Ritmo serrato e avvincente, dialoghi ben scritti, inseriti in una sceneggiatura robusta e complessa dello stesso regista, che ha adattato per il grande schermo un romanzo di Torres, recitazione convincente di tutto il cast, dai due protagonisti Nick Nolte eTimothy Hutton fino al caratterista Luis Guzman di Porto Rico, a suo agio nel ruolo di un poliziotto di origini portoricane, una scenografia impeccabile, che ci introduce efficacemente e con estremo realismo, senza mai calcare la mano, negli ambienti più disparati, dagli uffici giudiziari ai bar malfamati di New York, dal modesto appartamento di una anziana pensionata alla villa principesca del boss mafioso italiano, o nei locali dove si esibiscono le drag queen, per un film eccellente, che offre uno spaccato impietoso del sistema giudiziario e dell’ambiente poliziesco dell’America degli anni ’70, ma che vuole essere più di un film denuncia, ovvero un’opera drammatica sul tema universale e senza epoca del conflitto tra i valori e gli ideali sociali fondanti le comunità umane e l’opportunismo egoista, che accomuna uomini di ogni ceto ed estrazione sociale, e che diventa pericoloso per le libertà individuali e per la tenuta sociale quando dilaga nelle classi dominanti.
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Ritmo serrato e avvincente, dialoghi ben scritti, inseriti in una sceneggiatura robusta e complessa dello stesso regista, che ha adattato per il grande schermo un romanzo di Torres, recitazione convincente di tutto il cast, dai due protagonisti Nick Nolte eTimothy Hutton fino al caratterista Luis Guzman di Porto Rico, a suo agio nel ruolo di un poliziotto di origini portoricane, una scenografia impeccabile, che ci introduce efficacemente e con estremo realismo, senza mai calcare la mano, negli ambienti più disparati, dagli uffici giudiziari ai bar malfamati di New York, dal modesto appartamento di una anziana pensionata alla villa principesca del boss mafioso italiano, o nei locali dove si esibiscono le drag queen, per un film eccellente, che offre uno spaccato impietoso del sistema giudiziario e dell’ambiente poliziesco dell’America degli anni ’70, ma che vuole essere più di un film denuncia, ovvero un’opera drammatica sul tema universale e senza epoca del conflitto tra i valori e gli ideali sociali fondanti le comunità umane e l’opportunismo egoista, che accomuna uomini di ogni ceto ed estrazione sociale, e che diventa pericoloso per le libertà individuali e per la tenuta sociale quando dilaga nelle classi dominanti. Nolte nei panni del poliziotto corrotto e, benché tale, strenuo difensore di un sistema nel quale crede ingenuamente, che si fonda su di un frainteso senso di giustizia e sui pregiudizi razziali, impersona una concezione del mondo, antica e dura a morire oltreoceano, che proviene dalla legge della frontiera del vecchio West, dove i buoni sono quelli con la pistola più veloce; emblematica, in questo senso, è la frase dell’agente colpito a morte “Gesù Cristo, ammazzato da un ebreo vergine” e riferita a un collega che in trent’anni di carriera non aveva mai sparato un colpo. Il tema secondario, che scorre parallelo a quello della corruzione del potere ed alle inimmaginabili relazioni trasversali tra criminalità organizzata, politica ed apparato repressivo delle istituzioni, è quello del razzismo, molto sentito da Sidney Lumet e sviluppato attraverso la drammatica storia d’amore di una ragazza meticcia, interpretata dalla figlia Jenny Lumet, con antenati afroamericani da parte di madre, e del viceprocuratore, Timothy Hutton, giovane e brillante avvocato, un idealista che per amore di verità e di giustizia non viene a patti con il sistema di potere e rifiuta ogni compromesso sebbene sia sotto ricatto. Lumet, in un finale aperto, dove ancora tutto è possibile, lascia allo spettatore, coinvolgendolo emotivamente oltre i titoli di coda, decidere quale sarà la prossima mossa da fare. Il sistema sceglie sempre le persone più affidabili per fare carriera, nella fattispecie il figlio di un poliziotto che si era fatto valere per coraggio e abilità investigativa, senza, tuttavia, creare problemi alla cricca dei corrotti che imperversava nel dipartimento e per questo ben voluto dai capi e portato ad esempio di virtù patriottiche ed encomiabile spirito di corpo. Il sistema, però, non può calcolare tutte le variabili del caso e capita a volte che il prescelto si riveli un formidabile antagonista. Film più che mai attuale, che ancora tocca il nervo scoperto di un America, che, a mezzo secolo di distanza dai fatti narrati, non ha risolto la questione razziale, e per tutti quei paesi dove a tutt’oggi la burocrazia, certamente non per pubblico interesse, utilizza il familismo ed il clientelismo per selezionare la classe dirigente.
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