fabio57
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venerdì 4 marzo 2016
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profetico
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Quando uscì questo film nel 1991,ci fu qualche governante che intervistato sull'argomento storse il naso,indignato che il cinema potesse osare insinuare qualcosa di losco sugli affari politici del nostro belpaese.Dopo un pò di tempo scoprimmo grazie a tangentopoli,che le malversazioni politiche non erano invenzioni sceniche, ma triste realtà,poi comunque non è che le cose cambiarono molto e la seconda repubblica è stata peggio della prima.Il film, in cui il ruolo del protagonista,egoista ,tronfio arrogante e megalomane, è interpretato magistralmente da Moretti, ci racconta come la corruzione e il malcostume dilagante possano indirizzare i destini di un paese, alla mercè di trafficoni e maneggioni senza scrupoli, che usano la politica unicamente per vantaggi personali , alla faccia degli interessi della comunità ,godendo di privilegi e soprattutto di impunità e immunità.
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Quando uscì questo film nel 1991,ci fu qualche governante che intervistato sull'argomento storse il naso,indignato che il cinema potesse osare insinuare qualcosa di losco sugli affari politici del nostro belpaese.Dopo un pò di tempo scoprimmo grazie a tangentopoli,che le malversazioni politiche non erano invenzioni sceniche, ma triste realtà,poi comunque non è che le cose cambiarono molto e la seconda repubblica è stata peggio della prima.Il film, in cui il ruolo del protagonista,egoista ,tronfio arrogante e megalomane, è interpretato magistralmente da Moretti, ci racconta come la corruzione e il malcostume dilagante possano indirizzare i destini di un paese, alla mercè di trafficoni e maneggioni senza scrupoli, che usano la politica unicamente per vantaggi personali , alla faccia degli interessi della comunità ,godendo di privilegi e soprattutto di impunità e immunità.Silvio Orlando nella parte del "lacchè" pentito è perfetto
Lucchetti ha fatto uno dei suoi film migliori
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great steven
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giovedì 4 aprile 2013
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sincero, aderente alla realtà, moralmente corretto
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IL PORTABORSE (IT, 1991)
Diretto da DANIELE LUCHETTI. Interpretato da SILVIO ORLANDO, NANNI MORETTI, ANGELA FINOCCHIARO, GIULIO BROGI, LUCIO ALLOCCA, GUIDO ALBERTI, ANNE ROUSSEL, ANTONIO PETROCELLI, GRAZIANO GIUSTI, ROBERTO DE FRANCESCO, IVANO MARESCOTTI.
Luciano Sandulli è un frustrato professore di letteratura, con un gran talento per la scrittura. Viene assoldato dal giovane Cesare Botero, ministro delle partecipazioni statali, perché gli scriva i discorsi, ed entra a far parte del suo composito staff con tutti i benefici della nuova attività: macchina di lusso, casa dichiarata "monumento nazionale", denaro in abbondanza, posto di lavoro irrifiutabile per la fidanzata, anch'ella insegnante.
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IL PORTABORSE (IT, 1991)
Diretto da DANIELE LUCHETTI. Interpretato da SILVIO ORLANDO, NANNI MORETTI, ANGELA FINOCCHIARO, GIULIO BROGI, LUCIO ALLOCCA, GUIDO ALBERTI, ANNE ROUSSEL, ANTONIO PETROCELLI, GRAZIANO GIUSTI, ROBERTO DE FRANCESCO, IVANO MARESCOTTI.
