La zona d'interesse

Un film di Jonathan Glazer. Con Christian Friedel, Sandra Hüller, Johann Karthaus, Luis Noah Witte.
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Titolo originale The Zone of Interest. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 105 min. - Gran Bretagna, Polonia, USA 2023. - I Wonder Pictures uscita giovedì 22 febbraio 2024. MYMONETRO La zona d'interesse * * * * - valutazione media: 4,12 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Villa con vista sulla Shoah

di Fabio Ferzetti L'Espresso

La banalità del Male, lato piscina, Gli uccellini cantano, i bambini sguazzano, la mamma mostra agli ospiti le piante ei fori del giardino. Ogni tanto in lontananza, molto in lontananza, echeggiano strani rumori, chissà cos'è. Ora i bambini bendano papà per fargli una sorpresa, un regalo di compleanno. Poi papà va al lavoro a cavallo. Papà porta anche la divisa e lavora proprio davanti casa. C'è un muro di cemento, alto alto, ci sono torrette, filo spinato. Le urla lontane forse vengono da li. Anche quegli ometti che ogni tanto sfrecciano in giardino forse vengono da li. La mamma del resto ha uno strano soprannome. La regina di Auschwitz, la chiama papà. «Sei proprio caduta in piedi, figlia mial», dice soddisfatta la suocera, che una volta faceva le pulizie a casa di una signora, una signora ricca e colta che adesso sta lì, dietro il filo spinato. E loro si sono prese tutto. Liberamente ispirato a un romanzo di Martin Amis a sua volta ispirato a Rudolf Höss, I'ingegnere comandante di Auschwitz, "La zona d'interesse" (cosi le SS chiamavano i terreni circostanti) evoca con terribile efficacia un antico monito di Jean Luc Godard. L'unico modo per rap presentare la Shoah, diceva Godard mezzo secolo fa, sarebbe raccontarne il lato burocratico, i problemi organizzativi. Quanti corpi posso trasportare in un giorno? Quanti ne posso incenerire? Inglese di scendente da ebrei ucraini, Jonathan Glazer va oltre. Höss è visto quasi solo in famiglia la casa del comandante sorgeva davvero accanto al lager) secondo un dispositivo formale, cioè etico, rigoroso quanto appassionante. Inquadrature studiatissime, musiche dissonanti, cineprese e microfoni ovunque per catturare la vita quotidiana. Come in un "Grande fratello" ancora più horror dell'originale. Il lager e i suoi orrori restano fuori campo: assenza, più acuta presenza. Ma non è tutto. Affacciato su quell'oscenità senza nome, lo spettatore si trova catapultato nel presente. Quell'indifferenza mostruosa non è solo la loro. È anche la nostra. Ecco perché, forse, solo oggi si poteva realizzare un film come questo.
Da L'Espresso, 23 febbraio 2024


di Fabio Ferzetti, 23 febbraio 2024

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