Dostoevskij

Un film di Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo. Con Filippo Timi, Gabriel Montesi, Carlotta Gamba, Federico Vanni.
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Formato Serie TV, Drammatico, durata 279 min. , numero episodi: 6. - Italia 2024. - Vision Distribution uscita giovedì 11 luglio 2024. - VM 14 - MYMONETRO Dostoevskij * * * 1/2 - valutazione media: 3,74 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

lettere a stampatello su fogli a quadretti Valutazione 5 stelle su cinque

di fulviowetzl


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martedì 16 luglio 2024

Entro al Mignon alle cinque e mezza con Elena, armato di thermos di caffè. Insieme a noi, da solo, entra Marco Bellocchio, lui in seconda fila, noi in quarta. Qualche giorno fa abbiamo visto proprio qui "Sbatti il mostro in prima pagina" e ora ci apprestiamo a vedere la vicenda di un vero serial killer, che ha incuriosito anche lui. Vero, si fa per dire. il film è un approfondito disturbante scandaglio dentro il killer e dentro ciascuno di noi, disposto a lasciarsi penetrare negli intimi recessi come con una colonscopia. "Sbatti il mostro" finiva con una sequenza astratta, sintesi di quanto avevamo visto svolgersi lungo il film, uno scarico di immondizia organica e industriale riversato in un naviglio a mischiarsi e intorpidare le acque definitivamente. Quegli stessi rifiuti li troviamo in Dostoevskij, diventano il paesaggio stesso, un devastato paesaggio laziale, dove i fiumi sono discariche, le colline come i terril fiamminghi, cumuli di materiali di scarto, le casette a schiera con verandina non finite, un senso di provvisorio e di sporco non più arginabile che invade case, commissariati, studi medici: Invade soprattutto le coscienze dei personaggi che vediamo vivere e apprestarsi a cercare di uscire di scena, quindi anche la nostra di coscienza, in maniera contagiosa, quelli di noi disposti a farsi invadere, quanto meno a coinvolgere. C'é un killer che si firma lasciando accanto alle vittime, lettere scritte a stampatello su fogli a quadretti di quinta. E' uno scrittore fluviale, di buone letture, che scrive pagine sparse come fogli strappati a "Memorie dal Sottosuolo", teorizzazioni nichiliste sull'inutilità del vivere, che incuriosisce in modo maniacale Enzo Vitello, il commissario che presiede la squadra speciale preposta alla risoluzione di questo caso. La sintonia tra Enzo e Dostoevskij è viscerale, Il film inizia infatti emblematicamente con il tentativo fallito perché interrotto di suicidarsi con un ingerimento industriale di psicofarmaci, tutti ben allienati su un tavolino a fianco di una lettera di addio. Il comando chiama per una nuova strage e Vitello è costretto ad accorrere sul luogo del delitto, a raccogliere e collezionare l'ennesima lettera cifrata di Dostoevskij. Queste lettere mi hanno ricordato i "messaggi ai marziani" di Oreste Nannetti, un ricoverato nel manicomio di Volterra, che incise con la fibbia della cintura sulle pareti esterne del cortile un murale di 180 metri lineari composto da queste lettere, ordinatamente inserite ciascuna in un rettangolo, scritte in caratteri cuneiformi. Mi capitò di filmarle integralmente per preservarle a futura memoria, in un piano sequenza sotto titoli di coda del mio film Prima la musica, poi le parole. E mi è parso subito che assolvessero lo stesso compito, per Nannetti di comunicare con gli extraterrestri, quindi con lo spazio profondo, vista l'assoluta mancanza per tutti gli anni della degenza di contatti umani con chicchessia, per Dostoevskij di scavare nella profondità dello spazio interiore, lasciando tracce e frammenti per decifrare a chi sta affrontando l'arduo compito di venire a capo di questa follia viscerale. Filippo Timi indossa il personaggio di Enzo Vitello in un modo talmente mimetico da diventare quasi autolesionista, sorprendentemente simile nei lineamenti e nei silenzi al Gian Maria Volonté di "Sbatti il mostro"; Carlotta Gamba si immerge in Ambra con la stessa foga, come fosse la resina del suo nome ad avvolgere e imprigionare gli insetti interiori. Matteo Cocco, geniale direttore della fotografia e operatore, avvolge tutto il film, girato in pellicola 16mm, esaltandone la grana  i graffi e le sporcature, di un manto di provvisorio, di buio, di fuorifuoco, che ti invischia ineluttabilmente fino alla fine delle cinque ore, necessarie ma non sufficienti, quando si apre sul verde solare di un ruscello  finalmente limpido come, sembra, la coscienza di chi lo sta scandagliando. 

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