r.a.f.
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domenica 3 novembre 2019
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ognuno è infelice a modo suo
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Film caustico, coraggioso e straordinario, che dipinge in maniera cinica e spietata la media borghesia americana, così impegnata nella ricerca affannosa della felicità da essere sempre più infelice e sola.
La storia ruota intorno a tre sorelle, tutte immancabilmente frustrate (anche se due di loro si ritengono realizzate), e al mondo apparentemente normale in cui si muovono, popolato da personaggi inquietanti e deviati, che combattono quotidianamente con una solitudine desolante e irrimediabile, in cui le pubbliche virtù sono bilanciate da innominabili vizi privati.
Joy, la sorella in apparenza più sfortunata, considerata una fallita anche dalle altre due, passa da una relazione all’altra, riuscendo tra l’altro a farsi sedurre e poi rapinare da un balordo; Trish, moglie e madre a prima vista realizzata, in realtà è sposata, senza saperlo, ad un pedofilo; Helen (una splendida quanto insopportabile Lara Flynn Boyle) è una scrittrice di successo, bellissima e corteggiatissima, tacitamente invidiata dalle sorelle, ma di fatto profondamente sola.
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Film caustico, coraggioso e straordinario, che dipinge in maniera cinica e spietata la media borghesia americana, così impegnata nella ricerca affannosa della felicità da essere sempre più infelice e sola.
La storia ruota intorno a tre sorelle, tutte immancabilmente frustrate (anche se due di loro si ritengono realizzate), e al mondo apparentemente normale in cui si muovono, popolato da personaggi inquietanti e deviati, che combattono quotidianamente con una solitudine desolante e irrimediabile, in cui le pubbliche virtù sono bilanciate da innominabili vizi privati.
Joy, la sorella in apparenza più sfortunata, considerata una fallita anche dalle altre due, passa da una relazione all’altra, riuscendo tra l’altro a farsi sedurre e poi rapinare da un balordo; Trish, moglie e madre a prima vista realizzata, in realtà è sposata, senza saperlo, ad un pedofilo; Helen (una splendida quanto insopportabile Lara Flynn Boyle) è una scrittrice di successo, bellissima e corteggiatissima, tacitamente invidiata dalle sorelle, ma di fatto profondamente sola.
Attorno a loro gravita una serie di personaggi a dir poco singolari: Allen, un emarginato inibito e complessato, incapace di relazionarsi con l’altro sesso se non per telefono in forma anonima, Kristina, una vicina di casa che ha subito uno stupro e lo racconta al ristorante, tra una portata e l’altra, aggiungendo con disarmante sincerità di aver ucciso e fatto a pezzi lo stupratore, e Bill, il marito pedofilo di Trish, che approfitta di una serata in famiglia per molestare un amichetto del figlio, ospite per la notte. Completano il quadro di desolante sconforto i genitori delle tre sorelle, che stanno per divorziare, ormai disillusi e incapaci di provare emozioni.
A dispetto del titolo quindi, il film parla di insoddisfazione e infelicità, ma lo fa con tono leggero, diluendo le situazioni più drammatiche con un umorismo nero che se non fa mai ridere (perché ci si sentirebbe in colpa), impedisce di piombare nella disperazione. In qualche modo ricorda l’Altman di America oggi.
Emblematica la scena in cui Bill si prepara ad abusare del piccolo ospite, agitandosi in modo così impacciato e goffo da risultare ridicolo, in netto contrasto con l’azione abietta che sta per compiere, e che il regista, per fortuna, ci risparmia.
Non è quindi un dramma, ma sicuramente neppure una commedia.
Film duro e difficile, disturbante per il modo brutale con cui affronta certe tematiche, è volutamente provocatorio, quasi che il regista (e sceneggiatore) voglia mettere lo spettatore di fronte ad una realtà che fatica ad accettare. Va apprezzato per il coraggio dei dialoghi e per la rappresentazione cruda di certe situazioni, anche se questo è proprio l’aspetto che gli ha attirato più critiche, ma soprattutto per l’interpretazione davvero superba degli attori, su tutti Seymour Hoffman in stato di grazia e un coraggioso e bravissimo Dylan Baker: credo che pochi avrebbero saputo affrontare con la stessa sensibilità il dialogo finale, nel quale spiega al figlio la propria perversione, rispondendo alle sue domande incalzanti. E probabilmente pochi altri sceneggiatori avrebbero avuto l’ardire di scrivere un dialogo così sconvolgente.
