La zona d'interesse

Film 2023 | Drammatico, Storico, +13 105 min.

Regia di Jonathan Glazer. Un film Da vedere 2023 con Christian Friedel, Sandra Hüller, Johann Karthaus, Luis Noah Witte, Nele Ahrensmeier. Cast completo Titolo originale: The Zone of Interest. Genere Drammatico, Storico, - Gran Bretagna, Polonia, USA, 2023, durata 105 minuti. Uscita cinema giovedì 22 febbraio 2024 distribuito da I Wonder Pictures. Oggi tra i film al cinema in 12 sale cinematografiche Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 4,06 su 44 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 19 febbraio 2024

Argomenti:  La zona d'interesse

La vita del comandante di Auschwitz e sua moglie nei pressi del campo di concentramento. Il film ha ottenuto 5 candidature e vinto 2 Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Cannes, 3 candidature a Golden Globes, 9 candidature e vinto 3 BAFTA, 5 candidature e vinto un premio ai European Film Awards, Il film è stato premiato a National Board, 1 candidatura a Critics Choice Award, 1 candidatura a Spirit Awards, In Italia al Box Office La zona d'interesse ha incassato nelle prime 11 settimane di programmazione 4,6 milioni di euro e 9 mila euro nel primo weekend.

2024
Consigliato assolutamente sì!
4,06/5
MYMOVIES 4,50
CRITICA 4,09
PUBBLICO 3,60
ASSOLUTAMENTE SÌ
Un'opera di cui si parlerà a lungo. Un laboratorio di analisi della banalità del male con la straordinaria Sandra Hüller.
Recensione di Emanuele Sacchi
venerdì 3 marzo 2023
Recensione di Emanuele Sacchi
venerdì 3 marzo 2023

Rudolf Höss e famiglia vivono la loro quiete borghese in una tenuta fuori città, tra gioie e problemi quotidiani: lui va al lavoro, lei cura il giardino e i figli giocano tra loro o combinano qualche marachella. C'è un dettaglio però. Accanto a loro, separato solo da un muro, c'è il campo di concentramento di Auschwitz, di cui Rudolf è il direttore.

A dieci anni di distanza da Under the Skin, acclamato universalmente come una delle opere che ha meglio colto le inquietudini della contemporaneità, Jonathan Glazer si ripresenta con la trasposizione di un romanzo di Martin Amis.

Siamo di fronte ad un film ambizioso e collocato in un'epoca storica tristemente nota, quella degli anni '40 e della messa in atto della Soluzione Finale da parte dei nazisti.

Ma è chiaro fin da subito come non sia la ricostruzione storica a interessare il regista, bensì la messa in scena di una situazione paradossale, così estrema da trasformarsi in un laboratorio di analisi della banalità del male e della separazione tra percezione soggettiva e realtà oggettiva.

Introdotto e chiuso da alcuni minuti di solo audio - una composizione di Mica Levi che sembra rievocare il suono di urla di dolore umane - il film di Glazer sceglie di introdurci alla vita di una famiglia rivelando gradualmente il contesto generale. Con un astuto gioco di campi e controcampi e una meticolosa osservazione del profilmico, in cui ogni dettaglio dell'inquadratura assume importanza, cominciamo a intravedere cosa ci sia al di là del muro, e quindi ad associarlo alle immagini note di una delle pagine più tragiche della storia dell'umanità. Svelato il mistero, tutto assume un nuovo significato e ogni situazione quotidiana sembra una versione distorta di quanto avviene al di là del muro: non saremo più in grado, come è giusto che sia, di interpretare con il medesimo metro di giudizio quanto avviene alla famiglia Höss.

Eppure, superato lo choc della scoperta, a emergere con vigore è il ruolo simbolico della rappresentazione messa in atto da Glazer. Una volta che tra spettatore e personaggi si è creato un distacco siderale, ecco che la sceneggiatura li riavvicina, insinuando il dubbio che sia proprio la normalità di alcuni piccoli gesti e dialoghi il monito nascosto di La zona d'interesse. I discorsi sulla carriera professionale di Rudolf, il ménage famigliare o il contrasto tra la personificazione di animali e piante a scapito dell'oggettivizzazione delle vittime di Auschwitz, la costante sensazione di vivere in una bolla, nella negazione di quel che avviene al di fuori, riproduce comportamenti e vizi della nostra contemporaneità borghese.

