENATO CARPENTIERI, ANTONIO NEIWILLER, CLAUDIA DELLA SETA, LORENZO ALESSANDRI, RAFFAELLA LEBBORONI, MONI OVADIA, MARCO PAOLINI, RICCARDO ZINNA ● Tre episodi: 1.) "In Vespa": traversata di Roma a bordo di uno scooter, semideserta in agosto, accompagnata da riflessioni sul paesaggio urbano e sul cinema hollywoodiano, avente come ultima tappa il litorale di Ostia, dove fu ucciso Pier Paolo Pasolini; 2.) "Isole": gita del protagonista alle Eolie in compagnia di un amico che odia la televisione, il quale però, durante l’esplorazione dell’arcipelago, arriva ad innamorarsene guardando le soap operas, col risultato finale che la vacanza, pensata appositamente per staccare dalla vita caotica cittadina, si rivela un fallimento per entrambi; 3.) "Medici": rapporto di un’odissea sanitaria, vissuta realmente dal regista e in parte filmata dalla vita reale, che lo vide alle prese con un morbo di Hodgkin, diagnosticato correttamente dai dermatologi solo al termine di pareri discordanti, consulenze inutili e prescrizioni di farmaci inadeguati a curare la malattia. Premio per la regia al Festival di Cannes. Moretti deve la propria fama anche all’evoluzione graduale del suo registro espressivo: dalle prime opere, caratterizzate da uno sguardo ironico e satirico nei confronti del mondo giovanile, la sua cifra stilistica è poi passata ad una critica attenta e lucidissima dei malcostumi della società italiana, descritti decennio per decennio. Nel 1993 l’attore-regista-sceneggiatore poteva ormai affermare di aver raggiunto una maturità artistica di tutto rispetto, e con questo film lo dimostrò appieno: Caro diario, imperniato con intelligenza su dialoghi dalle battute surreali, rappresenta un temporaneo ma efficace ritorno alla satira, in cui Moretti mette alla berlina vizi, demagogie e cattive abitudini del nostro popolo, facendo sì che tanto le classi più abbienti quanto la fascia della gente comune non sfuggano al suo occhio analitico. Il minore pessimismo che potrebbe in un primo momento saltare alla vista, rispetto ai precedenti La messa è finita (1985) e Palombella rossa (1989), è solo apparente: semmai appare un po’ smorzata l’aggressività con cui viene trattata la materia narrativa, ma i contenuti (tolto, forse, il discorso televisivo) hanno un peso ben considerevole. In definitiva, è il film nel quale Moretti parla meno di sé: la morte di Pasolini ha lasciato un vuoto incolmabile in molti di noi; quel che racconta delle vacanze insulari corrisponde alla realtà; perfino il terzo capitolo, il più autobiografico, è lo specchio di un dramma collettivo. Stilisticamente il film più fisico e inventato del suo repertorio cinematografico, anche per il merito di averlo impostato come un documentario sulla propria persona, e non più su un alter ego come Michele Apicella. Cameo di Jennifer Beals, star di Flashdance (1983).
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balunzen
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mercoledì 2 settembre 2020
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moretti è inutile!
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Moretti è un campione di narcisismo, di vuoto esibizionismo, recita come un cane, con una voce irritante; la sua morale è terra terra, rivela una terribile mancanza di idee. Del film mi è piaciuto solo il brano tratto da “The Köln Concert" di Keith Jarrett, mentre la cinepresa insegue, parossisticamente, la Vespa.
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steffa
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lunedì 27 maggio 2019
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semplicemente da vedere
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rivisto oggi dopo oltre 20 anni, a quell'epoca studiavo lettere e filosofia all'università ed era candidato a diventare un capolavoro intramontabile, devo ammettere invece che il film ha ceduto il passo ai tempi risultando oggi davvero di poco interesse ed a lunghi tratti noioso. Nulla a che vedere con i capolavori di Allen ad esempio che risultano ancora oggi molto attuali. Rimangono comunque celebri la prima parte in vespa e la scena della fuga da Panarea, anche se le ambientazioni sono troppo ricercatamente decadenti e poco piacevoli da rivedere. Film che bene o male resterà comunque nella storia del cinema italiano recente grazie a quello scossone che diede Moretti con i suoi film, forse col senno di poi un po troppo modaioli.
