ettore
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mercoledì 7 aprile 2021
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oggi voi siete la legge
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Grandissimo film da vedere e rivedere per sentirsi migliori e forse anche per diventarlo. Paul Newman è un avvocato in disarmo, sgangherato e beone che si trascina tra il flipper, le bevute e le chiacchiere al bar; forse va anche a vedere i lavori pubblici in strada. Un suo amico ed ex collaboratore gli propone un caso di malasanità in cui una ragazza incinta si è ritrovata senza bimbo e ridotta come un vegetale a causa di un probabile errore della clinica, gestita dalla Curia, dove si era recata per essere assistita. Dopo tentennamenti accetta il caso e dopo avere visto lo straziante spettacolo della donna a letto incosciente comincia per lui il percorso di riabilitazione e redenzione.
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Grandissimo film da vedere e rivedere per sentirsi migliori e forse anche per diventarlo. Paul Newman è un avvocato in disarmo, sgangherato e beone che si trascina tra il flipper, le bevute e le chiacchiere al bar; forse va anche a vedere i lavori pubblici in strada. Un suo amico ed ex collaboratore gli propone un caso di malasanità in cui una ragazza incinta si è ritrovata senza bimbo e ridotta come un vegetale a causa di un probabile errore della clinica, gestita dalla Curia, dove si era recata per essere assistita. Dopo tentennamenti accetta il caso e dopo avere visto lo straziante spettacolo della donna a letto incosciente comincia per lui il percorso di riabilitazione e redenzione. Rigetta ogni accordo e transazione e da questo momento tutti si coalizzano contro di lui; il potente studio legale della parte avversa fa sparire il suo testimone principe, il giudice antipatico e parziale lo avversa, persino il cognato della assistita lo aggredisce e lo insulta, la bella donna conosciuta al bar e di cui si stava innamorando si rivela al soldo della parte avversa. Ma lui va avanti determinato a fare la cosa giusta, intuisce o fiuta l’unico dettaglio vincente e convoca il relativo testimone. Ma il giudice corrotto ed infame fa defalcare la testimonianza decisiva e la parola passa infine ai giurati. Proprio quando tutto sembra crollargli addosso, sprofondato negli abissi dello sconforto e nell’apatia dello sconfitto, si riscuote e pronuncia una arringa breve e ficcante, che passerà alla storia per la frase “OGGI VOI SIETE LA LEGGE !!!” che è parente della frase da lui pronunciata in un’altro film “la Giustizia è schiava della Legge”. Non si può annullare la Verità che si è già manifestata nè ridurla a mero artifizio processuale, quindi la Giuria decide per la colpevolezza dei medici e per un risarcimento milionario. L’Avvocato è vincente, ma nelle scene finali, quando l’innamorata si decide a chiamarlo al telefono, lui non risponde, scoprendo che la vittoria ha un gusto amaro. Ma forse chissà risponderà ed una nuova storia potrebbe sbocciare. A chi dice che nella realtà la Giustizia non funziona così, rispondo: no che non funziona, SIAMO NOI CHE DOBBIAMO FARLA FUNZIONARE!
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samanta
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domenica 3 gennaio 2021
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non ci sono altre cause!
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Sidney Lumet è stato uno dei migliori registi di Hollywood, dopo avere diretto in Tv (tra l'altro fu regista di Grace Kelly), iniziò la carriera cinematografica con un capolavoro che gli valse la nomination all'Oscar: La parola ai giurati, proseguì con numerosi film di successo (A prova di errore, La collina del disonore, Assassinio sull'Orient Express, Quinto potere), nel film del 1982, affronta nuovamente una vicenda giudiziario con tribunale e giuria, ma questa volta è una causa di risarcimento.
Il protagonista John Galvin (Paul Newman) è un avvocato di Boston 4 anni prima era in un importante studio legale ed aveva sposato la figlia di un titolare ma venne coinvolto da un caso di corruzione giudiziaria provocata da uno dei titolari dello studio che lui minacciò di denunciare ma questi, influente, lo coinvolse facendolo arrestare e radiare dall'albo, si sottomise e ritirò la denuncia, venne scarcerato non processato e riammesso nell'albo, ma venne licenziato e la moglie lo abbandonò.
