great steven
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lunedì 19 luglio 2021
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un sacerdote dall''animo volenteroso.
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LA MESSA è FINITA (IT, 1985) di NANNI MORETTI. Interpretato da NANNI MORETTI, MARGARITA LOZANO, FERRUCCIO DE CERESA, ENRICA MARIA MODUGNO, MARCO MESSERI, DARIO CANTARELLI, VINCENZO SALEMME, EUGENIO MASCIARI, PIETRO DE VICO, LUISA DE SANTIS, ROBERTO VEZZOSI
Don Giulio (Moretti) rientra a Roma dopo dieci anni di assenza. Gli viene affidata una parrocchia malconcia che per giunta è frequentata da pochi, e scostanti, abitanti del luogo. Il giovane prete si ritrova coinvolto nelle angosce, manie, dolori, problemi piccoli e grandi dei suoi fedeli: un amico d’infanzia (Messeri) intenzionato a tagliare i ponti col mondo dopo una delusione amorosa; un collega (Masciari) che s’è tolto la tonaca per dedicarsi in modo troppo gaudente alla moglie e al figlio; un altro amico (Salemme) incarcerato per aver commesso, inspiegabilmente, atti di terrorismo; un terzo compagno (Cantarelli) che vive la sua omosessualità senza dichiararla; un uomo di nome Cesare (Vezzosi) determinato ad avvicinarsi al cattolicesimo più per convenienza che per una vera fede.
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LA MESSA è FINITA (IT, 1985) di NANNI MORETTI. Interpretato da NANNI MORETTI, MARGARITA LOZANO, FERRUCCIO DE CERESA, ENRICA MARIA MODUGNO, MARCO MESSERI, DARIO CANTARELLI, VINCENZO SALEMME, EUGENIO MASCIARI, PIETRO DE VICO, LUISA DE SANTIS, ROBERTO VEZZOSI
Don Giulio (Moretti) rientra a Roma dopo dieci anni di assenza. Gli viene affidata una parrocchia malconcia che per giunta è frequentata da pochi, e scostanti, abitanti del luogo. Il giovane prete si ritrova coinvolto nelle angosce, manie, dolori, problemi piccoli e grandi dei suoi fedeli: un amico d’infanzia (Messeri) intenzionato a tagliare i ponti col mondo dopo una delusione amorosa; un collega (Masciari) che s’è tolto la tonaca per dedicarsi in modo troppo gaudente alla moglie e al figlio; un altro amico (Salemme) incarcerato per aver commesso, inspiegabilmente, atti di terrorismo; un terzo compagno (Cantarelli) che vive la sua omosessualità senza dichiararla; un uomo di nome Cesare (Vezzosi) determinato ad avvicinarsi al cattolicesimo più per convenienza che per una vera fede. Don Giulio si impegna a fondo per far breccia nelle loro vite, ma fallisce. La situazione più drammatica, però, la vive nella propria famiglia, tra il padre che perde la testa per una giovincella e la sorella, incinta di un avventuriero irresponsabile, decisa ad abortire. Durante la celebrazione del matrimonio di Cesare, don Giulio annuncia di volersi ritirare in una parrocchia sperduta in Patagonia, dove la vicinanza con gente semplice potrà aiutarlo a recuperare l’amore per il sacerdozio.
Scritto con Sandro Petraglia, il quinto film di Moretti è denso di un pessimismo programmatico che parte in sordina per aumentare di tono man mano che le vicende dei personaggi si manifestano nella loro cruda disperazione. Considerato da una parte della critica di allora come il 1° film sulla condizione sacerdotale in Italia, usufruisce del protagonista irascibile e intransigente per raccontare il vuoto di alcune vite umane scelte tutt’altro che a caso e tutte veicolanti la perdita della speranza nella ricerca del senso della vita. Lo dimostrano molto bene i dialoghi al limite del parossismo che don Giulio intrattiene con i suoi fedeli, partecipando talora a cene e incontri di vario genere, ma più spesso assistendovi dall’esterno. Un’operazione piuttosto simile, anzi identica, la fa Moretti regista nei confronti dello spettatore, mostrandogli senza pietà il suo sguardo sulla condizione umana che, già agli albori dell’epoca della globalizzazione, svuotava di prospettive e affetti i rapporti interpersonali, persino quelli più genuini. L’ombra del Moretti attore tende a prevalere su quella del Moretti regista, ma la sincerità del messaggio finale arriva puntuale come sempre; inoltre l’apparente sovrabbondanza del suo ruolo non impedisce che un cast corale di tutto rispetto rappresenti una messinscena di casi umani, scevra da ogni connotazione psicanalitica o psichiatrica, che li unisce sotto l’insegna dell’insicurezza, vera cifra narrativa della superba sceneggiatura. Le ridondanze che vi si riscontrano sono comunque parzialmente riscattate dal timbro anti-didascalico e di forte impronta autoriale che Moretti dà alla sua opera meno nevrotica in assoluto. Bravissimi, fra gli altri, F. De Ceresa nei panni del padre e M. Lozano nel ruolo delicato della sorella. Orso d’argento al Festival di Berlino 1986. Meravigliosa colonna sonora di Nicola Piovani, e molto azzeccata anche la scelta dei brani di musica leggera, fra cui spiccano Ritornerai (Lauzi), Sei bellissima (Bertè) e I treni di Tozeur (Battiato).