Luciano Sandulli è un frustrato professore di letteratura, con un gran talento per la scrittura. Viene assoldato dal giovane Cesare Botero, ministro delle partecipazioni statali, perché gli scriva i discorsi, ed entra a far parte del suo composito staff con tutti i benefici della nuova attività: macchina di lusso, casa dichiarata "monumento nazionale", denaro in abbondanza, posto di lavoro irrifiutabile per la fidanzata, anch'ella insegnante. Stando a contatto col politico, Luciano non tarda però a scoprirne l'aspetto più inquietante e orribile: Botero è artefice di illegalità elettorali, clientelismo e corruzioni a non finire. Inizialmente glissante, l'onesto professore cambierà fronte e, col giornalista Francesco Sanna al suo fianco, denuncerà uno dopo l'altro i crimini politici del ministro. Uscito pochi mesi prima dello scandalo Tangentopoli e tre anni prima della fondazione di Forza Italia, questo film ha la sua ragion d'essere in un'indignazione soprattutto morale, ed evitando prudentemente di veicolare un messaggio troppo diretto perché troppo politicizzato, racconta una storia di iniziazione, involgarimento e presa di posizione finale con una sincerità sanguigna e una verosimiglianza che finisce per elevarsi ad atto di giustizia e grido di protesta contro l'ipocrisia, la disonestà e il cinico accentramento dei poteri. Un Daniele Luchetti maturo e misurato, che scrive una sceneggiatura ricchissima di spunti insieme ai fidi Stefano Rulli e Sandro Petraglia. Un Nanni Moretti in gran forma (premiato col David di Donatello), a briglia non troppo stretta, che incide magistralmente un personaggio tanto più detestabile quanto più si atteggia a difensore delle libertà e finto colto («Sa che non ho mai letto un libro per intero in vita mia?» è una delle sue prime battute, quasi tutte eccellenti). Un Silvio Orlando paladino umile ma coraggioso che conferma la sua migliore dote recitativa, la naturalezza. Interessanti i personaggi di Sanna e di Giulio Sperati, un bravo poeta anziano che vive con estrema frugalità: sono esempi dell'onnipresente bisogno di cultura letteraria e giornalistica nel nostro paese, che gli esponenti di destra cercano ossessivamente di sopprimere.
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gianleo67
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giovedì 4 aprile 2013
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triste presagio della seconda repubblica
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Giovane e brillante professore di lettere (Silvio Orlando), già prolifico autore su commissione di saggi e romanzi per scrittori in crisi creativa, viene cooptato nello staff di un politico rampante , potente ministro delle partecipazioni statali (Nanni Moretti). Il suo strenuo ed ingenuo idealismo verrà messo duramente alla prova dallo spietato cinismo e dalla corruzione imperanti nell'agone di un'arena politica di 'rapaci signori feudali' e servili comparse del potere. Convinto dall'intraprendenza di un coraggioso giornalista e dalle sempre più evidenti manifestazione della protervia e delle pratiche clientelari di cui il politico è responsabile, cercherà di opprorsi alla sua imminente rielezione.
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Giovane e brillante professore di lettere (Silvio Orlando), già prolifico autore su commissione di saggi e romanzi per scrittori in crisi creativa, viene cooptato nello staff di un politico rampante , potente ministro delle partecipazioni statali (Nanni Moretti). Il suo strenuo ed ingenuo idealismo verrà messo duramente alla prova dallo spietato cinismo e dalla corruzione imperanti nell'agone di un'arena politica di 'rapaci signori feudali' e servili comparse del potere. Convinto dall'intraprendenza di un coraggioso giornalista e dalle sempre più evidenti manifestazione della protervia e delle pratiche clientelari di cui il politico è responsabile, cercherà di opprorsi alla sua imminente rielezione. Finale di amara ironia.
Il film di Luchetti,che già alla sua uscita suscitò molte polemiche per la sua stingente aderenza al contesto sociale e politico che descrive (siamo nel 1991), è diventato col tempo un esemplare paradigma cinematografico che riassume ed anticipa con profetica lungimiranza, l'epoca di strisciante trasformismo che,di lì a poco, avrebbe portato allo stravolgimento giudiziario istituzionale di una Repubblica ormai giunta ad una drammatica resa dei conti e che pure avrebbe visto rinascere dalle proprie ceneri nuovi assetti di potere ed una nuova classe dirigente con gli stessi vizi (molti) e le stesse virtù (poche) di quella spazzata via dal ciclone 'Mani Pulite' (siamo nel 1992). Prodotto dalla Sacher film di Nanni Moretti e scritto dall'autore insieme a Rulli e Petraglia, nasce sotto l'egida di una ideale continuazione del 'discorso morettiano' sulla realtà italiana e sulla perdita di innocenza della società civile (La messa è finita,Palombella Rossa), pur privilegiando una rappresentazione esplicita di alcune tematiche (la retorica imperante nel mondo della scuola, la dilagante corruzione politica,lo sviluppo della televisione come fondamentale mezzo di controllo del consenso,etc) al di fuori di una marchiana estetica del grottesco e del paradosso che pure ne costituiscono l'apparente cifra formale. Dunque un film più politico e realistico di quello che lascerebbe intendere il