Saltburn |
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Un film di Emerald Fennell.
Con Barry Keoghan, Jacob Elordi, Rosamund Pike, Richard E. Grant.
continua»
Drammatico,
durata 132 min.
- USA 2023.
MYMONETRO
Saltburn
valutazione media:
3,44
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Irrisolto, quasi un capolavorodi bioxFeedback: |
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venerdì 16 febbraio 2024 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un film imbastito su riferimenti (letterari, visivi e visionari, musicali, fotografici, storici) mischiati e sedimentati in un racconto torbido, volutamente complesso ma infine irrisolto. Cominciando dal protagonista (Keoghan) perfetto fisicamente (una spanna più basso dell'affascinante Felix), espressivamente ambiguo, uno sguardo inquietante. Per tutto il film seguiamo le sue gesta e le sue contraddizioni, i suoi gesti estremi, la sua emotività trattenuta, fino al ballo finale (era tutto programmato fin dall'inizio ?). Grazie ad una sceneggiatura ben cadenzata e a una regia sopraffina veniamo travolti dal clima e dal luogo (la magione di Saltburn), la recitazione dei protagonisti è eccezionale, persino i dialoghi, le scene, le luci, la musica, la fotografia, indissolubilmente creano una atmosfera speciale. La regista, come detto, inserisce riferimenti a iosa, spesso in maniera barocca, per sovrapposizione ma il ritmo non ne risente, si è rapiti, intorpiditi (cosa potrà succedere ancora ?). Come ogni grande opera esistono vari piani di lettura, la fantasmagoria degli elementi apre alle interpretazioni. Semmai questo insieme eclettico rischia di perdere il senso, a tratti sembra un esercizio stilistico ed intellettuale che si astrae dalla realtà, un sogno (a volte un incubo, gotico, persino horror), un sesso che non è sesso (strabordante eppure irrisolto, morboso, metaforico), una violenza accennata di cui cogliamo solo le conseguenze (il sangue). Il rischio è un esercizio estetico che perde il filo delle personalità (a cominciare dal protagonista), delle motivazioni, dei significati. L'intento è lasciare allo spettatore l'indirizzarsi verso una metafora sociologica, psicanalitica, letteraria, oppure crogiolarsi nel thriller, perdendosi nel labirinto senza meta. La scena finale del ballo goffo nella magione deserta esemplifica l'irresolutezza del finale aperto : forse ha ottenuto ciò che voleva (distruggere ed impossessarsi, manipolare per ottenere il potere), forse un ballo arlecchinesco della follia (solo e nudo alla meta, con un capitale privo di senso, in mezzo ai fantasmi della morte). Manca qualcosa per essere un capolavoro.
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