paolp78
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sabato 31 ottobre 2020
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il protagonista è il “cattivo”
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Pellicola strepitosa che ha come soggetto un romanzo di appena due anni prima.
La trama è articolata, meticolosa ed al contempo straordinariamente interessante, capace di catturare l'attenzione dello spettatore, che vi si immerge in modo totale. Una particolarità non da poco è costituita dal fatto che è insolitamente il cattivo a rivestire i panni del protagonista della storia: la sceneggiatura in effetti ne esalta straordinariamente le abilità, che risultano talmente eccezionali da conquistare lo spettatore, il quale viene quasi portato a parteggiare per lo “Sciacallo” .
La regia del grande Fred Zinnemann è da applausi: sbalorditiva la capacità di rendere eccezionalmente fluida ed avvincente la narrazione, grazie ad un ritmo incalzante che costituisce la cifra stilistica che maggiormente caratterizza l'opera.
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Pellicola strepitosa che ha come soggetto un romanzo di appena due anni prima.
La trama è articolata, meticolosa ed al contempo straordinariamente interessante, capace di catturare l'attenzione dello spettatore, che vi si immerge in modo totale. Una particolarità non da poco è costituita dal fatto che è insolitamente il cattivo a rivestire i panni del protagonista della storia: la sceneggiatura in effetti ne esalta straordinariamente le abilità, che risultano talmente eccezionali da conquistare lo spettatore, il quale viene quasi portato a parteggiare per lo “Sciacallo” .
La regia del grande Fred Zinnemann è da applausi: sbalorditiva la capacità di rendere eccezionalmente fluida ed avvincente la narrazione, grazie ad un ritmo incalzante che costituisce la cifra stilistica che maggiormente caratterizza l'opera. La tensione viene mantenuta alta per tutta la durata del film, che seppur superi abbondantemente le due ore, resta straordinariamente vivo ed appassionante sino alla conclusione. La tecnica registica del maestro americano è come al solito molto ordinata e di altissimo livello: apprezzabilissima la cura e l'attenzione con cui Zinnemann si accerta di ben introdurre la storia e di spiegarne poi tutti i vari passaggi.
L'ampio cast non conta celebrità di particolare richiamo per il grande pubblico, ma è comunque costituito da attori di altissimo livello, tutti perfettamente in parte ed adattissimi per i ruoli loro assegnati. Edward Fox è estremamente convincente nella parte del micidiale sicario, che interpreta con ottima misura; sempre apprezzabili Michael Lonsdale e Derek Jacobi, seppure quest'ultimo abbia una parte marginale.
La pellicola è davvero molto interessante per la ricostruzione delle modalità operative delle organizzazioni eversive da una parte e dei servizi segreti e investigativi dall'altro, con questi ultimi che non si facevano certo scrupoli ad adottare i metodi più drastici, pur di sventare i piani terroristici.
Un piccolo appunto: nella scena chiave dell'attentato, non pare sufficientemente spiegata l'intuizione che porta il commissario interpretato da Lonsdale a capire dove si fosse appostato lo “Sciacallo”.
La scelta finale di rendere misteriosa la vera identità del sicario è un'autentica chicca, che aggiunge ulteriore fascino all'opera.
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jena plissken 97
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sabato 22 giugno 2019
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thriller perfetto, un orologio svizzero
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“Il giorno dello Sciacallo” è un film incredibilmente eccitante. Dura due ore e un quarto e non annoia neanche per un istante. Nonostante la trama, non è un film politico: non è di destra, non è di sinistra, non è contro De Gaulle né a suo favore. Semplicemente, quello politico non è il suo campo di indagine. Zinneman si interessa di altro: stile, ritmo, tensione narrativa. E, in questo, “Il giorno dello Sciacallo” non ha rivali. È un film di spionaggio senza chincaglierie tecnologiche, musica tonitruante e battute a effetto alla 007, bensì un thriller dallo stile asciutto, spoglio, rigoroso, essenziale, perfetto.
