Alla seconda opera di finzione, Silvia Luzi e Luca Bellino mettono la simulazione al servizio del reale. Con una lodevole Marianna Fontana nel pieno della disobbedienza alla ricerca dell'estraniazione
di Miriam Raccosta La Rivista del Cinematografo
Il rapporto ontologico fondativo tra quello che si definisce cinema del reale con la realtà filmata si basa sulla pretesa che quest'ultima venga restituita esattamente come è, manifestata senza alcuna mediazione. Per antonomasia costitutiva distinto dalla finzione in cui tutto è manipolato per veicolare l'illusione o verosimiglianza, ma di natura malleabile e ibridabile, delle volte tale divisione va ad affievolirsi permettendo l'intersecarsi tra la concezione del vero come spazio aperto, luogo da ricercare e l'elaborazione dell'immaginario dell'illusione in un'alternanza ben amalgamata tra le stesse. [...]
di Miriam Raccosta, articolo completo (3152 caratteri spazi inclusi) su La Rivista del Cinematografo 21 gennaio 2025