Marco Contino
Il Mattino di Padova
Non ha nome la protagonista di "Luce", secondo film di finzione, dopo "Il cratere", firmato da Silvia Luzi e Luca Bellino.
Una privazione di identità che rispecchia ciò che si vede sullo schermo: una giovane donna inchiodata (come le pelli che lavora in conceria) a una vita che sembra non appartenerle. La sua è una solitudine infinita: l'unica autentica relazione è quella con una voce telefonica maschile (Tommaso Ragno). Chi c'è (se c'è) all'altro capo del cellulare? È un affetto reale oppure è una proiezione della stessa protagonista che fantastica di fughe al mare, di fidanzati stilisti e di pasta fatta in casa per gli ospiti?
"Luce" si muove in direzioni opposte: non solo stilisticamente (tra documentario - soprattutto nelle sequenze girate in fabbrica - e finzione) ma anche in questo suo girovagare avvinghiato alla sua protagonista che sembra volersi affrancare da una vita fuori fuoco ma, allo stesso tempo, rimane piombata dentro a quella realtà, incapace di uscirne, se non con l'immaginazione. [...]
di Marco Contino, articolo completo (1903 caratteri spazi inclusi) su Il Mattino di Padova 24 gennaio 2025