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adrianobarra
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martedì 10 gennaio 2017
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et après?
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“ Martedì 10 gennaio 2017 - Ieri sera ho rivisto dopo tanto tempo La messa è finita (Moretti, 1985). Ho pensato che il punctum del film è nello scambio finale fra don Giulio e il suo amico terrorista - che guarda caso si chiama Andrea. “ Fare le cose ha un costo “, si lamenta l’ex guerrigliero al di là della grata del confessionale, ma il protagonistico prete, per tutta risposta, gli sbatte lo sportello in faccia, mettendo fine a un colloquio impossibile. Perché fra il fare e il dire non c’è nessun rapporto, e Moretti, come si sa, è tutto dalla parte del dire. Del dire a modo suo, ovviamente, che è innanzitutto un non-dire, non dire “ cose orrende “, ad esempio, come Moretti, in altro contesto, ha avuto modo di dire.
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“ Martedì 10 gennaio 2017 - Ieri sera ho rivisto dopo tanto tempo La messa è finita (Moretti, 1985). Ho pensato che il punctum del film è nello scambio finale fra don Giulio e il suo amico terrorista - che guarda caso si chiama Andrea. “ Fare le cose ha un costo “, si lamenta l’ex guerrigliero al di là della grata del confessionale, ma il protagonistico prete, per tutta risposta, gli sbatte lo sportello in faccia, mettendo fine a un colloquio impossibile. Perché fra il fare e il dire non c’è nessun rapporto, e Moretti, come si sa, è tutto dalla parte del dire. Del dire a modo suo, ovviamente, che è innanzitutto un non-dire, non dire “ cose orrende “, ad esempio, come Moretti, in altro contesto, ha avuto modo di dire. Ho pensato anche che il film, alludendo a una fine, induce a chiedersi che cosa succederà dopo. Dopo la fine della messa, dopo la fine del film La messa è finita. Ma questa, forse, è un’altra storia. “.
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terencemallick
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lunedì 6 giugno 2016
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moretti è sempre moretti
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Moretti incarna lo spirito cattolico e bacchettone italiano , volto all’invadente controllo delle vita di coppia altrui e a un eccessiva preoccupazione sulla fedeltà dell’altro .
Se questo senso diviene eccedente , ecco che si profila sullo sfondo una strada di fuga e appiglio su un credo che speriamo vero .
“Ecco che quando non riusciamo più ad andare avanti , quando non abbiamo piu possibilità di decidere del nostro destino , cerchiamo di appigliarci a un dio che ci protegga , magari recitando una preghiera che abbiamo imparato da bambini”
Una vita da prete.. non è una perdita secca , ci sono i suoi vantaggi : guadagno di un certo rispetto forse in passato perso , sgonfiamento di aspettative sulla vita , ridimensionamento delle responsabilità , sottrazione al continuo motivo di sopraffazione degli uomini e dalla sua(nostra) competizione ; insomma dai suoi principali istinti primari : aggressività( per la sopravvivenza ) e sessualità( per il mantenimento della prole).
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Moretti incarna lo spirito cattolico e bacchettone italiano , volto all’invadente controllo delle vita di coppia altrui e a un eccessiva preoccupazione sulla fedeltà dell’altro .
Se questo senso diviene eccedente , ecco che si profila sullo sfondo una strada di fuga e appiglio su un credo che speriamo vero .
“Ecco che quando non riusciamo più ad andare avanti , quando non abbiamo piu possibilità di decidere del nostro destino , cerchiamo di appigliarci a un dio che ci protegga , magari recitando una preghiera che abbiamo imparato da bambini”
Una vita da prete.. non è una perdita secca , ci sono i suoi vantaggi : guadagno di un certo rispetto forse in passato perso , sgonfiamento di aspettative sulla vita , ridimensionamento delle responsabilità , sottrazione al continuo motivo di sopraffazione degli uomini e dalla sua(nostra) competizione ; insomma dai suoi principali istinti primari : aggressività( per la sopravvivenza ) e sessualità( per il mantenimento della prole).