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stefano capasso
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lunedì 1 aprile 2019
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la necessità di uno spazio di solitudine
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In Caro Diario Nanni Moretti mette in scena tre storie della sua vita, e raccontate come tratte dal suo diario. Nella prima storia la vena autobiografica è data dalle riflessioni personali che emergono dalle visite in vespa per la citta di Roma; un episodio molto interessante anche la qualità della fotografia e per il dispositivo narrativo che vede il regista in sella alla sua vespa percorrere le strade di una Roma d’estate e per questo deserta. Nel secondo episodio predomina l’ironia, che emerge nel contatto con un collega scrittore trovato nell’isola di Stromboli dove egli stesso si rifugia per trovare pace e concentrazione. Nel terzo episodio la vena autobiografica è del tutto reale, in quanto si tratta del racconto della sua personale odissea alla ricerca di una cura per il prurito conclusasi con la diagnosi di un linfoma.
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In Caro Diario Nanni Moretti mette in scena tre storie della sua vita, e raccontate come tratte dal suo diario. Nella prima storia la vena autobiografica è data dalle riflessioni personali che emergono dalle visite in vespa per la citta di Roma; un episodio molto interessante anche la qualità della fotografia e per il dispositivo narrativo che vede il regista in sella alla sua vespa percorrere le strade di una Roma d’estate e per questo deserta. Nel secondo episodio predomina l’ironia, che emerge nel contatto con un collega scrittore trovato nell’isola di Stromboli dove egli stesso si rifugia per trovare pace e concentrazione. Nel terzo episodio la vena autobiografica è del tutto reale, in quanto si tratta del racconto della sua personale odissea alla ricerca di una cura per il prurito conclusasi con la diagnosi di un linfoma.
Si tratta di un lavoro itinerante, caratterizzato dal continuo spostamento che Nanni, che interpreta se stesso, descrive per le vie di Roma, per le isole Siciliane e per gli studi medici. Se è molto forte l’impronta personale del regista, bisogna rilevare che in ogni caso tutte le scene, tranne una del terzo episodio, sono ricostruite con particolare cura. Quindi un film che vuole essere documentario ma prodotto come una fiction. In tutti gli episodi emerge il carattere solitario del protagonista, che in alcuni casi sembra proprio cercare quello spazio di silenzio e di lontananza dal mondo che potrebbe aiutarlo ad allontanare quel disagio esistenziale che manifesta continuamente in presenza dei suoi simili
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rob8
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sabato 28 luglio 2018
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stile ironico, originale come sempre
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Dopo la lacerante riflessione sulla crisi della sinistra italiana in Palombella rossa, Moretti si dedica nel nuovo film all’autobiografismo fin dal titolo.
Ma lo fa a modo suo: realizza tre episodi di diverso tagilio ed intenzione, ma che nel parlare (e nello scrivere) di vicende personali, narrano in realtà il presente con il consueto sguardo lucido: su Roma e soprattutto sulla stele abbandonata in memoria di Pasolini ad Ostia; sulle isole Eolie e sull’invasione turistica che le aggredisce; sulla classe medica che non sa diagnosticare una grave malattia.
Il tutto con stile leggero ed ironico, originale come sempre.
[+] un ironia di genere surreale.
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dariolodi
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domenica 24 settembre 2017
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presuntuoso
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Non si capisce tanta ammirazione per Nanni Moretti: ha una voce impossibile, non sa recicitare, si prende troppo sul serio. C'è un abisso fra la storia è il suo svolgimento (in questo caso, le storie). Moretti è un campione di vuoto esibizionismo a favore di una morale terra terra. La proposta si regge su pilastri traballanti, tipo camouflage. La modestia dell'impianto di fondo rivela il desiderio di Moretti di far rivolgere l'attenzione conjtinuamente su di sè. Ne esce una figurina imbarazzante per presunzione, per estrema modestia concettuale. Qui un lavoro banale, con l'aggravante della palese finzione. L'attore è poco sopportabile, il regista lo è di più per incapacità narrativa.
