angelo umana
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giovedì 10 ottobre 2013
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le jeu de l'amour et du hasard
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La ragazzina di 15 anni, Lydia, che viene dapprima mostrata prepotente e opportunista, risulta poi essere retta e lineare. Protagonista è un gruppo di adolescenti, con genitori di razze e provenienze diverse, ma tutti appartenenti ad una periferia di casermoni. E’ retto anche Abdelkrim, chiamato dai compagni Krimò, che maldestramente vuole conquistare Lydia o uscire con lei, un ragazzo schivo e impacciato (sarebbe bello pensare che l’esquive significasse lo schivo ma così non è, il titolo è di una schivata che non si comprende bene in che consista). Il papà di Krimò è in prigione e da lì gli manda disegni di barche a vela e di mare, sintomi di libertà ma anche di un animo nobile.
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La ragazzina di 15 anni, Lydia, che viene dapprima mostrata prepotente e opportunista, risulta poi essere retta e lineare. Protagonista è un gruppo di adolescenti, con genitori di razze e provenienze diverse, ma tutti appartenenti ad una periferia di casermoni. E’ retto anche Abdelkrim, chiamato dai compagni Krimò, che maldestramente vuole conquistare Lydia o uscire con lei, un ragazzo schivo e impacciato (sarebbe bello pensare che l’esquive significasse lo schivo ma così non è, il titolo è di una schivata che non si comprende bene in che consista). Il papà di Krimò è in prigione e da lì gli manda disegni di barche a vela e di mare, sintomi di libertà ma anche di un animo nobile.
E’ nobile anche l’intenzione della professoressa della classe a cui appartiene la maggior parte del gruppo - un’affascinante Carole Franck - che prepara gli alunni volontari ad una recita, tratta da “Le jeu de l’amour et du hasard” di Marivaux, l’esuberante Lydia ne è la protagonista. Bello pensare alla letteratura come strumento redimente di ragazzi di strada (o anche di criminali, vedasi Scialla!).
Fin qui la trama scarna del film. Il grande merito del regista (r. anche dei notevoli Cous-Cous e Venere Nera) consiste però nel rappresentare fedelmente l’atmosfera interna al gruppo di ragazzi, il loro linguaggio diretto e immediato, poco importa se costellato da parolacce o rudezze, i loro visi ripresi quasi sempre in primo piano così da esprimere emozioni ancor più delle parole. Kechiche ci fa entrare direttamente nel gruppo, nelle loro alleanze possessive e totalizzanti che non prevedono privacy e da cui gli adulti sono esclusi: deve aver studiato bene le dinamiche interne alle cerchie di adolescenti a beneficio di coloro per i quali “or non è più quel tempo e quell’età”.
Riusciranno questi ragazzi apparentemente delle “periferie” a scavalcare i ruoli di appartenenza e non essere condizionati dall’origine sociale, a differenza di come sembra suggerire la commedia di Marivaux (due ricchi si sposano tra loro e due servi pure)? C’è davvero da augurarselo, ne hanno le qualità.
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jean remi
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martedì 10 settembre 2013
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il vero linguaggio adolescenziale
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Sicuramente la cosa più originale ma nel contempo più difficile da comprendere e da gistificare, per chi non è oramai più adolescente, è il linguaggio che i ragazzi utilizzano tra loro; ma vi assicuro che frequentando, non una "banlieu" francese ma un qualsiasi quartiere popolare di periferia di una qualsiasi città della provincia italiana è quel linguaggio che si ritrova, espresso in maniera esemplare ed estremamente realistica nel film di Kechiche, splendido esempio di integrazione razziale.
Linguaggio che cambia radicalmente quando ci si rivolge ad un adulto "buongiorno signora, come sta suo marito........gli porti i saluti da parte mia.
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Sicuramente la cosa più originale ma nel contempo più difficile da comprendere e da gistificare, per chi non è oramai più adolescente, è il linguaggio che i ragazzi utilizzano tra loro; ma vi assicuro che frequentando, non una "banlieu" francese ma un qualsiasi quartiere popolare di periferia di una qualsiasi città della provincia italiana è quel linguaggio che si ritrova, espresso in maniera esemplare ed estremamente realistica nel film di Kechiche, splendido esempio di integrazione razziale.
