La zona d'interesse

Un film di Jonathan Glazer. Con Christian Friedel, Sandra Hüller, Johann Karthaus, Luis Noah Witte.
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Titolo originale The Zone of Interest. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 105 min. - Gran Bretagna, Polonia, USA 2023. - I Wonder Pictures uscita giovedì 22 febbraio 2024. MYMONETRO La zona d'interesse * * * * - valutazione media: 4,12 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Se il giardino confina con l'orrore

di Natalia Aspesi La Repubblica

Una giornata di sole, nel grande giardino attorno alla piscina, fiori splendenti ovunque, gli amici si rilassano sereni e i bambini giocano senza pensieri. Al fondo, si alza una grigia barriera, un muro invalicabile, ed è da lì che ogni tanto si alza un grido feroce, l'abbaiare furibondo dei cani, i secchi colpi delle armi, un sordo suono vischioso e monotono che non smette mai di funzionare. Di qua, nel giardino, c'è la vita placida, di là, dentro le mura, c'è la fabbrica della morte, l'incessante rumore della vita che orribilmente si spegne; decine, migliaia, milioni, rinchiusi e lì gasati, non umani: ebrei. A decine, a migliaia, e con gli altri campi di sterminio, a milioni. 6 milioni, 6 milioni, 6 milioni; pare una fantasia forse, invece ce lo siamo dimenticato, quell'ignominia può essere entrata dentro di noi, fa parte di noi; anche noi potremmo farlo? Di sicuro non lo dimentica Jonathan Glazer, di nazionalità britannica e di famiglia ebrea di origine bessarabica e ucraina, lunghi e ricciuti capelli spettinati, 59 anni giovanili. Da bambino mai nessuno, nessuno in casa, gli ha rivelato l'orrore indicibile dell'Olocausto: cancellato da tutti per non riviverlo, poi raccontato piangendo in Shoah , il grandioso documentario di Claude Lanzmann del 1985. Adesso esce da noi (il 22 febbraio) il suo ultimo film, La zona d'interesse come i nazisti chiamavano i campi di sterminio, vagamente tratto dal romanzo del 2014 dallo stesso titolo, di Martin Amis, ma è probabile anche dall'autobiografia scritta da Rudolf Hoss, e ad Auschwitz di cui per quattro volte era stato il comandante, impiccato il 16 aprile 1947, a 45 anni. Il film, anglopolacco, è girato con attori tedeschi in Polonia, nella "zona di interesse" di Auschwitz, e la casa con il bel giardino è stata ricostruita uguale a quella vera, che i proprietari di oggi non hanno ceduto per le riprese. Dato al Festival di Cannes l'anno scorso, ha vinto il Gran Premio speciale della Giuria. È tra i film e i registi che a marzo concorreranno all'Oscar. Da quanto tempo non diciamo più: è un capolavoro? Da quando un film senza nulla mostrarci, ci toglie il respiro? Da quando lo stesso film di estrema brutalità ce lo troviamo attorno a noi, di colpo, tra la guerra insensata e senza rimorso in Ucraina, con gli ebrei di Israele, gli ebrei del mondo, e noi ci sentiamo corresponsabili per i palestinesi in fuga da Gaza, lo strazio è per quella corsa verso il nulla, che ci obbliga a fare quelle cose di grande vaghezza come i cortei di protesta doverosi e inutili. Il film di Glazer ci riporta a quel tempo ormai molto lontano in cui non si fecero i cortei per salvare i sei milioni di ebrei sparsi nel mondo, l'immenso pogrom che non avrebbe lasciato un solo ebreo vivo, un'apocalisse di milioni di ebrei tolti alla vita. Per questo immagino che il nostro debito che dobbiamo a loro non si estinguerà mai, mai. Forse il film crudelissimo e armonioso di Glazer arriva in tempo perché stando qui, al riparo, dando il dovuto rispetto ai cortei per i palestinesi di Gaza, si rispettino anche gli ebrei che difendono il loro paese; costato loro 6 milioni di morti. Penso che sarà difficile non dare alla Zona di Interesse , il premio Oscar o alla regia (il film ha cinque candidature perfette e potrebbe vincerle tutte) perché il film non è neppure un film, ma la nostra storia, anche se possono passare per carini A natomia di una caduta e forse (basta che non sia l'orrida Barbie) Povere Creature! , anche loro candidati. Rudolf Hoss tutto vestito di bianco, con la strana pettinatura dei nazisti, sovraintende all'idilliaco paradiso del giardino che dà sul fiume Sola: ogni tanto, facendo canottaggio raccoglie rimasugli bruciati che provengono dai corpi degli ebrei, e questo non va bene per i loro cinque figli e per il piccolo di pochi mesi che la mamma Hedwig, la solita biondina dalla strana pettinatura, se lo porta in braccio ad annusare le coccinelle (la tedesca Sandra Huller che ha vinto il premio a Cannes del 2023 ed è candidata all'Oscar di quest'anno assieme al film e a Glazer). Rudolf ha incontrato nel salotto di casa personaggi (uno è Eichmann) che gli propongono il veleno più efficace per l'eliminazione massiccia del "carico", e decidono per lo Zyklon B che va bene per i parassiti e dà subito grande soddisfazione, mai tanti morti alla volta. Ogni sera lui passa ordinatamente a spegnere le luci e la porta di casa, di giorno ammira la meraviglia dei fiori che gli internati mettono a posto. Hedwig prova le pellicce sontuose delle donne gasate (lasceranno Auschwitz con un paio di vagoni pieni di meraviglie) e scherza con le cameriere ebree prese dal campo, "prima che mio marito ti spazzi via con la scopa". Arriva a trovarla la mamma che fa la cameriera che ricorda la sua signora ebrea e le dice quanto è stata fortunata col matrimonio, poi in silenzio se ne va, perché all'odore della casa non si è abituata. Lui, Hoss, come lo chiama Primo Levi "a dispetto dei suoi sforzi di difesa, appare per quello che è, un furfante, stupido, verboso, pieno di boria" metterà incinta una ragazza ebrea del lager. Ma altro di lei non si sa. Ciò che rende agghiacciate il film è la separazione tra il suono e quel che si vede: le scene sono bucoliche, carine, ariane, quello che avviene in una casa di vacanza sul fiume, (e tutti i protagonisti hanno un volto sfumato, incerto); e il sonoro, quasi un altro film, con il continuo rumore che sa fare la morte, curata dal compositore Mica Levi, quello che he ha lavorato con Glazer anche per Under the skin il film di fantascienza del 2013. Dieci anni senza fare un film, e poi La zona d'interesse . Dal libro di Martin Amis, c'è nella postfazione questa frase ancora di Primo Levi che appena arrivato ad Auschwitz, vede "fuori da una finestra, un bel ghiacciolo a portata di mano. Ho aperto la finestra, ho staccato il ghiacciolo, ma subito si è fatto avanti uno grande e grosso che si aggirava là fuori e me lo ha strappato brutalmente. Warum ? gli ho chiesto nel mio povero tedesco - Hier ist kein Warum - ( qui non c'è perché) mi ha risposto ricacciandomi dentro con uno spintone.
Da La Repubblica, 12 febbraio 2024


di Natalia Aspesi, 12 febbraio 2024

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