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Non si capisce tanta ammirazione per Nanni Moretti: ha una voce impossibile, non sa recicitare, si prende troppo sul serio. C'è un abisso fra la storia è il suo svolgimento (in questo caso, le storie). Moretti è un campione di vuoto esibizionismo a favore di una morale terra terra. La proposta si regge su pilastri traballanti, tipo camouflage. La modestia dell'impianto di fondo rivela il desiderio di Moretti di far rivolgere l'attenzione conjtinuamente su di sè. Ne esce una figurina imbarazzante per presunzione, per estrema modestia concettuale. Qui un lavoro banale, con l'aggravante della palese finzione. L'attore è poco sopportabile, il regista lo è di più per incapacità narrativa. Vince il melodramma, perde quel che il film voleva essere: uno squarcio ironico (addirittura amaro) sulla realtà. Buona l'idea di un film in più parti, per evitare il sopravvento della noia e della rabbia per un possibile talento sprecato.
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fabio57
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giovedì 28 gennaio 2016
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carino ma non tra i migliori di moretti
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Moretti gira il film più personale della sua carriera,forse potremmo dire il più narcisisista.Certo qui l'unico protagonista è proprio Moretti uomo,raccontato alla guida della sua vespa o alle prese con i suoi problemi di salute,insomma è sempre al centro della scena.Nel complesso la pellicola è scorrevole e frizzantina,però sembra girata con la mano sinistra.
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minnie
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venerdì 3 aprile 2015
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caro diario caro moretti!
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Nanni Moretti a Bari
Bisogna dire come premessa che il sesto Bif&est, svoltosi qui a Bari dal 21 al 28 marzo scorsi (e il prossimo si svolgerà dal 2 al 9 aprile, sempre ideato e diretto dall’attivissimo Felice Laudadio) è stato davvero una festa del cinema, con lezioni magistrali da parte di grandi come Jean Jacques Annaud, Costa-Gavras, Ettore Scola, Andrzej Wajda, Edgar Reitz, Margarethe von Trotta. Lettori di Mymovies, riuscite a immaginare la gioia di una cinefila come la sottoscritta al cospetto di tali giganti del cinema? E poi retrospettive dedicate a Francesco Rosi e a Fritz Lang e la conclusione, sabato, con il più giovane dei sette pilastri ovvero Nanni Moretti. Che ha trasformato la sua lezione magistrale, sabato 28, in un vero e proprio evento teatrale, regalando a chi era accorso a sentirlo in un Petruzzelli gremito, la lettura del diario di lavorazione di “Caro diario”, il suo film più personale, più intimo anche se quello imminente dedicato alla madre rischia di superarlo, che avevamo appena finito di vedere. Un film che rivisto a 22 anni dall’uscita, non ha perso nulla del suo smalto, della sua pungente ironia, della sua dolorosa verità.