Scelta che viene smascherata nel pieno della sue contraddizioni , che secondo moretti dunque delle volte , molte volte , tutte le volte (per me) è dovuta da queste motivazioni .
Contraddizione , incertezza e incapacità a definirsi nella vita sono i motivi fondanti della messa di moretti , uomini che a 50 anni decidono di battezzarsi , preti che lasciano la chiesa per sposarsi ecc..
Un moretti stanco , stufo , non più attratto dalle parole e dai discorsi degli altri rende perfettamente il finto interessamento che spesso e volentieri manifestiamo nell’ascoltare (scene dei dialoghi , in cui o cerca di cambiare discorso o si immerge in una musica di sottofondo a far intendere il suo assenteismo).
Film tagliente , grande moretti.
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molenga
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martedì 13 dicembre 2011
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un moretti di livello assoluto
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Moretti Interpreta un sacerdote che torna a Roma dopo aver servito per alcuni anni in una parrocchia isolata. Coloro che ritrova intorno a sé, però, non sono più quelli che aveva lasciato. Gli amici, i compagni di militanza, sono divenuti chi un terrorista, chi un misantropo, chi un omosessuale che rischia linciaggi...e la famiglia: il padre lascia la madre per una donna più giovane, la madre si suicida e la sorella, incinta di un perditempo fissato con la montagna, vuole abortire: alla fine Giulio(è questo il nome del sacerdote) decide di andarsene in missione.
Film amaro e bellissimo, forse un po' citazionista, ricco dei noti scambi di battute del regista romano.
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Moretti Interpreta un sacerdote che torna a Roma dopo aver servito per alcuni anni in una parrocchia isolata. Coloro che ritrova intorno a sé, però, non sono più quelli che aveva lasciato. Gli amici, i compagni di militanza, sono divenuti chi un terrorista, chi un misantropo, chi un omosessuale che rischia linciaggi...e la famiglia: il padre lascia la madre per una donna più giovane, la madre si suicida e la sorella, incinta di un perditempo fissato con la montagna, vuole abortire: alla fine Giulio(è questo il nome del sacerdote) decide di andarsene in missione.
Film amaro e bellissimo, forse un po' citazionista, ricco dei noti scambi di battute del regista romano. Uno dei più bei film di moretti
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ghinos
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domenica 1 maggio 2011
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da (ri)vedere
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Visto in Tv dopo più di vent'anni, è cambiato Nanni Moretti, il sottoscritto, e tutto quello che c'è intorno: anche se il film mi è sembrato un pò datato, valeva sicuramente la pena di fare un salto nel passato, ed è stato un piaciere, anche se con una punta di amaro.
Si vede che eravamo negli "anni di piombo" e non solo per l'atteggiamento indulgente di tutti nei confronti dell'amico brigatista o presunto tale; da allora il modo di vedere le cose, i problemi che ci sono intorno a noi sono cambiati, forse eravamo tutti (non solo Nanni) più rassegnati di fronte ai nostri problemi, oggi tante cose sono cambiate in meglio, altre sicuramente no, e magari il "papam" di oggi altro non è che il Nanni di allora con qualche anno e qualche dilemma in più.
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Visto in Tv dopo più di vent'anni, è cambiato Nanni Moretti, il sottoscritto, e tutto quello che c'è intorno: anche se il film mi è sembrato un pò datato, valeva sicuramente la pena di fare un salto nel passato, ed è stato un piaciere, anche se con una punta di amaro.
Si vede che eravamo negli "anni di piombo" e non solo per l'atteggiamento indulgente di tutti nei confronti dell'amico brigatista o presunto tale; da allora il modo di vedere le cose, i problemi che ci sono intorno a noi sono cambiati, forse eravamo tutti (non solo Nanni) più rassegnati di fronte ai nostri problemi, oggi tante cose sono cambiate in meglio, altre sicuramente no, e magari il "papam" di oggi altro non è che il Nanni di allora con qualche anno e qualche dilemma in più.
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rescart
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domenica 1 maggio 2011
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io ti conosco dicono che sei cattiva ma non è vero
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E' la frase con cui Moretti sacerdote suggella il suo ultimo matrimonio sull'isola, ed è forse anche l'unico riferimento che in tutto il film fa alla Chiesa Cattolica, alle sue gerarchie, che lo rispediranno dal paradiso terrestre al mondo dopo la caduta. Quello da cui lui proveniva, la periferia romana dove riprende i contatti con parenti e amici. E in quella frase c'è forse già in nuce il soggetto dell'ultimo film di Moretti: Habemus Papam.