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Sidney Lumet è stato uno dei migliori registi di Hollywood, dopo avere diretto in Tv (tra l'altro fu regista di Grace Kelly), iniziò la carriera cinematografica con un capolavoro che gli valse la nomination all'Oscar: La parola ai giurati, proseguì con numerosi film di successo (A prova di errore, La collina del disonore, Assassinio sull'Orient Express, Quinto potere), nel film del 1982, affronta nuovamente una vicenda giudiziario con tribunale e giuria, ma questa volta è una causa di risarcimento.
Il protagonista John Galvin (Paul Newman) è un avvocato di Boston 4 anni prima era in un importante studio legale ed aveva sposato la figlia di un titolare ma venne coinvolto da un caso di corruzione giudiziaria provocata da uno dei titolari dello studio che lui minacciò di denunciare ma questi, influente, lo coinvolse facendolo arrestare e radiare dall'albo, si sottomise e ritirò la denuncia, venne scarcerato non processato e riammesso nell'albo, ma venne licenziato e la moglie lo abbandonò. Galvin è diventato un alcolizzato, senza pratiche, ha come studio un bugigattolo, costretto a mendicare cause, gli è rimasto una sola cliente procuratagli dal suo unico amico Mickey (Jack Warden il giurato n. 7 ne La parola ai giurati), è una ragazza che per un'anestesia sbagliata al momento del parto ha perso il bambino ed è ridotta a un vegetale. La seguono la sorella e il cognato che vorrebbero collocare la ragazza in un costoso istituto, migliore di quello che l'assiste. L'ospedale è molto noto e famoso, l'anestesista e l'ostetrico sono clinici celebri, la diocesi di Boston proprietaria dell'ospedale offre un risarcimento di 210.000 $ (di allora!), ma Galvin che era disponibile ad accettare, dopo avere visto le condizioni della donna rifiuta, suscitando le reazioni negative dei parenti e di Mickey che però lo aiuterà nel giudizio in cui Gavin chiede 700.000 $. Il suo avversario è il potente avvocato Concannon (James Mason) che non solo ha uno stuolo di assistenti, ma costringe il perito di Galvin un celebre clinico a non testimoniare, assolda una giovane donna Laura (Charlotte Rampling) che aveva lasciato a New York l'avvocatura ma poi abbandonata dal marito vuole rientrare nel giro, Laura seduce Galvin e va a vivere a casa sua informando delle sue mosse Concannon che la paga profumatamente, alla fine si pente ma viene scoperta e cacciata da Galvin. Oltretutto Concannon ha il presidente dalla sua che influenza la giuria contro Galvin, dopo diversi colpi di scena, Galvin ha la mossa vincente: un'infermiera dell'Ospedale licenziata perchè non aveva voluto falsare il verbale di ricezione della donna partoriente testimonia, in tribunale producendo il documento originale che dimostra la colpa dei medici. La giuria da ragione a Galvin e decide di riconoscere una somma superiore a quella richiesta.
E' uno dei migliori film giudiziari del cinema, il regista supportato da un cast eccezionale, riesce a creare in modo avvincente e con la giusta tensione, un ambiente in cui la giustizia è vista come un affare economico da concludere senza scrupoli. Però non è la vicenda giudiziaria il centro del film anche se attrae lo spettatore, ma la figura di Galvin che sceso in un abisso riesce a risalire pur avendo tentennamenti e paure, riacquistando non solo la bravura professionale, ma la sua dignità umana che aveva calpestato con l'alcool, nel perdere tempo al bar, a cercare con mezzucci meschini le cause, il motore che lo farà rinascere sarà il corpo di quella ragazza inerte. A Mickey che gli dice che ci saranno altre cause risponde "Non ci sono altre cause! Questa è la causa!". Ben delineata la psicologia dei personaggi, il luciferino Concannon è interpetato alla perfezione da James Mason: un uomo gentile e mellifluo, abile e di un cinismo assoluto che viene presentato in modo amabile, Bravi Jack Warden e la Rampling che è Laura una donna cinica che viene travolta dal disgusto da quello che fa e dall'innamoramento per Galvin, che però sarà respinta da lui precipitando nella disperazione.
