Gli anni oscuri del regime dei khmer rossi stavolta vengono raccontati con gli strumenti della fiction. Una lezione di sottrazione e di economia dei mezzi. CANNES77. Cannes Première
di Aldo Spiniello Sentieri Selvaggi
La filmografia di Rithy Panh è da sempre votata alla causa di una memoria da ricomporre. E per questo torna per l'ennesima volta al buco nero della storia cambogiana, il regime di Pol Pot e dei khmer rossi. Ma stavolta sceglie di non utilizzare le forme del documentario, su cui ha fondato la sua statura autoriale. Era dal 2008 che non si cimentava con la fiction, dai tempi della trasposizione di Un barrage contre le Pacifique di Marguerite Duras. Un film che, non a caso, si concentrava su un altro periodo della storia del paese. [...]
di Aldo Spiniello, articolo completo (3097 caratteri spazi inclusi) su Sentieri Selvaggi 21 maggio 2024