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“Il giorno dello Sciacallo” è un film incredibilmente eccitante. Dura due ore e un quarto e non annoia neanche per un istante. Nonostante la trama, non è un film politico: non è di destra, non è di sinistra, non è contro De Gaulle né a suo favore. Semplicemente, quello politico non è il suo campo di indagine. Zinneman si interessa di altro: stile, ritmo, tensione narrativa. E, in questo, “Il giorno dello Sciacallo” non ha rivali. È un film di spionaggio senza chincaglierie tecnologiche, musica tonitruante e battute a effetto alla 007, bensì un thriller dallo stile asciutto, spoglio, rigoroso, essenziale, perfetto. La regia di Zinneman è molto controllata ma sa esaltare con abilità il lavoro degli attori e la cura per i dettagli dell’inquadratura. La sceneggiatura, di Kenneth Ross, adatta fedelmente il romanzo omonimo di Frederick Forsyth, snellendola, ove necessario, per rendere il film ancora più scattante. Il risultato è un congegno perfetto, dove non c’è spazio per battute, scene o anche gesti inutili. Ottimo il lavoro degli attori, bravi i caratteristi ma soprattutto i due protagonisti, il metodico Londsdale, che interpreta l’investigatore della polizia Claude Lebel, e il gelido, astuto, enigmatico Edward Fox, nel ruolo dello Sciacallo. I due si incontrano in una sola scena, e non scambiano neanche una parola, ma sembrano dialogare per tutto il film, grazie all’ottimo lavoro di montaggio di Ralph Kemplen, spezzato in scene brevi e brevissime. Da brividi l’ultimo quarto d’ora (l’attentato dello Sciacallo) in cui l’abilissimo killer si nasconde dalla polizia francese e, per parecchi minuti, anche dallo schermo. Una perla, un esercizio di stile elegantissimo ma capace anche di emozionare, un film atipico e meraviglioso. Se volete un film che vi tenga con il fiato sospeso dalla prima all’ultima scena, non accettate imitazioni e scegliete “Il giorno dello Sciacallo”
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elgatoloco
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domenica 31 luglio 2016
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film di spionaggio emozionante, ma...
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Dire che Fred Zinnemann, autore di"Da qui all'eternità"e"Mezzogiorno di fuoco"sia un grande regista è cosa risaputa, scontata, indiscutibile. Esaminarne meglio la bravura in dettaglio, per un film, è altra cosa: qui, traendo spunto dal romanzo di Frederyck Forsyth, in "The Day of the Jackal"(1973), lo si vede chiaramente: quando il sicario, "The Jackal", quasi nel subfinale del film, ammazza un amico perché questi lo ha riconosciuto in TV quale"assassino"- candidato/attentatore a Charles De Gaulle(che nel frattempo era morto da tre anni, ovviamente), senza che la scena si veda, la anzi le poche sequenze relativa sono fulminanti, come il montaggio alternato scelto molto spesso nel film ma in specie nel quasi-finale, quando il 25 agosto 1963(giorno anniversario della Liberazione della Francia; l'ambientazione anche storica, molto accurata, risale al romanzo), pur se nell'ultima parte l'insistenza sulla festa nazionale con tanto di sfilata, cannoni etc.
