Marcello Mio

Paolo Fossati

Geni o sregolatezza? I primi certamente, la seconda solo in apparenza. Non è, infatti, un deragliamento che porta Chiara Mastroianni a immedesimarsi in suo padre Marcello. Piuttosto pare una scelta catartica, che forgia un omaggio al genitore fino a farne occasione di affermare la propria emancipazione artistica, giocando con l'idea che il trasformismo sia una bizzarra fuga dalla realtà. Honoré dirige (e soprattutto scrive) con estro felliniano ed è bello immaginarsi il grande Federico accanto al suo alter ego Marcello, spettatori compiaciuti e commossi da lassù mentre Chiara, superati i 50 anni, si presta ad incarnare l'adorata figura paterna, persa quando ne aveva 24, in una carrellata citazionista che non sa di greatest hits (da «Le notti bianche» a «La dolce vita», i cinefili riconosceranno vieppiù riferimenti filmografici) bensì trasmuta il cinema vissuto da spettatrice in specchio dell'anima, come anche in campo di battaglia dove affrontare una volta per tutte l'ingombro della celebrità. [...]

di Paolo Fossati, articolo completo (1627 caratteri spazi inclusi) su Giornale di Brescia 25 maggio 2024