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r.a.f.
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sabato 30 novembre 2019
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oggi voi siete la legge
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Davide contro Golia, così si potrebbe riassumere la trama di questo film.
Solo che Davide qui non è un giovinetto innocente, ma un avvocato alcolizzato e dalla dubbia moralità, che ha affrontato 3 cause in 4 anni e le ha perse tutte, mentre Golia è uno studio legale di prim’ordine, che può contare su uno stuolo di giovani avvocati preparatissimi, abilmente guidati da un principe del foro. In più, sembra che il giudice non sia imparziale.
Perciò quando a Davide viene offerto un generoso patteggiamento in denaro pur di non arrivare in tribunale, la cosa più intelligente che dovrebbe fare, quello che tutti si aspettano da lui, è che accetti.
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Davide contro Golia, così si potrebbe riassumere la trama di questo film.
Solo che Davide qui non è un giovinetto innocente, ma un avvocato alcolizzato e dalla dubbia moralità, che ha affrontato 3 cause in 4 anni e le ha perse tutte, mentre Golia è uno studio legale di prim’ordine, che può contare su uno stuolo di giovani avvocati preparatissimi, abilmente guidati da un principe del foro. In più, sembra che il giudice non sia imparziale.
Perciò quando a Davide viene offerto un generoso patteggiamento in denaro pur di non arrivare in tribunale, la cosa più intelligente che dovrebbe fare, quello che tutti si aspettano da lui, è che accetti.
Ma tra Davide e Golia c’è una giovane donna distrutta per sempre dalla negligenza di chi avrebbe dovuto curarla, e la sua famiglia che chiede giustizia.
Così, di fronte al dramma terribile della vittima, questo avvocato ormai sull’orlo del baratro umano e professionale, ha un sussulto di coscienza e capisce che quando un’ingiustizia è davvero intollerabile, deve essere punita, a qualunque costo. Decide quindi di andare in tribunale, e affrontare una causa troppo grande per lui, che risucchierà tutte le sue energie e le poche risorse che gli sono rimaste, ma che gli darà una nuova ragione di vita. Dopo alterne vicende e innumerevoli ostacoli, alla fine Golia sarà sconfitto, non da una fionda, ma dalla verità, talmente semplice, inequivocabile e brutale, da non poter rimanere nascosta.
Il film si snoda per più di due ore con una certa lentezza, che forse può appesantirne la visione, ma è ben sostenuto dalla bravura degli interpreti e da un buon numero di colpi di scena, sapientemente dosati, che infittiscono la trama rendendola più interessante.
Una grande prova di attori, tutti mostri sacri: Paul Newman è incommensurabile, affiancato da Jack Warden che gli fa da spalla di gran lusso, e Charlotte Rampling in un ruolo davvero non facile, ma perfetto per il suo sguardo enigmatico e misterioso. Maestosa anche la prova di James Mason, che con la consueta eleganza sostiene un ruolo decisamente detestabile.
Ma soprattutto da maestro è il tocco di Lumet, che alterna abilmente le riprese interne all’aula di tribunale con quelle esterne, fondendo il ritratto malinconico dell’avvocato con i consueti meccanismi processuali e mostrando la lenta trasformazione del protagonista da relitto umano, che ha svenduto la propria dignità, a vero e proprio combattente che lotta fino alla fine, con la consapevolezza di avere uno scopo.
All’interno del tribunale assistiamo agli scontri impari tra Davide e Golia, alle deposizioni dei testimoni, ai piccoli progressi e alle numerose battute d’arresto della causa, mentre fuori dal tribunale seguiamo l’avvocato nelle sue indagini incessanti e disperate alla ricerca della verità.