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hatecraft
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mercoledì 9 marzo 2011
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amen
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il cinema di moretti si sa è un cinema antropologico, moretticentrico, dove non va cercato il realismo per il realismo. in questa circostanza, il pulpito è assorto dal talamo di un giovane e morettiano pastore per scrutare da vicino i toni grotteschi e provinciali della società italiana post-tutto, senza mai cadere nella retorica di un realismo posticcio. moretti tira i fili dei suoi personaggi (in primis il proprio), assoluti protagonisti delle sue para-commedie amarissime, per scagliare le sue invettive e la sua caustica indagine sociologica.
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nick castle
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mercoledì 27 ottobre 2010
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il miglior moretti...
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Moretti usa la maschera del prete, per smascherare a sua volta ciò che sta dietro ai normali accadimenti della vita. Il padre si innamora di un molto più giovane di lui, amica per guinta della figlia, la madre ne soffre e muore. Il vecchio parroco della sua chiesa è sposato e ha un figlio che è la luce dei suoi occhi, la sorella rimasta incinta di Simone, ornitologo esagerato, che forse non ama neanche più, vuole abortire. Il caro Nanni, sotto le vesti di Giulio il parroco e non di Michele apicella come suo solito, fa un film struggente che è drammatico per le situazioni e grottesco per il modo di raccontarle. Grande regia oltre alle grandi musiche di Nicola Piovani.
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Moretti usa la maschera del prete, per smascherare a sua volta ciò che sta dietro ai normali accadimenti della vita. Il padre si innamora di un molto più giovane di lui, amica per guinta della figlia, la madre ne soffre e muore. Il vecchio parroco della sua chiesa è sposato e ha un figlio che è la luce dei suoi occhi, la sorella rimasta incinta di Simone, ornitologo esagerato, che forse non ama neanche più, vuole abortire. Il caro Nanni, sotto le vesti di Giulio il parroco e non di Michele apicella come suo solito, fa un film struggente che è drammatico per le situazioni e grottesco per il modo di raccontarle. Grande regia oltre alle grandi musiche di Nicola Piovani.
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kronos
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domenica 21 marzo 2010
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l'apice di nanni moretti
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I film importanti resistono all'usura del tempo: sono passati 25 anni e "La messa è finita" continua a essere un'opera di grande forza.
E' un melodramma anomalo: narrativamente essenziale ma ricco di verve autoriale e imprevedibili squarci surreali.
Svariate sequenze, tra cui il famoso pestaggio nella fontana, possono apparire sconcertanti ma mai gratuite o effettistiche.
Molto sofferta e credibile l'interpretazione di Moretti e davvero strepitosa Margarita Lozano.
E' il capolavoro di Nanni Moretti.
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boscolo13
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martedì 22 settembre 2009
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moretti: un prete senza barba ma con troppa fede.
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Nel bel mezzo degli anni ottanta Moretti era giovane. Molto giovane. "La messa è finita" incarna perfettamente lo spirito dell'epoca: la coscenza politica e le grandi ideologie che si infrangono di fronte all'ineluttabilità di una società sempre più individualista e conformista. Il personaggio di Don Giulio si presta perfettamente ad esprimere le prediche morettiane: intelligenti e caustiche. Ma a un certo punto qualcosa non funziona. La tensione narrativa cala e il film si trasforma in un susseguirsi di disgrazie quotidiane. E più ancora: il Nanni Moretti regista inizia a parlare esageratamente di se stesso, fagocitando così il personaggio di Don Giulio. La solitudine si trasforma in egoismo, portando il protagonista ad essere simile in tutto e per tutto ai "peccatori" che tanto si adoperava a redimere.
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Nel bel mezzo degli anni ottanta Moretti era giovane. Molto giovane. "La messa è finita" incarna perfettamente lo spirito dell'epoca: la coscenza politica e le grandi ideologie che si infrangono di fronte all'ineluttabilità di una società sempre più individualista e conformista. Il personaggio di Don Giulio si presta perfettamente ad esprimere le prediche morettiane: intelligenti e caustiche. Ma a un certo punto qualcosa non funziona. La tensione narrativa cala e il film si trasforma in un susseguirsi di disgrazie quotidiane. E più ancora: il Nanni Moretti regista inizia a parlare esageratamente di se stesso, fagocitando così il personaggio di Don Giulio. La solitudine si trasforma in egoismo, portando il protagonista ad essere simile in tutto e per tutto ai "peccatori" che tanto si adoperava a redimere. Come tutti i capolavvori mancati di Moretti è intenso, tagliente ed imperfetto.
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[+] 24 anni dopo...ancora attuale
(di robox)
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