Da vedere dopo aver messo a letto i bambini.
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no_data
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lunedì 24 ottobre 2016
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capolavoro sottovalutato
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Happiness secondo me è uno dei film più sottovalutati della storia del cinema, è un film tipo PVC-1, viene osannato dalla critica e poi viene buttato nel dimenticatoio, destinato a rimanere nell'underground e, al limite, essere rivalutato grazie a YouTube (un po' come "... E ora parliamo di Kevin"); come disse Andrea di ShivaProduzioni, "prendete American beauty e toglietegli la patina hollywoodiana" e, infatti somiglia molto al film di Mendes, casualmente sono usciti quasi contemporaneamente. Il film è diviso in episodi collegati, gli attori sono bravissimi e la storia è appassionante: nonostante la sua durata (2 ore e 15) non annoia un secondo! Il film ha anche uno humor nero a tratti adorabile e divertentissimo! Il fatto è che l'atmosfera sia serissima, proprio per questo quando ci sono questi sprazzi di commedia nera non riusciamo a trattenere le risate: questo film è lo Humor nero per eccellenza, in ogni scena non sai se ridere o no, e quando ridi ti senti un po' una me**a per aver riso! L'episodio più forte è sicuramente quello del padre di famiglia pedofilo, la scena della confessione al figlio.
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Happiness secondo me è uno dei film più sottovalutati della storia del cinema, è un film tipo PVC-1, viene osannato dalla critica e poi viene buttato nel dimenticatoio, destinato a rimanere nell'underground e, al limite, essere rivalutato grazie a YouTube (un po' come "... E ora parliamo di Kevin"); come disse Andrea di ShivaProduzioni, "prendete American beauty e toglietegli la patina hollywoodiana" e, infatti somiglia molto al film di Mendes, casualmente sono usciti quasi contemporaneamente. Il film è diviso in episodi collegati, gli attori sono bravissimi e la storia è appassionante: nonostante la sua durata (2 ore e 15) non annoia un secondo! Il film ha anche uno humor nero a tratti adorabile e divertentissimo! Il fatto è che l'atmosfera sia serissima, proprio per questo quando ci sono questi sprazzi di commedia nera non riusciamo a trattenere le risate: questo film è lo Humor nero per eccellenza, in ogni scena non sai se ridere o no, e quando ridi ti senti un po' una me**a per aver riso! L'episodio più forte è sicuramente quello del padre di famiglia pedofilo, la scena della confessione al figlio... Dico solo che è bellissima e sconvolgente allo stesso tempo! Una di quelle scene che avrebbe dovuto restare nella storia del cinema per sempre ma... Si sa, film del genere sono destinati ad essere dimenticati, siamo troppo impegnati a far uscire Transformers 542 e Mission Impossible 1678, giusto?!
Il film è un piccolo capolavoro, il classico film "non per tutti" ma che tutti dovrebbero vedere! È bellissimo sotto ogni punto di vista! Visto che prima ho citato American Beauty... No, non lo considero migliore del film di Mendes, sono simili ma completamente diversi allo stesso tempo, sono bellissimi in modo diverso... Paradossalmente Beauty è più filosofico e divertente, anche il cast e le citazioni fanno molto;
Davvero, Happiness è un film da vedere assolutamente: divertente, shoccante... Molto realistico e "cattivo" in un certo senso: descrivere questo film è difficile, bisogna guardarlo e basta, il classico film che, se ti fai prendere, te lo porterai nel cuore per tutta la vita! Ripeto, la scena della confessione è fantastica, il bambino è stato bravissimo; doppiaggio stupendo, ottima colonna sonora... Non una regia e fotografia strabilianti ma in fondo è meglio così, è un film di concetto, non di apparenza o di estetica.
Voto: 8
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stefano capasso
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mercoledì 25 marzo 2015
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il disagio di vivere
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Le tre sorelle Jordan, la loro famiglia e le persone che ruotano attorno. Sono tutti alla ricerca di qualcosa di bello nella vita, alternando delusioni e speranze. Joy vorrebbe fare la musicista, colleziona insuccessi sentimentali e lavora ad un call center. Helen è una scrittrice di buon successo, ma che non è felice di raccontare storie che non le appartengono. Trish ha una famiglia con 3 figli, si sente realizzata e non sa che i marito, uno psicoterapeuta, è un pedofilo. Interessante commedia drammatica dai toni grotteschi di Todd Solonz che ha il pregio di mantenere un buon ritmo narrativo e di poggiarsi su una sceneggiatura articolata e ben riuscita. Tutti sono alla ricerca di qualcosa che possa soddisfarli almeno a livello fisico e in particolar modo il sesso che sembra prendere il posto di tutto quello che manca.
