Profeti

Quell'infinito dolore sul fronte dell'isis

Nella prima scena di Profeti l'italiana Sara, inviata sul fronte dell'Isis nel 2015, intervista una giovane curda che spiega: «Combatto per i curdi, per la libertà e per le donne. Perché noi donne siamo il principale nemico dell'Isis. Ma l'Isis non è l'unico problema. In Medio Oriente, se sei una donna, devi imparare a difenderti il prima possibile. Qui, la maggior parte dei regimi è basata sulla sottomissione, sull'oppressione delle donne». Bisognerebbe tenere a mente questo dialogo per tutto il film. Subito dopo questa intervista Sara viene catturata dall'Isis e, dopo giorni di durissimi interrogatori, affidata alla moglie di un miliziano: Nur, cresciuta a Londra, radicalizzata tra gli "infedeli" e tornata in Siria come foreign fighter. Tra le due donne comincia un estenuante confronto: Sara deve farsi musulmana, credere al vero Dio. Cederà o resisterà? Come già in Sulla mia pelle (il film su Stefano Cucchi) Alessio Cremonini racconta la storia di una prigionia. Ma stavolta il gioco è più sottile e le ragioni della donna sottomessa all'Islam radicale emergono lentamente. Film doloroso, che pone domande e non dà risposte. Jasmine Trinca e Isabella Nefar recitano in inglese, e si sono doppiate da sé: il film esce anche in edizione originale, vale la pena di cercarlo.
Da La Repubblica, 26 gennaio 2023


di Alberto Crespi, 26 gennaio 2023