E quando finalmente la verità arriva sul banco dei testimoni, Lumet firma uno dei più bei finali processuali della storia del cinema: prima la commuovente testimonianza dell’infermiera, che rivela, tra le lacrime, cos’è realmente successo, poi l’opposizione della controparte che fa cancellare la deposizione dal verbale, annullando teoricamente ogni possibilità di vittoria, quindi la toccante arringa dell’avvocato, che riapre la speranza di ottenere giustizia, e infine il verdetto della giuria che è un trionfo oltre ogni aspettativa.
Non è solo un film intenso e bellissimo, ma è anche una lezione di grande cinema.
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toty bottalla
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mercoledì 21 maggio 2014
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il trionfo della giustizia...almeno in un film!
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Un ottimo film non c'è dubbio, una storia credibile sceneggiata bene, interpretata meglio e diretta da lumet senza enfasi virtuose o eroiche, newman conferma la sua classe in un ruolo rifiutato da redford, buoni tutto il cast, il montaggio e i luoghi di ripresa, a tratti magica l'atmosfera poco esplicita e un pò surreale che aleggia intorno, peccato solo per la voce di paul newman, quando doppiato da peppino rinaldi...il massimo! Saluti.
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luca scial�
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sabato 7 settembre 2013
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un avvocato fallito cerca il riscatto
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Boston. Un avvocato fallito, ormai alcolizzato, si riduce a cercare clienti nei funerali. Un suo ex collega, ormai ritiratosi da tempo, gli propone una causa molto difficile: in un ospedale ecclesiastico una donna è rimasta in stato vegetativo dopo un errore durante un'operazione. La stessa sorella con il cognato vogliono chiudere la pratica accontentandosi di un risarcimento, ma lui vuole andare avanti, impietosito dallo stato in cui versa la giovane donna.
Capelli ingrigiti e rughe non impediscono a Paul Newman di rimanere un grande attore e rendere film dalle trame un po' esagerate e tipicamente americane, dei buoni film. In generale, tutto il cast è di primo livello e la storia, sebbene forse eccessivamente a lieto fine, in pieno stile americano quando si parla di sistemi giudiziari corrotti, appassiona e soddisfa.
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Boston. Un avvocato fallito, ormai alcolizzato, si riduce a cercare clienti nei funerali. Un suo ex collega, ormai ritiratosi da tempo, gli propone una causa molto difficile: in un ospedale ecclesiastico una donna è rimasta in stato vegetativo dopo un errore durante un'operazione. La stessa sorella con il cognato vogliono chiudere la pratica accontentandosi di un risarcimento, ma lui vuole andare avanti, impietosito dallo stato in cui versa la giovane donna.
Capelli ingrigiti e rughe non impediscono a Paul Newman di rimanere un grande attore e rendere film dalle trame un po' esagerate e tipicamente americane, dei buoni film. In generale, tutto il cast è di primo livello e la storia, sebbene forse eccessivamente a lieto fine, in pieno stile americano quando si parla di sistemi giudiziari corrotti, appassiona e soddisfa.
Non a caso ebbe 5 nomination, restando però a mani vuote.
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francesco2
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domenica 27 settembre 2009
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un ...........verdetto in sospeso
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Spiace dirlo, ma l'etichetta "Dramma giudiziario" di Sky ci sta per molti versi.
L'argomento è sicuramente importante(Perdipiù negli Stati Uniti, dove tante cause vengono decise attraverso accordi tra le due parti), ma la storia dell'alcolizzato che vuole riscattarsi per una causa in cui crede ma che rschia di pagare la propria indipendenza rischia spesso di girare a vuoto.Convincono poco anche figure come l'amico e i medico anziano chiamato a testimoniare. Con una caratterizzazione psicologica così modesta,un'opera che con gli occhi del 2009 appare spesso "Di buona volontà", anche in senso negativo: i dilemmi morali(Ha fatto bene o no a rifiutare il compromesso?) rischiano di affogare non nell'ETICA ma nel MORALISMO,tantopiù quando la nuova compagna lo tradisce col nemico, che dopo un discorso non da buttare chiude con un:"Bentornata nel mondo".
