Opera prima della mongola Xiaoxuan Jiang: ispirata a fatti reali, la storia di un mandriano e performer, tra disuguaglianze economiche e tensioni etniche. Alle Giornate degli Autori
di Davide Brambilla La Rivista del Cinematografo
In una puntata di Dharma & Greg, sit-com anni '90 su un'insolita coppia di sposi, la madre di lui, donna snob dell'alta borghesia chiede in prestito alla mamma di lei, una hippy, un abito da usare come costume per Halloween. Una volta indossato alla domanda su come le stesse, la hippy le risponde: "Quello che per te è un costume, è per me un vestito di tutti i giorni".
Ho sempre tenuto alla mente questa citazione udita da bambino, che la visione di To Kill a Mongolian Horse mi ha rievocato, assistendo a scene - che da euforiche pian piano provocano un forte disagio fino al climax finale - nelle quali i protagonisti sono chiamati, se non addirittura costretti, a indossare costumi tipici, esibirsi in performance cavalleresche o anche semplici canzoni tradizionali a cappella, per il gusto e lo sfizio di chi detiene posizioni sociali elevate per ceto, denaro o etnia (è forte la denuncia rispetto ai cinesi nei confronti del popolo mongolo). [...]
di Davide Brambilla, articolo completo (3246 caratteri spazi inclusi) su La Rivista del Cinematografo 1 settembre 2024