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Dire che Fred Zinnemann, autore di"Da qui all'eternità"e"Mezzogiorno di fuoco"sia un grande regista è cosa risaputa, scontata, indiscutibile. Esaminarne meglio la bravura in dettaglio, per un film, è altra cosa: qui, traendo spunto dal romanzo di Frederyck Forsyth, in "The Day of the Jackal"(1973), lo si vede chiaramente: quando il sicario, "The Jackal", quasi nel subfinale del film, ammazza un amico perché questi lo ha riconosciuto in TV quale"assassino"- candidato/attentatore a Charles De Gaulle(che nel frattempo era morto da tre anni, ovviamente), senza che la scena si veda, la anzi le poche sequenze relativa sono fulminanti, come il montaggio alternato scelto molto spesso nel film ma in specie nel quasi-finale, quando il 25 agosto 1963(giorno anniversario della Liberazione della Francia; l'ambientazione anche storica, molto accurata, risale al romanzo), pur se nell'ultima parte l'insistenza sulla festa nazionale con tanto di sfilata, cannoni etc., appare decisamente troppo lunga e iterativa, in specie per la nostra sensibilità filmica attuale. Zinnemann(con cui ebbi il piacere di conversare anni fa, da poco più che ragazzo, quando l'anziano regista presentava il suo"Five Days one Summer"(Cinque giorni un'estate), a differenza del suo coetaneo(quasi)-connazionale Billy Wilder(sono entrambi Ebrei Viennesi naturalizzati poi USA), è scarsamente interessato alla politica e quindi tratta molto algidamente il tema dell'attentato dell'OAS(nazionalisti di estrema destra francese, colonialisti, difensori dell'"Algerie française"e dunque strenui oppositore di De Gaulle, considerato un traditore), ipotizzato da Forsyth, per fare un"puro film", dove l'intenzione, pur abbastanza improbabile(in particolare negli anni di realizzazione del film...)è comunque da rispettare , conseguendo comunque un risultato più che interessante, dove chi si aspetta"pura azione"è meglio che si rivolga altrove, mentre chi ama la spy-story e il thriller trova"pane per i suoi denti". Interpreti decisamente in parte e tutte(i funzionali, a iniziare da una Delphine Seyring particolarmente efficace. come anche Edward Fox, il"vilain"imprendibile o quasi, agli altri. Zinnemann non è Bunuel, Hitchcock, Kubrick o Welles, ma è un grande regista. El Gato
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giuliog02
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lunedì 21 gennaio 2013
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un thriller che rasenta la perfezione
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E' la quarta volta che rivedo questo film e ogni volta mi prende come se fosse la prima. E' appassionante, molto ben recitato, assolutamente logico nel suo sviluppo temporale ( visto dall'una e dall'altra parte ), ricco di imprevisti e di soluzioni, adottate lì per lì, che si rivelano cruciali. E' lo scontro tra due personaggi outstanding, animati entrambi dalla volontà di giungere al successo, uno nel bene e l'altro nel male.
Non potrò astenermi dal rivederlo di nuovo, se mi capiterà a tiro.
Una sola osservazione. Alla fine vien detto che non si sa chi sia lo sciacallo e di quale nazionalità. Esiste, però un
dettaglio non chiarito. Quello della persona inizialmente sospettata di essere lo sciacallo, le cui tre lettere iniziali di nome e cognome compongono il nome in codice in francese del killer: CHA CAL.
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E' la quarta volta che rivedo questo film e ogni volta mi prende come se fosse la prima. E' appassionante, molto ben recitato, assolutamente logico nel suo sviluppo temporale ( visto dall'una e dall'altra parte ), ricco di imprevisti e di soluzioni, adottate lì per lì, che si rivelano cruciali. E' lo scontro tra due personaggi outstanding, animati entrambi dalla volontà di giungere al successo, uno nel bene e l'altro nel male.
Non potrò astenermi dal rivederlo di nuovo, se mi capiterà a tiro.
Una sola osservazione. Alla fine vien detto che non si sa chi sia lo sciacallo e di quale nazionalità. Esiste, però un
dettaglio non chiarito. Quello della persona inizialmente sospettata di essere lo sciacallo, le cui tre lettere iniziali di nome e cognome compongono il nome in codice in francese del killer: CHA CAL. Orbene nel corso della ispezione della polizia britannica nel suo appartamento, temporaneamente vuoto, si rinviene il passaporto dal quale si deduce che il possessore é entrato ufficialmente in un paese sudamericano nel quale é stato ucciso il dittatore ( atto per il quale era sospettato un inglese ), ma non vi é visto di uscita. Il che lascia presumere ai funzionari che il soggetto sia uscito illegalmente dal paese.
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nico g.
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domenica 10 giugno 2012
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carico di tensione
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Un thriller carico di tensione, tiene col fiato sospeso. Spero che sia all'altezza del libro da cui è tratto (che non ho ancora avuto il piacere di leggere).
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martedì 31 marzo 2009
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un poliziesco d.o.c.
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Rivisto da pochi giorni, era doveroso scrivere qualcosa in più rispetto al breve mio commento di qualche settimana fa. Si tratta di un bellissimo film poliziesco di alto livello, ispirato ad una storia vera, e questo è un valore aggiunto. Due protagonisti, lo Sciacallo (Edward Fox) ed il commissario Lebel (Michael Lonsdale), più una serie di comprimari che riempiono gli spazi tra le due storie principali, simmetriche e parallele. L'OAS, un'organizzazione di ex-combattenti, vuole assassinare il Generale De Gaulle. Il primo tentativo sfuma e il capo/ideatore viene giustiziato. Si affidano dunque ad un killer professionista (Edward Fox) che si assume l'incarico dietro pagamento di una somma enorme, che giustifica dicendo "è un prezzo ancora onesto, visto che voi ci guadagnate la Francia!".
