Di Lanthimos avevo visto “The Lobster” e mi era parso un film potente e disturbante. Ma “Povere Creature!” (Poor Things) è un film magistrale, di gran lunga superiore. destinato a lasciare un segno.
Innanzi tutto, mi ha colpito, il linguaggio filmico che l’autore ha adottato. Riprese grandangolari, linee curve, interni saturi, scene e ambienti adattati alla prospettiva circolare ed espansiva del grandangolo, come se fossero viste da occhi capaci di sorprendersi. A volte pare di entrare “in soggettiva” in una dimensione onirica e fiabesca che seduce l’occhio e la mente di chi guarda.
Città d’Europa ricreate assemblando elementi che ne rivelano la quintessenza: la Lisbona manuelina e neoclassica, dalle piazze decorate come interni sfarzosi; una Alessandria che assomiglia a un quadro di Escher, una Parigi che pare emergere dalle composizioni di Seurat o di Renoir. Qualcuno ha scritto che si tratta di città viste dagli occhi della protagonista. Sicuramente sono riviste dallo sguardo sovversivo del regista, che fornisce rappresentazioni sincretiche e affascinanti, con un gusto squisito dell’inquadratura e della costruzione della scena. La vicenda si svolge in epoca tardo vittoriana, ma è un periodo rivisitato in modo visionario e dagli elementi steampunk, con grosse macchine volanti simili a dirigibili che solcano i cieli delle metropoli europee e che fanno da contrappunto alle carrozze a cavallo.
Le suggestioni visive e scenografiche della pellicola fanno da cornice a una vicenda bizzarra e sfolgorante, che ibrida il mito di Frankenstein con il buon selvaggio di Voltaire e con la teoria dinamica di Freud sui rapporti tra principio del piacere e principio di realtà.
Il geniale scienziato Godwin Baxter riporta in vita una donna suicida e prossima al parto, sostituendo il suo cervello con quello del neonato che portava in grembo. Ne risulta una commistione potenzialmente mostruosa, un’adulta (chiamata Bella dal suo creatore) con un cervello da infante, ma capace di apprendimenti rapidi, un essere di una vitalità tumultuosa che vuole sperimentare, conoscere, provare piacere. Una persona priva di sovrastrutture culturali e normative che si butta sulla vita con la stessa voracità di un neonato che succhia dal seno materno.
Sono vani i tentativi del dottor Baxter di inserire Bella in un ambito protetto, prevedendo per lei un matrimonio “in famiglia” con il suo assistente McCandless. Bella sceglierà il cammino della libertà, facendosi strada tra convenzioni ipocrite e norme della buona società che verranno terremotate e distrutte dalla sua spinta vitale e dal suo sguardo non contaminato dalla civilizzazione.
Emma Stone fornisce una prova straordinaria misurandosi con un ruolo estremamente difficile. Non so quanto il doppiaggio abbia influito sulla sua performance, temo parecchio a giudicare dalle impressioni di chi ha visto il film in originale. Eccellente anche la recitazione di Defoe, alle prese con il ruolo dello scienziato geniale e folle, che lui interpreta senza eccessi, a dispetto della sua faccia grottescamente deforme e rattoppata.
Qualcuno ha voluto vedere nella proposta di Lanthimos un film femminista, un attacco al patriarcato. Mi pare tuttavia un’interpretazione riduttiva, anche se nel film le donne, e Bella in particolare, emergono prepotentemente sull’universo maschile. Il regista greco celebra con la sua pellicola il trionfo della natura e delle pulsioni sulle norme e le convenzioni che stringono gli umani come una camicia di forza. Approccio rischioso e forse anche temerario, ma sorretto da un’inventiva visiva e scenografica eccezionale che contribuisce a mantenere altissimo il piacere della visione.
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