Linguaggio che cambia radicalmente quando ci si rivolge ad un adulto "buongiorno signora, come sta suo marito........gli porti i saluti da parte mia......può chiamare suo figlio per favore.....". Uno spaccato di vita adolescenziale privo dei stereotipi utilizzati per film del genere tipo "la colpa è sempre della società" "la colpa è della mancata integrazione" " per forza sono così, sono figli di delinquenti" ecc...
Unica perplessità sta forse nel doppiaggio in romanesco, ma come si fa a sottotitolare un film che utilizza un linguaggio così particolare?
Film da non perdere anche per l'intreccio teatrale con il settecentesco Gioco del caso e dell'amore di Miravaux. Grande interpretazione dell'insieme dei ragazzi che più "veri" non potrebbero essere; il regista non ha bisogno di elogi basti ricordarlo come autore di "Tutta colpa di Voltaire" di "Cous-Cous" e dello strano "Venere nera".
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eleuteria0
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domenica 25 gennaio 2009
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adolescenti universalmente simili
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Splendido esempio di integrazione multirazziale, dove immaginare il futuro prossimo venturo con un unico denominatore comune quale l'amore, che annichilisce per la sua potenza e spaventa per la sua forza.
Sublime la conoscenza del regista delle realtà adolescenziali, del gergo carico di violenza e paura, un film che fa molto riflettere,mostrando ragazze ancora troppo soggiogate dai ragazzi. Dovrebbero vederlo molti genitori. Mostra una solidarietà umana desueta per la nostra cultura, mentre il linguaggio utilizzato, diventerà probabilmente il liguaggio che utilizzeremo senza scandalizzarci più di tanto. Superba nel suo ruolo l'insegnante, un modello forse inarrivabile per molti insegnanti nostrani.
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savio
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sabato 13 dicembre 2008
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che delusione il finale
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Il film la shivata è stato un film bellissimo,anche se il finale ha deluso me e moltissime altre persone...non doveva finire in quel modo...e poi si potrebbe sapere perchè alla fine Lydia è andata a casa di krimò??? che gli voleva dire???nn gli aveva ankora dato una risposta!!!!cercate di rispondere a queste domande e la risposta mettetela nelle recensioni.......ulima cosa Lydia era stupenda......
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(di angelo umana)
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errix9000
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martedì 9 dicembre 2008
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da vedere
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bellissimo. da vedere. ah! ce ne fossero di film così. decisamente una spanna sopra al recente "La classe".
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pescus
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giovedì 2 ottobre 2008
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a me è piaciuto
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In fondo Lydia è stata talmente onesta...
Non si è lasciata andare finchè non ha visto Magalie tranquilla anche se era interesata a Krimo fin dall'inizio.
L'amico un pò troppo "deciso" era un pò innamorato di Krimo?
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buc
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domenica 27 luglio 2008
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film da poco
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Storia d'amore nei quartieri malfamati (di Parigi?) con la realizzazione di una commedia teatrale di sottofondo.
Il film non riesce a trattare appieno nessuna di queste tematiche ed ha una fine senza alcun senso.
Film da poco che non dirà nulla di nuovo ma comunque godibile.
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pincardini lido
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lunedì 9 giugno 2008
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primo "tempo"
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Sono "storie" di un gruppo di giovani della
periferia parigina.
Kechiche, come un capace gallerista di arte figurativa,
mostra i giovani uno per uno, diversi ma tutti
tormentati da angoscia e violenza, per l'infinita
solitudine che annulla la gioia di vivere della
giovinezza.
Solamente Lydia (Sara Forestier) sembra salvarsi, ma
poi Kechiche si pente e, incomprensibilmente, alla
fine, un colpo di scena come dissonanza rispetto
a tutta la narrazione, la trascina nello stesso
mondo del suo gruppo.
Lydia comunque, rimane la speranza che soltanto il
sapere e la conoscenza ci possono salvare.