ricorso ad una caratterizzazione esasperata (spesso sopra le righe) di personaggi ridotti alla monodimensionalità del loro ruolo sociale (il professorino idealista e un pò ingenuo, il politico cinico e dispotico, il segretario rozzo ed efficiente, l'anziano funzionario usato come 'testa di legno', perfino il giornalista spregiudicato e vendicativo succube di un facile ricatto professionale) che animano il ridicolo palcoscenico di una realtà deformata in un gioco di specchi di cui è facile tuttavia ricostruirne morfologie e prototitipi riconoscibili, la tangibile verosimiglianza di un'esperienza comune. Pur con questi limiti formali e ideologici è un film apprezzabile per la sua pungente ironia, la brillante esuberanza di protagonisti che si cimentano in una gara di bravura (Silvio Orlando sta una spanna sopra il piglio impettito di un Moretti che esaspera la caricatura di un personaggio di luciferina doppiezza) e il suo indubbio valore simbolico nel prefigurare un chiara antitesi tra l'insinuante corruzione del potere e il candore acerbo di menti giovani e brillanti che si piegano alla sua fascinazione, come metafora di una irreversibile malattia etica del Paese in grado di asservire le nuove generazioni al giogo di una avvilente subalternità (Zollo che traduce Senofonte 'all'impronta' è ridotto al ruolo di 'azzeccagarbugli' d'un crudele e spietato Signore del Male). Chiara anticipazione di figuri che si materializzeranno presto sulla scena politica italiana, il Botero di Moretti rappresenta il trasformismo di una classe politica gattopardesca in grado di soppiantare l'immagine cadente e decrepita di una politica confessionale attraverso il rampastismo neoliberista e qualunquista (vi ricorda qualcuno?). Finale forse troppo precipitoso di amaro disincanto con la scena, ormai celebre, dei due intellettuali sconfitti che sfogano la loro inutile frustrazione nella distruzione di un effimero simbolo del potere. Triste presagio della Seconda Repubblica.
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filippo catani
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mercoledì 13 febbraio 2013
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una sagace critica alla politica italiana
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Un professore di lettere arrotonda il proprio stipendio facendo da ghostwriter a scrittori in difficoltà. L'uomo viene notato dal potente giovane rampante ministro delle partecipazioni pubbliche che decide di assumerlo sotto la sua ala protettiva. L'uomo, inizialmente entusiasta, finirà con il precipitare in un vero e propio incubo.
Uscito appena prima dello scoppio di Tangentopoli, il film mette alla berlina la politica italiana degli ultimi anni e specialmente il partito socialista. Scatole di scarpe piene di fogli da 50mila lire, favori a destra e a manca (la compagna del professore viene fatta trasferire a Roma per esempio) per non parlare della spartizione dei posti in aziende partecipate o meno (terribile la sequenza in cui a uno sbigottito Orlando viene spiegata la "politica" di compnesazione di direttori e vicedirettori).
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Un professore di lettere arrotonda il proprio stipendio facendo da ghostwriter a scrittori in difficoltà. L'uomo viene notato dal potente giovane rampante ministro delle partecipazioni pubbliche che decide di assumerlo sotto la sua ala protettiva. L'uomo, inizialmente entusiasta, finirà con il precipitare in un vero e propio incubo.
Uscito appena prima dello scoppio di Tangentopoli, il film mette alla berlina la politica italiana degli ultimi anni e specialmente il partito socialista. Scatole di scarpe piene di fogli da 50mila lire, favori a destra e a manca (la compagna del professore viene fatta trasferire a Roma per esempio) per non parlare della spartizione dei posti in aziende partecipate o meno (terribile la sequenza in cui a uno sbigottito Orlando viene spiegata la "politica" di compnesazione di direttori e vicedirettori). Troviamo poi un feroce atto di accusa alla RAI che a dire del giovane politico (un ottimo Moretti) è piena di cialtroni messi dentro solo ed esclusivamente perchè dispongono della tessera di partito. Poi si passa a voti truccati, gente spostata ad occuparsi di compiti tra i più disparati. Insomma un (triste) ritratto del nostro paese che allora come (purtroppo) oggi deve fare i conti con personaggi di dubbio calibro che fanno il buono e il cattivo tempo alla faccia degli elettori, del debito pubblico e dei lavoratori. Un film che riflette con lucido disincanto sulla nostra storia e che è impreziosito dalla bravura della coppia Moretti-Orlando.
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francesco matteucci meis
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domenica 9 maggio 2010
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un piccolo gioiello del cinema italiano
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Il Portaborse di Luchetti, un piccolo gioiello del cinema italiano.
Un film che con semplicità, chiarezza, delicatezza, racconta le più terribili nefandezze del sistema Italia. Un film purtroppo attualissimo, a diciannove anni dalla sua uscita nelle sale. Riesce in questo compito grazie alla trasparenza e verosimiglianza dei suoi personaggi, così veri nella loro umanità, così veri nella loro spietata disumanità.