Tendenze sempre più diffuse nella società del terzo millennio, che pongono inquietanti dilemmi etici su quale sia il possibile approdo di una graduale disaffezione dal nostro lato più umano e istintuale. Di Auschwitz ascoltiamo solo i rumori, spari e grida di dolore, ma non vediamo nulla di quel che avviene all'interno. Anche noi spettatori, complici e colpevoli, assisteremo alla rivelazione della verità - periodicamente negata e ridiscussa - solo a cose fatte, in un epilogo che apre al surreale e che dona l'esatta chiave di lettura sul film.

Ancora una volta straordinaria Sandra Hüller (Toni Erdmann) nel ruolo di Hedwig, moglie di Rudolf, così affezionata alla propria dimora da lottare strenuamente perché il marito mantenga la propria posizione professionale. Ma è la coralità di cast nel suo complesso, unita alla direzione di Glazer e alle musiche di Levi, a rendere La zona d'interesse un'opera di cui si parlerà a lungo.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
mercoledì 14 febbraio 2024
Michele

 Nonostante il tema dell'Olocausto sia stato ampiamente affrontato, filmato e dibattuto dal cinema con opere monumentali entrate nella cultura collettiva di tutti, Glazer riesce a trovare un nuovo punto di vista dal quale raccontare questo evento storico. Auschwitz è lo sfondo della scenografia, è presente, sempre, ma non ci entriamo mai.

sabato 23 marzo 2024
gabriella

 L'immagine di apertura è uno schiaffo drirtto in faccia, uno sfondo nero dal quale provengono suoni distorti, laceranti, stridenti, i nostri occhi non vedono ,.ma le orecchie sentono quei suoni deformati, li ascoltano , non ci abbandonano più, nemmeno quando entriamo nella bella casa della famiglia Hoss, nel loro giardino curato con tanto di piscina, la servitù che corre [...] Vai alla recensione »

lunedì 18 marzo 2024
Eraldo

E' difficile e forse non ha nemmeno senso dare un voto ad un film come questo: ma non perché  non lo meriti, ma piuttosto perché si pone talmente al di là, che persino un giudizio diventa inadeguato. E' certamente ben rappresentato il contrasto lacerante tra il Campo di sterminio di Auschwitz e la casa al di qua del muro dove vive il direttore con la sua giovane famiglia, [...] Vai alla recensione »

giovedì 29 febbraio 2024
carlo santoni

Se non è un capolavoro assoluto, ci va assai vicino, soprattutto per il nitore concettuale che lo permea, e che lo rende estremamente coerente, a cominciare dall’uso della mdp: quasi sempre in posizione fissa e diretta ortogonalmente all’oggetto che riprende; e quando la mdp è in movimento, magari per seguire un personaggio che sta camminando, scorre su binari che eliminano [...] Vai alla recensione »

venerdì 26 aprile 2024
Eugenio

L’orrore, delle volte, ha il volto dell’assoluta tranquillità. O meglio, l’orrore è asettico, gelido. Non ti concede nulla, solo spazio per il dolore. La zona di interesse è un film dell’orrore. Un orrore che permea i cento e passa minuti della pellicola con un inizio e fine a cerchio raggelati in una musica catatonica che ricorda grida umane.