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Le tre sorelle Jordan, la loro famiglia e le persone che ruotano attorno. Sono tutti alla ricerca di qualcosa di bello nella vita, alternando delusioni e speranze. Joy vorrebbe fare la musicista, colleziona insuccessi sentimentali e lavora ad un call center. Helen è una scrittrice di buon successo, ma che non è felice di raccontare storie che non le appartengono. Trish ha una famiglia con 3 figli, si sente realizzata e non sa che i marito, uno psicoterapeuta, è un pedofilo. Interessante commedia drammatica dai toni grotteschi di Todd Solonz che ha il pregio di mantenere un buon ritmo narrativo e di poggiarsi su una sceneggiatura articolata e ben riuscita. Tutti sono alla ricerca di qualcosa che possa soddisfarli almeno a livello fisico e in particolar modo il sesso che sembra prendere il posto di tutto quello che manca. Happiness sorprende e a volte disturba con scene piuttosto crude mostrando sempre personaggi estremi, molto sicuri di se o eccessivamente fragili.
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il befe
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martedì 10 marzo 2015
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capolavoro
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dandy
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domenica 4 maggio 2014
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happiness,happiness...were are you?
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Al suo secondo film,Solondz(anche sceneggiatore)organizza un abile mosaico sullo stile di Robert Altman,e mostra gli orrori quotidiani di un gruppo di squallidi medio-borghesucci che tentano in tutti modi di dissimulare il proprio vuoto interiore o i propri scheletri nell'armadio nella finzione del quieto vivere.Un gruppo di "mostri" di tutti i giorni descritti con un humor nero e gelido,ma mai con disprezzo.Piuttosto con partecipazione e commozione nel cavarne fuori il patetismo e la consapevolezza di essere perdenti già in partenza.E ci spinge ad identificarci con loro,facendo i conti con quelli che sono anche i nostri piccoli orrori della normalità.Notevole la crudezza con cui è mostrata la confessione di Bill al figlioletto,riguardo gli abusi sui suoi compagni di scuola.
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Al suo secondo film,Solondz(anche sceneggiatore)organizza un abile mosaico sullo stile di Robert Altman,e mostra gli orrori quotidiani di un gruppo di squallidi medio-borghesucci che tentano in tutti modi di dissimulare il proprio vuoto interiore o i propri scheletri nell'armadio nella finzione del quieto vivere.Un gruppo di "mostri" di tutti i giorni descritti con un humor nero e gelido,ma mai con disprezzo.Piuttosto con partecipazione e commozione nel cavarne fuori il patetismo e la consapevolezza di essere perdenti già in partenza.E ci spinge ad identificarci con loro,facendo i conti con quelli che sono anche i nostri piccoli orrori della normalità.Notevole la crudezza con cui è mostrata la confessione di Bill al figlioletto,riguardo gli abusi sui suoi compagni di scuola.Bella prova di tutto il cast.Prevedibile sequela di noie per gli argomenti trattati e le scene di eiaculazione:da noi per parecchio tempo ha circoalto una versione di appena '98,mentre su Sky ne era passata una di 116'.Ma adesso è reperibile finalmente la versione integrale.Solondz riprenderà queste vicende 10 anni dopo, in maniera un pò discutibile nel successivo"Perdona e dimentica".
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vooodoo
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lunedì 25 marzo 2013
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parenti serpenti
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Il soggetto racconta e mette a nudo le contraddizioni e il bigottismo della società contemporanea, dipingendo il ritratto di una famiglia della medio-alta borghesia del New Jersey e di altri personaggi che casualmente vi vengono a contatto. Attraverso i molti caratteri vengono analizzate le diverse crisi generazionali, dal bambino undicenne che muore dalla voglia di crescere al sessantacinquenne che, sano suo malgrado, non trova più stimoli in nessun aspetto della vita. Affianco a questo si pone il problema della perversione, piaga nascosta e scomoda, e dell’anti-manicheismo dell’essere umano: l’uomo non è fatto per essere vittima o carnefice, è necessariamente entrambe le cose a seconda dei ruoli e delle situazioni che gli si presentano; come il mostro non è mai mostro fino in fondo, l’essere padre di famiglia non è sufficiente come garanzia di affidabilità.