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Spiace dirlo, ma l'etichetta "Dramma giudiziario" di Sky ci sta per molti versi.
L'argomento è sicuramente importante(Perdipiù negli Stati Uniti, dove tante cause vengono decise attraverso accordi tra le due parti), ma la storia dell'alcolizzato che vuole riscattarsi per una causa in cui crede ma che rschia di pagare la propria indipendenza rischia spesso di girare a vuoto.Convincono poco anche figure come l'amico e i medico anziano chiamato a testimoniare. Con una caratterizzazione psicologica così modesta,un'opera che con gli occhi del 2009 appare spesso "Di buona volontà", anche in senso negativo: i dilemmi morali(Ha fatto bene o no a rifiutare il compromesso?) rischiano di affogare non nell'ETICA ma nel MORALISMO,tantopiù quando la nuova compagna lo tradisce col nemico, che dopo un discorso non da buttare chiude con un:"Bentornata nel mondo".
Se però il film mi piacicchia lo stesso ciò si deve in primis alla regia di Lumet,coadiuvato dallo scenegiatore Mamet; non insegue ma segue i suoi personaggi,con inquadrature silenziose sui personaggi che a volte intelligentemente non scelgono il primo piano ma lasciano in..........sospeso delle figure che a volte paiono avulse rispetto al contesto,quasi vivessero(In)una dimensione propria e personale.Cosa non improbabile, dato che specialmente Newman l'amico combattono una guerra contro il resto del mondo.Un altro spunto (Relaivamente)interessante è che varie figure "Popolari" ra cui i genitori della bambina parlano dei professionisti chiamndoli "Loro", qualunque idea portino avanti; sono (in ogni caso)diversi in quanto "Arrivati", non appartenenti al loro mondo.Il finale si potrebbe leggere come una definitiva riscossa del protagonista:ha preso definitivamene le distanze dal mondo della scorrettezza, anche quando ha le fattezze della Rampling che all'inizio sembravao poterlo riscattare.Non hanno vinto i cavilli legali invoatidai suoi avversari, ma la consapevolezza che ogni mancanza va sempre punita.
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luca
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venerdì 23 gennaio 2009
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buon film
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Il verdetto è film vecchio stile improntato sui dialoghi. è la storia di un avvocato che ritrova la passione per il suo lavoro, difendendo una cliente disabile al fine di mettere giustizia!
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serpico
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domenica 9 novembre 2008
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newman grande
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newman da oscar meraviglioso, in alcune scene e da rivedere e rivedere
lumet grande regista , la sua mano c'e e si vede da oscar
newman da uomo distrutto, a uomo rinata,un mostro
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vincenzo carboni
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mercoledì 22 ottobre 2008
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quei primi 80 secondi...
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Paul Newman è morto solo da pochi giorni. Oggi (16 ottobre 2008) ho comprato il DVD de ‘Il verdetto’. Naturalmente l’avevo registrato dalla TV molto tempo fa, poi avevo comprato il VHS, quindi letto il libro di Barry Reed da cui è tratto, e ora –ho pensato- mi piacerebbe rivederlo in lingua orginale. Torno a casa in serata e in attesa che l’acqua per la pasta si metta a bollire, inserisco il DVD. Pensando ai primi 80 secondi de ‘Il verdetto’ ho sempre un brivido. Nella mente passo in rassegna inizi altrettanto emozionanti nella mia carriera di spettatore: ‘Face-off’, ‘Otto e mezzo’, sono i primi che mi vengono in mente; ‘Solaris’ di Tarkovsky, anche se ne ho un ricordo sbiadito (ma la sensazione è vivissima), poi più niente.