martedì 26 marzo 2024
Moviepillows_

    Adattamento del romanzo di Martin Amis del 2014, vincitore dell'Oscar come Miglior Film Internazionale, la Zona d'Interesse di J. Glazer è il primo film che racconta l'Olocausto da un punto di vista diverso: quello dei nazisti Rudolf e Hedda Hoss.    I due coniugi e i rispettivi figli si sono trasferiti in Polonia in una villa con un giardino [...] Vai alla recensione »

giovedì 29 febbraio 2024
Fif

Se avete ancora speranza nell’uomo, se vi appigliate quotidianamente con fatica ad ogni cencio di comunità per sentirvi meno soli in un percorso vitale di difficile lettura, non guardate la zona di interesse, non leggetene neanche le recensioni, attraversate prima di incontrarne i manifesti nei cinema che ce l’hanno in programmazione, perché se lo vedrete, poi, non potrete [...] Vai alla recensione »

mercoledì 3 aprile 2024
LUCIANO SIBIO

 Film molto intenso, bellissimo che descrive il male nella sua massima espressione: chi lo compie non se ne avvede essendo ormai parte organica della sua normalità e quotidianità tant'è che non è mai rappresentato ma solo fatto intuire allo spettatore.Ma centrale, seppur poco commentato qui e finemente poetico nel film, è il richiamo alla favola di Greta [...] Vai alla recensione »

giovedì 7 marzo 2024
paolorol

Questo arrosto è delizioso..le patate sono ben cotte..mi passi il sale ?..ti posso riempire il bicchiere ?...il tuo tiramisù è fantastico... Gioiose scene di vita quotidiana, allietate da suoni, parole ed immagini di un telegiornale. Il televisore è sempre acceso e ci vomita addosso l'orrore quotidiano. Ma continuiamo a mangiare, a gustare e ad apprezzare il cibo.

mercoledì 6 marzo 2024
Rumon

Molto è stato raccontato su Auschwitz, vista dalla parte delle vittime. Meno dalla parte dei carnefici. "La zona d'interesse" non solo racconta Auschwitz dalla parte del più efficiente dei carnefici, ma lo fa mostrando la vita quotidiana della sua famiglia, in tutti i suoi aspetti. Ne risulterebbe il ritratto di una famiglia normale, se non fosse per la comparsa in alcune [...] Vai alla recensione »

venerdì 1 marzo 2024
Clara Stroppiana

 Film sull’olocausto o film sull’oggi? Per capire il senso dell’ultima opera di Jonathan Glazer proviamo a partire dal finale. Da quelle brevi scene collocate nel tempo che ci è con-temporaneo. La distanza storica dal passato in cui si ambienta The Zone of Interest, è lunga più di ottant’anni, ma la distanza emotiva è quasi impercettibile.

giovedì 29 febbraio 2024
Imperior Max

Sarò sincero, Jonathan Glazer l’ultima volta con Under The Skin mi aveva molto interdetto per un semplice motivo. Quando aggiungeva elementi narrativi di stampo fantascientifico o normali creava alla storia ancora più domande e imprecisioni rendendo il tutto sempre più inefficace.Con questo LA ZONA D’INTERESSE invece aggiunge poco e intensifica esponenzialmente la messinscena togliendo più virtuosismi [...] Vai alla recensione »

lunedì 25 marzo 2024
mauro.t

Liberamente tratto dal romanzo di Martin Amis. Rudolph Höss è comandante del campo di concentramento di Auschwitz e vive con la moglie e i cinque figli in una bella villa contigua al campo, con un giardino curato, serre, una piscinetta e servitù polacca. Lì vicino c’è un fiume e un bosco dove fare scampagnate. Quando Höss viene rimosso da Auschwitz e promosso [...] Vai alla recensione »

venerdì 8 marzo 2024
Mauridal

  La zona d’interesse” è, a mio avviso, un Grande film. Un film necessario per i tempi attuali, dove assistiamo impotenti a guerre e genocidi che, seppur geograficamente lontani, dovrebbero umanamente e politicamente coinvolgerci. Mentre è attuale la notizia del genocidio del popolo palestinese, Glazer, invece, torna indietro nel tempo e racconta, da un punto di [...] Vai alla recensione »