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Il soggetto racconta e mette a nudo le contraddizioni e il bigottismo della società contemporanea, dipingendo il ritratto di una famiglia della medio-alta borghesia del New Jersey e di altri personaggi che casualmente vi vengono a contatto. Attraverso i molti caratteri vengono analizzate le diverse crisi generazionali, dal bambino undicenne che muore dalla voglia di crescere al sessantacinquenne che, sano suo malgrado, non trova più stimoli in nessun aspetto della vita. Affianco a questo si pone il problema della perversione, piaga nascosta e scomoda, e dell’anti-manicheismo dell’essere umano: l’uomo non è fatto per essere vittima o carnefice, è necessariamente entrambe le cose a seconda dei ruoli e delle situazioni che gli si presentano; come il mostro non è mai mostro fino in fondo, l’essere padre di famiglia non è sufficiente come garanzia di affidabilità. E, in ultimo, come sfogo di ogni pulsione, ossessione o nevrosi, il sesso, catalizzatore del malessere della società. Autore scomodo e mal distribuito nel nostro paese, l'americano Todd Solondz si distingue per il suo sguardo cinico e spietato sulle contraddizioni ed il bigottismo della piccola borghesia americana fin dalla sua opera prima Fuga dalla scuola media, premiata al Sundance Film Festival.
Happiness racchiude tutti i suoi temi principali, sviluppati con equilibrio e approfonditi con una maturità maggiore.
Film forte, che mette a dura prova lo spettatore, in cui l’autore tratteggia con grande perspicacia i meandri nascosti della psiche dei protagonisti. Sotto questa forma di film ‘leggero’ si nascondono temi sporchi e dolorosi, che squarciano la sensibilità dello spettatore e lo costringono a fare i conti con ciò che sta sotto la superficie. Film impegnato, socialmente e umanamente, che dipinge caratteri e situazioni con grande intelligenza, sottolineando che negli uomini l’assoluto non esiste, che niente è bianco o nero, ma è tutto composto da varie sfumature di grigio.
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paride86
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giovedì 1 novembre 2012
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caustico
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Commeda nerissima che si propone di scorticare la società americana e i suoi stereotipi.
Brillante nella regia e nello svolgimento, come pure per gli attori; un po' meno per il pessimismo a senso unico che non riguarda unicamente i personaggi, ma tutto il genere umano.
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sinkro
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mercoledì 29 dicembre 2010
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politicamente non corretto
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Bello che ogni tanto qualcuno guardi la società e la riesca ad osservare senza le fette di salame sugli occhi.
Film sgradevole da vedere, e, per la sua "cattiveria", piace.
Poche volte ho visto operazioni simili. Mi vengono in mente "Festen" (Vintemberg) e "Il ladro, suo moglie, l'amente, il cuoco" (Greenaway) anche se quì c'è una vena ironica di sottofondo che rende tutto il film più sopra le righe. Insomma a vedere cosa fanno "gli altri" ci sentiamo un poco più normali noi. Intelligente anche nei silenzi e nel ribaltamento di quelle favolette che si avverano solo nei film.
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Bello che ogni tanto qualcuno guardi la società e la riesca ad osservare senza le fette di salame sugli occhi.
Film sgradevole da vedere, e, per la sua "cattiveria", piace.
Poche volte ho visto operazioni simili. Mi vengono in mente "Festen" (Vintemberg) e "Il ladro, suo moglie, l'amente, il cuoco" (Greenaway) anche se quì c'è una vena ironica di sottofondo che rende tutto il film più sopra le righe. Insomma a vedere cosa fanno "gli altri" ci sentiamo un poco più normali noi. Intelligente anche nei silenzi e nel ribaltamento di quelle favolette che si avverano solo nei film. Negli Altri film.
Meno male che esistono dei tipi come Solondz e Bunuel capaci di guardare un poco più in là.
Un fantastico film Onestissimo, ironico e Pollitically Uncorrect
Ah, American Beauty a confronto è acquetta fresca.
PS: Bellissima la canzone finale "Happiness" dei REM
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astromelia
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martedì 20 aprile 2010
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spassosissimo
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la realtà è anche questa,perchè no? divertente a tratti ironico,mette in risalto le "difficoltà" della gente,mi ha strappato pure due risate,comunque ottimo film,bravi attori,seymour-hoffman sempre sopra le righe.
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cambiof
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sabato 2 gennaio 2010
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capolavoro
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Bellissimo film stile american beauty...migliore secondo me...
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