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Paul Newman è morto solo da pochi giorni. Oggi (16 ottobre 2008) ho comprato il DVD de ‘Il verdetto’. Naturalmente l’avevo registrato dalla TV molto tempo fa, poi avevo comprato il VHS, quindi letto il libro di Barry Reed da cui è tratto, e ora –ho pensato- mi piacerebbe rivederlo in lingua orginale. Torno a casa in serata e in attesa che l’acqua per la pasta si metta a bollire, inserisco il DVD. Pensando ai primi 80 secondi de ‘Il verdetto’ ho sempre un brivido. Nella mente passo in rassegna inizi altrettanto emozionanti nella mia carriera di spettatore: ‘Face-off’, ‘Otto e mezzo’, sono i primi che mi vengono in mente; ‘Solaris’ di Tarkovsky, anche se ne ho un ricordo sbiadito (ma la sensazione è vivissima), poi più niente. Ce ne devono essere altri -mi dico- ma non ricordo. La prima scena, quella dei titoli di testa, è un lentissimo carrello in avanti (i carrelli in punta di piedi sono la cifra visiva in questo film di Lumet, oltre ai campi lunghi in cui gli attori si muovono come ombre sullo sfondo di Boston). Galvin gioca a flipper, lascia le bilie cadere in buca, un sorso di birra, una tirata di sigaretta, un sospiro… Ding, ding, ding! Bom! Bilia in buca. Cos’è un inizio? Un esordio, una entrata in società, una presentazione di circostanza, una fiammata, uno sparo nel buio in grado di creare una fessura in un muro di incredulità e da quella aggirare il nemico e prenderlo alle spalle. Quegli 80 secondi potrebbero essere da soli rappresentazione, anzi lo sono: quello che viene dopo è solo cinema. Ho guardato mille volte quella sequenza e ogni volta sono stato accarezzato da una malinconia senza oggetto, assoluta, una attesa epifanica (che poi per Galvin si ‘epifanizzerà’ nella emersione come da un pozzo oscuro di una ipotesi di sé finalmente appagante) o ‘apofanica’, se si intende lo sguardo buio di Galvin come uno stare in una terra di nessuno tra la percezione di sé e il delirio di sé, delirio inteso come visione spaventata di un annegamento (nell’alcool, nella birra, nel sesso, nell’insuccesso, in queste come in milioni di ipotesi alternative ma tutte a braccetto le une con le altre). Quell’inizio è un inizio, un anticamera, ma anche una fine, senza qualcosa in mezzo. Potrebbe essere la storia di una vita che non è mai inziata e che è già finita. E’ la rappresentazione di una esistenza senza alcun sospetto narrativo a giustificarla (per nostra consolazione esiste il Cinema: grazie di cuore Mamet-Lumet!): bilie che rotolano, provocano rumore, strepito, invocano un diritto ad ‘essere’, a nutrire ambizioni di visibilità prima di scendere nell’oblio del pozzo-flipper. Il flipper… Per Galvin è un altare davanti a cui pregare perché un dio si manifesti pur nella traiettoria casuale e bizzarra di bilie impazzite che cozzano contro luci provocando strepito. Troverà dio (o un senso qualunque di sé chiamato dio) in una discesa agli inferi che per un uomo è fare esperienza del mondo con addosso un corredo morale in grado di orientarlo, seppure fragilmente. Scoprirà che proprio le persone pronte a tradirlo (una Charlotte Rampling ambigua nel suo altrettanto tenero esitare tra il tradire ed essere tradita da sè stessa) gli diranno le cose più vere su di sé (grande tema ricorrente –questo- in Mamet). Ed è proprio di questi personaggi ambigui e ‘cattivi’, (e della nostra intelligenza pronta a fare di pietre rozze dei diamanti) che noi non possiamo fare a meno. Che un dio esista oppure no.
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(di el fabuloso'94)
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mary
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domenica 28 settembre 2008
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la cifra stilistica di lumet
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Ottima atmosfera e una sottile storia di un riscatto. Averne ora di registi così!!
Perfetto Newman, un attore sempre sincero negli anni.La Rampling azzeccata comprimaria.
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