mercoledì 6 marzo 2024
enzo70

Questo film di Jonathan Glaze lascerà una traccia nell’ampissima schiera di film che hanno avuto ad oggetto i campi di sterminio della follia nazista. Il dolore di Auschwitz arriva sempre sullo sfondo, qualche latrato di un cane, qualche urlo di dolore in sottofondo, pochi spari di proiettile. La vita della famiglia di Rudolf Hoss è semplice, quasi banale, la solita, terribile banalit&ag [...] Vai alla recensione »

giovedì 29 febbraio 2024
Fif

Se avete ancora speranza nell’uomo, se vi appigliate quotidianamente con fatica ad ogni cencio di comunità per sentirvi meno soli in un percorso vitale di difficile lettura, non guardate la zona di interesse, non leggetene neanche le recensioni, attraversate prima di incontrarne i manifesti nei cinema che ce l’hanno in programmazione, perché se lo vedrete, poi, non potrete mai più far finta di non [...] Vai alla recensione »

giovedì 22 febbraio 2024
athos

Rudolf Hoss era un arrivista che fece carriera nella fase della "soluzione finale" nazista. Nella lettera al figlio prima di essere impiccato lo esorta a ragionare con la sua testa, senza condizionamenti. Ma anche lui, o perlomeno secondo il regista, non ebbe infatuazioni ideologiche. Il suo unico scopo era compiacere e fare strada nel sistema.

martedì 27 febbraio 2024
francesca meneghetti

Dubito che stasera farò sonni tranquilli: lo appena visto un film sulla Shoah, La zona di interesse. Ma un film che non mostra la Shoah, non riprende scene di violenza, esecuzioni, corpi martoriati. Non si vede nulla. Quello che si vede, anzi, è idilliaco. Un paesaggio naturale rigoglioso, solcato da un fiume. Un giardino fiorito e curato, con serra e piscina, una casa linda dove si aggirano, oltre [...] Vai alla recensione »

lunedì 26 febbraio 2024
no_data

Numerosi sono stati i tentativi di raccontare l’inenarrabile tragedia dell’Olocausto, fin troppo spesso adagiandodi sulla pornografica messa in scena della gratuità della violenza. Solo un ristrettissimo numero di autori è stato capace di restituire al mondo una lucida, necessaria rappresentazione della tragedia. In questa sede è giusto fare qualche nome ricordando, [...] Vai alla recensione »

giovedì 14 marzo 2024
tozKino

Ho visto moltissimi film su quell’orribile pagina della storia dell’umanità che illustra e descrive la Shoah, lo sterminio degli Ebrei: alcuni narrati con rigore storico e piglio giornalistico, altri con drammatica empatia, racconti che ricostruiscono l’ambiente storico, sociale oppure le visioni paranoiche di Hitler; film che hanno raccontato la vita dei lager, i rastrellamenti, [...] Vai alla recensione »

mercoledì 28 febbraio 2024
angelo umana

 Proprio di ciò si tratta, della banalità del male, le vite di chi abitò tranquillamente accanto a campi di concentramento e si disinteressò di quanto là avvenisse, (cosa che riguardò anche i residenti vicini di casa di ebrei nelle città, la cui esistenza veniva denunciata), forse perché chi si fosse ribellato sarebbe stato passato per le [...] Vai alla recensione »

venerdì 23 febbraio 2024
ROSMERSHOLM

Film ENORME: quando il cinema sfrutta tutti gli srumenti della sua arte per realizzare un'Opera che entra di diritto nella storia del cinema. Contemporaneamente iperrealista e metafisico, necessiterà del tempo per essere compreso interamente nella sua formidabile potenza.  (Un discorso a parte meriterebbe l'equivoco causato dalla Arendt ...)

martedì 19 marzo 2024
TheMichTemp

Sembra che parli di "loro", ma parla (anche) di "noi". Imperdibile.

domenica 10 marzo 2024
Xerox

Sbagliato! Questo non è un film sul nazismo, o su Auschwitz. Questo è un film sulla natura umana. E sugli indifferenti. (Ricordate "Odio gli indifferenti", di Antonio Gramsci?). Questo è un film che ci invita a riflettere sulla natura storta degli umani. Gli umani che girano la testa, gli occhi e le orecchie davanti alle cose storte.