Ottimo film
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motasex
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mercoledì 16 gennaio 2008
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ribadendo..
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come continuare... non sono un critico, ma uno spettatore nemmeno particolarmente colto. però, rivedendo "la schivata" al cinema, e accingendomi a vedere "cous cous" nei prossimi giorni, non posso che esultare per la presenza di un regista del genere nel panorama cinematografico europeo. che leggerezza, che armonia, che interpreti. quanta simpatia per i propri personaggi, dei quali viene mostrato il buono e il cattivo senza troppi giudizi che non siano una tenera ed empatica simpatia. e poi, un film ambientato nella banlieue parigina, parlato in verlan (il vernacolo parolaccesco di zone come la Zone o Seine-saint denis reso insulso dal nostro doppiaggio), con protagonisti per lo più arabi che riesce a raccontare una bella storia d'amore senza i soliti riferimenti alla droga (vabbé, una funzionale cannetta in macchina), senza piagnistei sull'integrazione mancata, senza insomma tutti gli stereotipi dei film di genere.
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come continuare... non sono un critico, ma uno spettatore nemmeno particolarmente colto. però, rivedendo "la schivata" al cinema, e accingendomi a vedere "cous cous" nei prossimi giorni, non posso che esultare per la presenza di un regista del genere nel panorama cinematografico europeo. che leggerezza, che armonia, che interpreti. quanta simpatia per i propri personaggi, dei quali viene mostrato il buono e il cattivo senza troppi giudizi che non siano una tenera ed empatica simpatia. e poi, un film ambientato nella banlieue parigina, parlato in verlan (il vernacolo parolaccesco di zone come la Zone o Seine-saint denis reso insulso dal nostro doppiaggio), con protagonisti per lo più arabi che riesce a raccontare una bella storia d'amore senza i soliti riferimenti alla droga (vabbé, una funzionale cannetta in macchina), senza piagnistei sull'integrazione mancata, senza insomma tutti gli stereotipi dei film di genere. ma in italia, esiste cinema così? esistono sì, pellicole come saimir, o i film di marra, c'è il bellissimo lettere dal sahara, l'orchestra di piazza vittorio.. c'è anche un lungometraggio con protagonista bengalese di cui mi hanno parlato e che non ho ancora trovato. e, di qualche anno fa, l'assedio di bertolucci. mi chiedo però chi se li va a vedere questi film se non gli abitanti di grosse città o i frequentatori di cineclub. basta dare un'occhiata al forum su cous cous per capire che in generale da noi c'è ancora un certo rifiuto per questo cinema. e non sono film fatti per i critici: non c'è intellettualismo ne "la schivata", è fatto apposta per qualsiasi tipo di spettatore. perché non promuoverli di più, allora, invece di proiettarli solo in spazi come concorsi o sale d'essai, per i soliti quattro topi di cineteca che poi se li raccontano tra di loro? sono convinto che questo film, se italia1 lo programmasse addirittura di pomeriggio, troverebbe il suo pubblico. se venissimo abituati a sensazioni e storie del genere, poi ci accorgeremmo in un batter d'occhio dell'inconsistenza di pieraccioni e de sica e moccia e brizzi e muccino, di quanto si divertano a prenderci in giro e a trattarci come una mandria addomesticata a tette e pernacchie. è il solito discorso che muore lì e che non attecchirà mai, è che basterebbe così poco..
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motasex
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giovedì 10 gennaio 2008
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meraviglioso!
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bolognesi e limitrofi, il 15 gennaio proiettano la schivata al lumière! chi non l'ha visto vada a vederlo anche se è doppiato, perché è meraviglioso! avercene di film così in italia, altro che nicolas vaporidis! meraviglioso, meraviglioso, meraviglioso! scusate l'idiozia di questa recensione, il 15 lo rivedrò in prima fila e poi ne farò una migliore. e spero che siate in tanti al lumière, dove stanno proiettando anche il nuovo di kechiche, cous cous. evviva! e scusate il voto forse un filino gonfiato, ma dovevo segnalarlo in qualche modo sennò nessuno se lo vede
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