Nanni ci ha sfogliato dunque il diario di quell’anno, dalla vigilia del primo ciak, il 21 febbraio 1993, dopo il periodo terribile della sua malattia: “Siccome non sono un miserabile, non ho filmato gli studi dei medici interpellati, ma le ricette sono tutte vere”. Ha raccontato della paura dell’elicottero, durante le riprese alle Eolie per l’episodio “Isole”. Ci ha fatto vedere anche un pezzo che poi è stato tagliato, quando a Vulcano Gerardo (interpretato da Renato Carpentieri) sorprende Mike Bongiorno, mitico protagonista della tv. In origine il film doveva comporsi di 4 capitoli, con Silvio Orlando nella parte di un regista in crisi creativa, “ma non c’entrava nulla quindi l’ho tolto”. E poi l’ha recuperato nel Caimano. Del resto lo stesso film, come ha spiegato Moretti a Jean Gili che lo intervistava sul palco, ha avuto una genesi un po’ casuale, perché inizialmente stava pensando a un altro soggetto poi si è concentrato sul diario, e ha voluto girarlo a casa sua (nel pezzo “I medici”), anche perché la malattia l’aveva segnato ma voleva raccontarla senza sadismo nei confronti del pubblico e senza autocompiacimento, ma con leggerezza, raccontando semplicemente i fatti, così com’erano avvenuti. Il cambio della colonna sonora in corso d’opera, la corsa a Bruxelles per ascoltare le musiche di Wim Mertens che però non gli piacquero: allora si rivolse, tornando a Roma, e incontrandolo al bar Marisa, a Nicola Piovani con cui l’intesa fu subito immediata. Il ricordo di attori e registi (come colui che interpretava il sindaco di Stromboli, Antonio Neiwiller, stroncato dalla leucemia proprio quell’anno a 45 anni o Federico Fellini, morto nel novembre del 1993, e che chiamava Moretti il Savonarola del cinema, il cammeo di Carlo Mazzacurati), l’ansia per la sceneggiatura da affrontare e preparare in poche ore, confessando che la scrittura è sì piacevole ma anche difficile e la corsa per far arrivare il film a Venezia. Non ce la fece però vinse come miglior regista a Cannes l’anno dopo, oltre a mietere numerosi altri premi. A una prima proiezione, la sorella e il fratello uscirono dalla sala piangendo, e in effetti il film risulta ancor oggi molto commovente ed efficace, soffuso della lieve malinconia morettiana. Del resto, ha spiegato ancora Moretti (chiamato simpaticamente “nonno Nanni” da alcune ragazze che vedevano la pellicola per la prima volta), un film non è un cruciverba di cui il regista deve dare la soluzione: ognuno lo interpreta a suo modo, ognuno lo interpreta a seconda delle sensazioni che sta vivendo in quel periodo. “Habemus papam” è una pellicola profetica, per esempio, quando uscì nessuno immaginava che un papa potesse dimettersi e allora Gili ha chiesto al regista di spiegare questo mistero: “E lasciamolo questo mistero”, ha replicato Nanni. Non si può, non si deve spiegare tutto: forse anche per questo Nanni Moretti si è sottratto alle domande del pubblico ma ha dato molto di più, ha svelato i retroscena di un capolavoro e gli applausi sono fioccati intensissimi. Caro Diario, caro Moretti.
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valentina s.
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mercoledì 18 maggio 2011
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nanni e l'insostenibile leggerezza dell'essere
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scusate ma ho letto bene? "isole" sarebbe l'episodio più "disimpegnato e divertente"? be' allora ho una notizia per voi: "isole" non parla di un uomo in crisi d'astinenza da beautiful. non basta tenere le palpebre alzate per "vedere" e "sentire" un film. "Isole" è una metafora dell'esistenza, le varie diverse isole che compongono l'arcipelago delle eolie rappresentano ognuna una possibile scelta, un modo di vivere, una direzione. Nanni le visita tutte, la movimentata Panarea, la deserta Salina, l'affollata Stromboli. Dove si sente più a suo agio Nanni, dove vorrebbe vivere, per quale isola opterebbe? Per nessuna, perchè lui (e forse anche uno spettatore più sensibile del recensore....) si sente a suo agio "solo in mare, tra un'isola che ha appena lasciato ed un'altra che deve ancora raggiungere".