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Rivisto da pochi giorni, era doveroso scrivere qualcosa in più rispetto al breve mio commento di qualche settimana fa. Si tratta di un bellissimo film poliziesco di alto livello, ispirato ad una storia vera, e questo è un valore aggiunto. Due protagonisti, lo Sciacallo (Edward Fox) ed il commissario Lebel (Michael Lonsdale), più una serie di comprimari che riempiono gli spazi tra le due storie principali, simmetriche e parallele. L'OAS, un'organizzazione di ex-combattenti, vuole assassinare il Generale De Gaulle. Il primo tentativo sfuma e il capo/ideatore viene giustiziato. Si affidano dunque ad un killer professionista (Edward Fox) che si assume l'incarico dietro pagamento di una somma enorme, che giustifica dicendo "è un prezzo ancora onesto, visto che voi ci guadagnate la Francia!". Lo Sciacallo si muove da solo, è un perfezionista elegante e disinvolto, arguto e intelligente, veste con ottimo gusto. A Genova noleggia un'auto (una Giulietta Spider) e commissiona ad uno specialista l'arma particolare che userà alla fine della missione. A questo proposito è degno di nota l'artificio da lui stesso ideato per passare la dogana senza destare sospetti. Torna a Parigi per organizzare il piano nei minimi dettagli (molto bella la sequenza degli appunti con i tre punti cruciali, e cioè: "come? dove? quando?"). In Francia però giunge sentore di un possibile pericolo per il Generale De Gaulle e viene perciò incaricato il migliore investigatore, il commissario Lebel, per trovare questo sicario ed annientarlo. Tornato a Genova lo Sciacallo riparte in auto per Parigi passando dal meraviglioso scenario della Costa Azzurra. Lebel subisce più di una battuta d'arresto durante le indagini, sopraffatto dall'ingegno criminale del killer, a suo agio anche negli imprevisti. Tra varie vicissitudini si arriva poi al giorno dell'attentato, dove solo un imponderabile contrattempo permetterà al commissario di sventare l'assassinio di De Gaulle. Almeno sei le sequenze da citare. La prima, quando Edward Fox si reca a ritirare l'arma commissionata. La guarda, la tocca, la "sfiora" quasi si trattasse di un'opera d'arte, ne apprezza ogni dettaglio. La seconda quando spara tre colpi per collimare il mirino, disintegrando l'anguria comprata al mercato. La terza quando, rilassato, entra nell'Hotel Negresco di Nizza per telefonare al suo "contatto". Ne esce con il volto cupo perchè ha saputo che la polizia sa (quasi) tutto e lo sta cercando. Al primo bivio decide di andare avanti, alza il tetto in tela dell'auto e riparte. La quarta sequenza, davvero bella, è alla fine, dove si vede un reduce di guerra dall'aria dimessa e sofferente arrivare con le stampelle vicino al luogo della cerimonia... La quinta sequenza ha invece il commissario protagonista, quieto e con l'aria un pò provinciale. Il suo assistente si preoccupa per gli indizi (solo un nome in codice). Lebel allora dice: "cominciamo col riconoscere che noi due siamo, dopo De Gaulle, le due persone più importanti in Francia". La sesta sequenza, unica per risolutezza espressiva, nella sala del ministro francese dove si prendono in segreto le decisioni. Lebel aziona un registratore e viene scoperta la "talpa" (un funzionario stesso) che ha rallentato le indagini. Il ministro chiede al commissario come faceva a sapere quale telefono intercettare. Lebel replica in tutta tranquillità: "Non lo potevo sapere, quindi ho messo sotto controllo tutti i vostri telefoni". Un ottimo film, davvero.
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[+] un "bellissimo " : ogni tanto lo riguardo.