Il professore-portaborse Luciano Sandrulli è un Silvio Orlando stupendo, in un ruolo che sembra fatto su misura per lui. Egli lo interpreta alla perfezione: con tenerezza, insicurezza e rettitudine, forse, i pezzi migliori del suo repertorio, spesse volte abusati in altri personaggi.
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Il Portaborse di Luchetti, un piccolo gioiello del cinema italiano.
Un film che con semplicità, chiarezza, delicatezza, racconta le più terribili nefandezze del sistema Italia. Un film purtroppo attualissimo, a diciannove anni dalla sua uscita nelle sale. Riesce in questo compito grazie alla trasparenza e verosimiglianza dei suoi personaggi, così veri nella loro umanità, così veri nella loro spietata disumanità.
Il professore-portaborse Luciano Sandrulli è un Silvio Orlando stupendo, in un ruolo che sembra fatto su misura per lui. Egli lo interpreta alla perfezione: con tenerezza, insicurezza e rettitudine, forse, i pezzi migliori del suo repertorio, spesse volte abusati in altri personaggi.
Il ministro-candidato è Nanni Moretti; sovente criticato per le sue interpretazioni, in questo ruolo, volge a suo favore quelli che spesso gli sono attribuiti come difetti: una certa fissità dello sguardo, una rigidezza dei movimenti, secchi e innaturali, l’uso poco modulato, piatto della voce. Tutti questi elementi, che, se vogliamo, sono gli stessi dell’elogiata interpretazione di Toni Servillo nel più recente “Il Divo” di Sorrentino, dipingono alla perfezione l’immagine dell’uomo politico che Luchetti vuole mettere in scena: arrivista, avido, amorale, spietato, corrotto, corruttore: disumano.
Questo meta-individuo, è l’archetipo del cattivo uomo politico: rimarchevole è che in effetti sia adoggi grandemente preso ad esempio. Un successo che il regista non ambiva di certo.
La trama è semplice: Sandrulli, capace professore di provincia con il dono del pensare e dello scrivere, viene notato ed assunto come portaborse al servizio del rampante e spregiudicato ministro Cesare Botero, per il quale comincia a scrivere discorsi. Sandrulli, persona ingenua e candida, viene dapprima avvolto e poi risucchiato dal luccicante e nebuloso mondo del potere ministeriale, dove ogni cosa è a portata di mano, dove la res publicaè sfruttata e piegata ai desiderataparticolari dei potenti, dove chi si riconosce essere esterno a quelle logiche di potere striscia, s’inginocchia, si umilia nel desiderio di compiacere, di “far parte”, essendone nel profondo ammirato ed invidioso. Il prof. ben presto resosi conto di tutto ciò, schifato, si dimette dal suo incarico e cerca in un ultimo disperato tentativo di contrastare l’ex datore di lavoro prima delle elezioni, insieme all’emblematico giornalista Francesco Sanna: ogni sforzo risulta vano. Il sistema mediatico è troppo forte, Botero trionfa comunque, malgrado le terribili rivelazioni del giornalista sul passato del ministro. Ai due non resta che un ultimo gesto di rifiuto verso quel mondo e quel sistema che non condividono: distruggere la splendida auto donata dal ministro al professore nell’ultima onirica sequenza.
Una pellicola profetica.
Restano da segnalare il simpatico cammeo del regista, realizzatore non propriamente apprezzato dello spot elettorale di Botero, e la deliziosa presenza di Anne Roussel nei panni di Juliette.
In conclusione, un film che, oggi, nel 2010, è ancora più bello. Da far vedere nelle scuole.
Francesco Matteucci Meis
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barmario
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mercoledì 23 dicembre 2009
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anticipo di mani pulite
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Seppur uscito un anno prima dello scoppio di "Mani pulite", questo film è riuscito già prima a disvelare tutti i marchingegni della politica corrotta made in Italy, disvelandoci i suoi retroscena più inquietanti e disgustosi.
Bello il finale sia perchè fa capire che Botero e il suo più stretto alleato vincono pur senza imbrogliare le elezioni e ciò denota la vittoria di un sistema che ormai non ha più bisogno di raggirare le regole per arrivare al potere perchè è sostenuto dagli elettori; e sia perchè il professore osteno finisce anch'egli per cedere alle lusinghe dei brogli, passando la traccia del tema di italiano a tutti gli studenti maturandi, i quali saranno anche i futuri dirigenti del domani.
