La storia in un lungo arco di tempo di una redazione di un quotidiano americano. Espandi ▽
Benvenuti nel nuovo
conte di Wes Anderson, che trasloca in Francia (il film è girato a Angoulême) con un bastimento carico di attori e un flusso ininterrotto di dialoghi. Parole che diventano la musica ammaliante di un film che è
gourmandise per gli occhi. Ogni inquadratura meriterebbe che ci fermassimo per cogliere tutti i dettagli che riempiono lo spazio e l’universo personale di un autore per cui il cinema è soprattutto arte pittorica. Film inesauribile, che richiede senza dubbio più visioni per riconoscere anche solo i volti delle star (americane e francesi) che appaiono il tempo di un primo piano,
The French Dispatch è l’omaggio di Wes Andersen a un mestiere che assomiglia a quello che fu il giornalismo e a un paese che assomiglia alla Francia. Piantata come una ‘casa di bambola’ al cuore di Ennui-sur-Blasé, la sede del giornale ospita una legione di attori (Tilda Swinton, Bill Murray, Owen Wilson, Benicio del Toro, Léa Seydoux, Mathieu Amalric, Lyna Khoudri, Edward Norton, Elisabeth Moss, Frances McDormand, Timothée Chalamet e ancora) venuti dalle due sponde dell’Atlantico anche solo per una replica, una battuta, per essere un frammento o un bagliore dentro un film costruito alla gloria della carta stampata e del cinema analogico. Impossibile davvero elencarli tutti, come intravederli sullo schermo e in quella parata funebre e malinconica che apre (e chiude) sulla morte del suo flemmatico direttore.