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scusate ma ho letto bene? "isole" sarebbe l'episodio più "disimpegnato e divertente"? be' allora ho una notizia per voi: "isole" non parla di un uomo in crisi d'astinenza da beautiful. non basta tenere le palpebre alzate per "vedere" e "sentire" un film. "Isole" è una metafora dell'esistenza, le varie diverse isole che compongono l'arcipelago delle eolie rappresentano ognuna una possibile scelta, un modo di vivere, una direzione. Nanni le visita tutte, la movimentata Panarea, la deserta Salina, l'affollata Stromboli. Dove si sente più a suo agio Nanni, dove vorrebbe vivere, per quale isola opterebbe? Per nessuna, perchè lui (e forse anche uno spettatore più sensibile del recensore....) si sente a suo agio "solo in mare, tra un'isola che ha appena lasciato ed un'altra che deve ancora raggiungere". La tensione verso un obiettivo, un sogno, rende forse più felici che il raggiungimento dello stesso. Se questo vuol dire essere disimpegnati....il genio di moretti sta nel presentare un tema così angoscioso (l'insoddisfazione dell'uomo borghese) con una leggerezza e un'ironia che ormai a quanto pare sono alla portata di pochi. Non bisogna per forza essere Bergman per parlare di grandi temi, lo si può fare anche girando su una vespa per le vie deserte della Roma d'agosto.
Scusate ma leggere certe parole sul "dizionario del cinema" lascia davvero interdetti...
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giu/da(g)
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lunedì 21 febbraio 2011
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film d'autore?
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Tre capitoli di un ipotetico diario di Moretti: una deriva situazionista in vespa per Roma, un viaggio per le isole Eolie per trovare la concentrazione in compagnia di Gerardo, studioso dell'Ulisse che si scopre teledipendente, un'odissea fra professoroni di medicina incapaci di diagnosticare l'origine di un misterioso prurito del Moretti medesimo. Rimbaud diceva "tanti egoisti si proclamano autori" e questo film ne è forse l'espressione concreta. Non si può non dire che sia un film scorrevole, leggero, intimo, ironico dove tutti potremmo in parte identificarci, con solari riprese delle varie isole e dei quartieri di Roma (notevole l'idroscalo con il malconcio monumento a Pasolini), ma va sottolineata la perenne sensazione che manchi qualcosa, che questo non sia un film, ma piuttosto una sua tesi, brillantemente esposta, ma priva di quel calore che possa renderla un'opera d'arte effettiva.
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Tre capitoli di un ipotetico diario di Moretti: una deriva situazionista in vespa per Roma, un viaggio per le isole Eolie per trovare la concentrazione in compagnia di Gerardo, studioso dell'Ulisse che si scopre teledipendente, un'odissea fra professoroni di medicina incapaci di diagnosticare l'origine di un misterioso prurito del Moretti medesimo. Rimbaud diceva "tanti egoisti si proclamano autori" e questo film ne è forse l'espressione concreta. Non si può non dire che sia un film scorrevole, leggero, intimo, ironico dove tutti potremmo in parte identificarci, con solari riprese delle varie isole e dei quartieri di Roma (notevole l'idroscalo con il malconcio monumento a Pasolini), ma va sottolineata la perenne sensazione che manchi qualcosa, che questo non sia un film, ma piuttosto una sua tesi, brillantemente esposta, ma priva di quel calore che possa renderla un'opera d'arte effettiva. L'esiguità della trama poi è direttamente proporzionale alla difficoltà di riuscita, e qui Moretti evidenzia la propria debolezza perché dietro di sé non ha la forza per controllare il tutto, così nel passaggio dal suo punto di vista particolare all'universale finisce per guardarsi l'ombelico ed in definitiva osservare se stesso. Si dirà "ma molti grandi del passato hanno parlato spesso di sé per parlare di tutti", ma qui è il punto, Moretti, pur nell'intelligenza che gli va riconosciuta, non è un Bergman, e non possiede quegli strumenti che potrebbero elevarlo dalla propria mancanza di talento, quindi i suoi film per quanto ricercati, come Caro Diario, rimangono in un limbo, assieme a molte altre opere discrete ma non memorabili.
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[+] qualche considerazione
(di francesco2)
[ - ] qualche considerazione
[+] l'egoismo di rimbaud
(di kronos)
[ - ] l'egoismo di rimbaud
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