Caracas |
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Un film di Marco D'Amore.
Con Toni Servillo, Marco D'Amore, Lina Camelia Lumbroso, Brian Parisi.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 110 min.
- Italia 2024.
- Vision Distribution
uscita giovedì 29 febbraio 2024.
MYMONETRO
Caracas
valutazione media:
2,84
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Caracas: il dipanarsi delle emozionidi Barbara75Feedback: 103 |
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sabato 2 marzo 2024 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Amore. È la prima parola che mi viene in mente in questa recensione, che non è una recensione tecnica, ma un flusso di coscienza. Dicevo Amore, come misura della conoscenza degli altri. Attraverso la ragione capisci, attraverso l'amore senti.
Senti, come Caracas, tutte le volte che qualcosa, una mancanza, ti ha spinto nella paura e nell'ebrezza di un abisso. Senti che ciò che ami può portarti a un'ossessione, come Giordano, soverchiato dai suoi personaggi e dalla storia stessa, al punto dall'esserne diventato egli stesso parte incontrollata. Come Yasmina, compulsiva amante di una misera via d'uscita, corrotta nell'anima, erotica e licenziosa Napoli, che fa parte di una relazione triangolare con Caracas e con l'eroina. Relazione in cui ognuno trova legittimazione e conforto negli altri due.
Mancanza. Ecco l'altra parola. Inscindibilmente legata con l'Amore. Gli esseri umani vivono di mancanze, l'amore stesso lo è. Amore di Caracas per un padre la cui assenza, così assurdamente ingombrante, riempie ogni interstizio della sua mente, gettandolo in un purgatorio di ricerca perenne; nel fascismo, nella voglia di una famiglia con una donna che, a causa della droga, si autodistrugge travolgendo anche la sua disperata voglia di stabilità affettiva. La ricerca di Dio, Patria o Allah, anche questa come una scelta necessitata dal bisogno. Sembra strano, oggi, ripetere che la religione è oppio per i popoli. Ma è un messaggio attualissimo.
Terza parola: Napoli. Luogo fermo e in movimento. Napoli ambientazione scenica dove il tempo non si svolge in maniera sincronica, seguendo la linea degli accadimenti. In questa Napoli il tempo è un cerchio, (mi viene in mente Mancondo) da cui tutto parte e tutto torna, e percorrendo questo cerchio Giordano torna diverso, intimamente cambiato, attribuendo, come nella più classica proiezione junghiana, il motivo del suo straniamento alla città e non a sé stesso. La città è quasi una sottotrama, un personaggio autonomo, ma volutamente non rappresentato mai direttamente in primo piano, ma quasi come l'inquadratura del riflesso della luna sul mare di notte, attraverso le mobili striature di gioia e sconforto che una illusione ottica può dare.
Hai sempre la sensazione che, forse, battendo tre volte i tacchi, puoi uscire dalla straniante sensazione di ottundimento di Giordano, ma ormai ci sei dentro, e quel sogno sporco e magico lo vuoi inseguire per vedere come andrà a finire, temendo, però, che la parola fine non ti darà la soluzione, non dipingerà scenari confortanti, ma avrai sempre a che fare con l'illusione striata di gioia e sconforto che è la vita.
Infine, menzione speciale: incompresi. C'è un messaggio potentissimo di comprensione, di empatia, di identificazione per capire l'altro - vero e unico messaggio delle religioni. L'incomprensione genera mostri, la conoscenza fratelli.
Film che innesca riflessioni sulla propria di vita, partendo da una miccia accesa con garbo maestro da regista e attori, che creano personaggi coinvolti in un gioco onirico a cui il pubblico è demandato dipanare .
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