(di serpina)
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"joss"
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sabato 7 marzo 2009
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un thriller convincente
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Una struttura temporale perfetta. Lo scorrere del tempo visto dalla parte del killer (Edward Fox) e del commissario Lebel (Michael Lonsdale). I preparativi dello "Sciacallo" e le astuzie del tutore della legge. Ambientato nel 1963 a Genova e Parigi, passando dalla Costa Azzurra. Indimenticabile Edward Fox quando entra nella hall del Negresco di Nizza per fare una telefonata. Un ottimo thriller, non risente degli anni e si rivede sempre volentieri. Il remake con B. Willis non è altrettanto convincente.
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fran87
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martedì 10 febbraio 2009
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dal romanzo al cinema
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Uno dei thriller più avvincenti degli anni ’70. Tratto dall’omonimo e felicemente famoso romanzo di Fredrick Forsyth, “Il giorno dello Sciacallo”, è una corsa contro il tempo, un classico scontro fra i due poli opposti che governano il mondo: il bene e il male, la giustizia e la criminalità sovversiva. Un complotto contro il generale francese De Gaulle ha destato lo scompiglio fra le forze dell’ordine che si vedono chiamate in causa per fermare una delle più serie minacce mai affrontate; l’obiettivo da fermare è un fantasma, un killer professionista ingaggiato dall’OAS con l’unico scopo di punire la Francia e ciò che essa rappresenta, lasciando un monito per tutti. L’abilità dello Sciacallo (questo l’AKA del killer) è esemplare: non lascia tracce, è meticoloso, preciso, attento a tutti i dettagli, è cauto, dispone di diverse identità e soprattutto non lascia nulla al caso.
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Uno dei thriller più avvincenti degli anni ’70. Tratto dall’omonimo e felicemente famoso romanzo di Fredrick Forsyth, “Il giorno dello Sciacallo”, è una corsa contro il tempo, un classico scontro fra i due poli opposti che governano il mondo: il bene e il male, la giustizia e la criminalità sovversiva. Un complotto contro il generale francese De Gaulle ha destato lo scompiglio fra le forze dell’ordine che si vedono chiamate in causa per fermare una delle più serie minacce mai affrontate; l’obiettivo da fermare è un fantasma, un killer professionista ingaggiato dall’OAS con l’unico scopo di punire la Francia e ciò che essa rappresenta, lasciando un monito per tutti. L’abilità dello Sciacallo (questo l’AKA del killer) è esemplare: non lascia tracce, è meticoloso, preciso, attento a tutti i dettagli, è cauto, dispone di diverse identità e soprattutto non lascia nulla al caso. Freddo e calcolatore non si ferma davanti a niente e nessuno, uccide se necessario e lo fa con straordinaria apatia, nonostante la consapevolezza di avere la polizia e i servizi segreti alle spalle; lui “va avanti” con il piano, senza guardarsi mai indietro.
Questo film, diretto dal premio Oscar Fred Zinnemann, ha il grande pregio, a differenza di tante altre pellicole basate su romanzi, di essere stato realizzato rimanendo il più fedele possibile alle vicende narrate (anche se alcune sequenze pur essendo presenti nel racconto sono state ambientate in zone diverse qui nel film), quasi si fosse cercato di rispettare la sacralità di un’opera letteraria di tal pregio (da ricordare che “Il giorno dello Sciacallo” fu premiato come miglior libro dell’anno). Analogamente a quanto si può leggere, c’è anche nel film quella che si può definire come “dualità parallela”, ovvero il racconto intersecato delle due vicende che riguardano l’una l’apoteosi del killer, e l’altra la disperata ricerca delle forze dell’ordine, che, imparando a pensare come lo Sciacallo, giungono a poco a poco alla maturità.
L’unico punto debole del film è probabilmente la parte finale, che pur essendo fedele, manca della giusta dose di suspance presente in modo straordinario nel testo. Ma forse questa scelta non è stata casuale, poiché si può pensare che il fatto di girare il tutto in modo vorticoso e precipitoso abbia avuto lo scopo di creare un senso di inquietudine nello spettatore, come uno shock improvviso e fulmineo, e di rimanere conforme a quella che è stata per tutta la vicenda “una corsa contro il tempo”, come la corsa contro una bomba innescata che sta per esplodere e lasciare il segno.
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