theophilus
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lunedì 6 gennaio 2014
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film vibrante
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HIJOS – FIGLI
Due anni dopo Garage Olimpo e sua ideale prosecuzione, Hijos è forse film fatto per non far dimenticare. Trascorso ormai un quarto di secolo dalla tragedia dei 30.000 desaparecidos, tanta acqua passata sotto i ponti e i numerosi e funesti avvenimenti succedutisi nella storia dell’umanità potrebbero aver provocato non tanto una rimozione – ché quella, se ci fu, fu contemporanea ai fatti di allora – bensì un accantonamento in un angolo remoto della memoria di fatti luttuosi che si rischia altresì di catalogare in una sorta di macabra sequenza a cui il nostro mondo sembra volerci abituare.
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HIJOS – FIGLI
Due anni dopo Garage Olimpo e sua ideale prosecuzione, Hijos è forse film fatto per non far dimenticare. Trascorso ormai un quarto di secolo dalla tragedia dei 30.000 desaparecidos, tanta acqua passata sotto i ponti e i numerosi e funesti avvenimenti succedutisi nella storia dell’umanità potrebbero aver provocato non tanto una rimozione – ché quella, se ci fu, fu contemporanea ai fatti di allora – bensì un accantonamento in un angolo remoto della memoria di fatti luttuosi che si rischia altresì di catalogare in una sorta di macabra sequenza a cui il nostro mondo sembra volerci abituare. Marco Bechis ha saputo molto intelligentemente evitare il rischio di sottoporre il pubblico al ricatto morale del film di pura denuncia, aggirando allo stesso tempo l’ostacolo della propaganda che avrebbe di certo dato frutti ben più sterili di questa davvero vibrante pellicola.
Presentato l’anno scorso a Venezia nella corsia cinema del presente, Hijos convince e indigna tanto più quanto maggiormente riesce ad astrarsi dagli avvenimenti storici per farsi storia esso stesso, fiction carica di umanità e tensione, simbolo di una memoria che non vuole morire nella dolorosa ricerca della verità.
Che cosa succede se vieni a scoprire che i tuoi genitori non sono i tuoi genitori e che hanno ucciso tua madre e tuo padre per averti, di modo che tutt’un tratto un sentimento viene cancellato, anzi ti chiedi se sia mai veramente esistito? E’ quanto accade a Javier, che vive fuori del mondo in una villa Svizzera e che viene trovato via e-mail da Rosa, ragazza argentina, che non esita a raggiungerlo a Milano per coronare la ricerca del fratello gemello, da cui venne separata vent'anni prima, e a cui a poco a poco svela l’angosciante storia da lei stessa appresa dall’ostetrica che la fece nascere. Dalla rimozione iniziale, attraverso il dramma personale, Javier perviene alla consapevolezza politica della tragedia dei desaparecidos. Marco Bechis sa guidarci con mano sicura, dolente, irosa, ma anche tenerissima, attraverso questo processo di agnizione, quasi un’iniziazione, un ingresso nella vita. Bellissime, fra le altre, le scene in cui Rosa e Javier, in una camera d’albergo di Barcellona, vanno alla ricerca di identità esplorandosi a vicenda, palmo a palmo, i loro volti o quella in cui Javier resiste alla tentazione di togliersi dal gioco mentre precipita col paracadute chiuso e si ritrova, subito dopo, accanto a Rosa, in una palingenesi che li vede entrambi alla ricerca di una verità ancora più lontana, dal momento che hanno scoperto di non essere fratelli.
Enzo Vignoli,
21 febbraio 2002.
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trilli
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lunedì 17 marzo 2008
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che fine hanno fatto?
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Perchè questi due giovani attori sono praticamente scomparsi dalle sale? eppure creavano una bella tensione narrativa..............
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madita
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lunedì 4 febbraio 2002
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scomodo
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Uno dei tanti problemi che si preferiscono ignorare, perchè ci mostra un aspetto del mondo in cui viviamo.
La violenza e l'egoismo non conoscono confini e la facciata conta più della sostanza.
La realizzazione avrebbe potuto essere più ritmata, ma rende bene le atmosfere.
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fino
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martedì 4 settembre 2001
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emozionante
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