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Seppur uscito un anno prima dello scoppio di "Mani pulite", questo film è riuscito già prima a disvelare tutti i marchingegni della politica corrotta made in Italy, disvelandoci i suoi retroscena più inquietanti e disgustosi.
Bello il finale sia perchè fa capire che Botero e il suo più stretto alleato vincono pur senza imbrogliare le elezioni e ciò denota la vittoria di un sistema che ormai non ha più bisogno di raggirare le regole per arrivare al potere perchè è sostenuto dagli elettori; e sia perchè il professore osteno finisce anch'egli per cedere alle lusinghe dei brogli, passando la traccia del tema di italiano a tutti gli studenti maturandi, i quali saranno anche i futuri dirigenti del domani. Quindi già nati sotto una cattiva stella...corrotta.
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kobayashi
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domenica 29 giugno 2008
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il delfino craxiano nell'italia pre mani pulite
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Il ministro Botero è il delfino craxiano Claudio Martelli. Gran film. E grande Silvio Orlando.
Nel 1991 come Attore Moretti prende parte al film di Daniele Luchetti il Portaborse (1991), nei panni del cinico socialista ministro per le partecipazioni statali Cesare Botero, che trucca ripetutamente gli esiti elettorali, è disinteressato al benessere della Repubblica e tiene più al suo. Una icona della cosìdetta Prima Repubblica, del Craxismo, della svendita del patrimonio statale per fare cassa e finanziare manovre dal dubbio valore riformista. L'affarismo. L'immagine di Claudio Martelli e quella del ministro Botero sembrano coincidere. Il sorriso stampato, impudente e impunito. Il menefreghismo per le regole, strumento piegato agli scopi del potere.
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Il ministro Botero è il delfino craxiano Claudio Martelli. Gran film. E grande Silvio Orlando.
Nel 1991 come Attore Moretti prende parte al film di Daniele Luchetti il Portaborse (1991), nei panni del cinico socialista ministro per le partecipazioni statali Cesare Botero, che trucca ripetutamente gli esiti elettorali, è disinteressato al benessere della Repubblica e tiene più al suo. Una icona della cosìdetta Prima Repubblica, del Craxismo, della svendita del patrimonio statale per fare cassa e finanziare manovre dal dubbio valore riformista. L'affarismo. L'immagine di Claudio Martelli e quella del ministro Botero sembrano coincidere. Il sorriso stampato, impudente e impunito. Il menefreghismo per le regole, strumento piegato agli scopi del potere. Il film si rivelò preconizzatore del disastro di tangentopoli, di cui tutti, di sicuro, sapevano l'esistenza già molti anni prima del famoso 1992 e del lavoro del pool di Milano, ma di cui nessuno si preoccupava di parlare. Questo film ve lo consiglio. Vi metto sotto la locandina. E' meno divertente delle solite pellicole con Moretti regista (questa è di Luchetti), ma è uno spaccato storico e ironico dell'Italia di tangentopoli. Dimenticavo, come in Palombella Rossa coprotagonista è un superbo Silvio Orlando, qui nel ruolo di un professore di lettere appassionato del suo lavoro, ma che, per il problema di una casa in fase di crollo che non ottiene la sovvenzione delle belle arti, entra nell'equipe del Ministro, restandone deluso, scottato e amareggiato e apprendendo in toto quella che è la realtà degli uomini di potere in Italia. Come sostanzialmente è, con le dovute maschere, anche ora.
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salvatore de cristofaro
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martedì 26 febbraio 2008
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interessante
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Il film,uscito nel 1991,si è rivelato profetico!All'epoca non erano ancora esplosi gli scandali in politica,i brogli elettorali,il clientelismo...Tutte cose che avrebbero travolto l'Italia l'anno successivo.Nonostante ciò il film conserva ancora oggi il suo interesse di fondo:considerare il cinema come strumento per veicolare idee e non come semplice spettacolo d'intrattenimento.Un film dunque che fa riflettere,un film di denuncia di una realtà che tutti conosciamo.Si possono così perdonare alcune semplificazioni(il repentino cambiamento del prof.Santulli)così come alcune scelte a dir poco ingenue(lo sfascio finale dell'automobile).Tutto sommato un film da vedere per rordare un periodo del nostro passato(o presente?!!!).
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nicola puccini
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martedì 20 marzo 2001
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le promesse non mantenute di un giovane talento.
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Riuscito tentativo di mettere alla berlina la corruzione e il mal costume dell'Italia craxiana. Tutto merito di un regista che fu allievo di Moretti... e non si vede!
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