giovedì 7 marzo 2024
AldoT

Un film spiazzante. Dal punto di vista della "vita quotidiana" di un comandante nazista che fa il suo "lavoro", ha la sua casa, la sua famiglia, i figli, un cane, la servitù....tutto a pochi metri dal campo di concentramento. Una continua vertigine fatta soprattutto di suoni con qualche spiazzante incastro surrealista. Un film geniale.

domenica 25 febbraio 2024
goldy

 Del film apprezzo l'immediatezza del messaggio. Un'evidenza del male che diventa episteme cioè ha un grado di verità che sembra ineluttabile quanto impossibile a combattere.  Invece è esattamente il contrario. Il male esiste perché il risultato della nostra inadeguatezza  a combatterlo. Lo viviamo come una realtà  scritta nel DNA  [...] Vai alla recensione »

sabato 23 marzo 2024
matteo

Questo non è un film su Auschwitz ma sulla miseria umana che ha portato a rendere possibile quell’orrore. La vita borghese della famiglia Hoss, con la sua bella casa ordinata e il giardino simmetrico senza erbacce confina con il baratro della coscienza umana, anzi ne è la diretta espressione. La sua banalità non è altro che una normalità impossibile e insostenibile [...] Vai alla recensione »

giovedì 29 febbraio 2024
Bruno La Mela

Non ho capito cosa significa spero le scene in notturna, bianco e nero fotonico, dove una bambina inserisce nel terreno delle mele, aspetta che passino due guardie seguite da un maiale per tornare a casa in bicicletta. Cosa significano quelle scene?

sabato 20 aprile 2024
no_data

A mio parere, è un film di gran lunga sopravalutato che non racconta niente di nuovo e neanche in modo nuovo. I personaggi sono (volutamente) inespressivi e non trasmettono alcun tipo di emozione, al di fuori della scena nella quale la moglie del comandante del campo reagisce all'idea di un trasferimento della famiglia. Non è una novità la messa in scena dell'indifferenza del mondo alle vicende dei [...] Vai alla recensione »

giovedì 18 aprile 2024
Cencetto

E' un opera bellissima. La vita giornaliera di questa famiglia con la loro quotidianità accanto ad uno degli orrori più spaventosi.Hanno problemi (?) di scuola, feste, figli e amici accanto ai forni crematori.Sembra la vita normale di un funzionario di partito ma poi si vede il fumo uscire dai camini.Le lamentele della moglie che non accetta il trasferimento del marito sapendo che perde il paradiso [...] Vai alla recensione »

domenica 10 marzo 2024
Antonella

Sono molto grata a Glazer, mi ha risparmiato atrocità visive facendomi 'sentire', in tutti i sensi, tutta l'atrocità che gli esseri umani riescono a pensare, mettere in atto e continuare a mettere in atto. Magistrale inoltre la sua sottile capacità di farci vedere le singole 'anormalità' della famiglia 'normale' e la potenza dell'efficienza. [...] Vai alla recensione »

domenica 3 marzo 2024
chansgiardinier

Mi intriga assai il "momento" citato da Fif nel suo "l'oggettività del quotidiano", quando Hoss vomita due volte scendendo le scale verso la fine del film. Io non ho pensato che la vomitata fosse  foriera di qualche brutto male e quindi "giustiziante" per il cattivo tedesco. Al contrario, ho pensato ad un banale conato causato da cibo guasto ingerito da [...] Vai alla recensione »

giovedì 4 aprile 2024
asia

Lo aspettavo con entusiasmo e non mi ha colpito. Un'idea finita lì. Scene povere. Dialoghi poveri. Avvenimenti poveri. Storia per niente emozionante. Una delusione.

venerdì 22 marzo 2024
Fulvio Wetzl

Giovanni Wetzl, Mio Figlio: ai visto la zona di interesse? Fulvio Wetzl: Certo capolavoro immenso e agghiacciante.  Fulvio Wetzl: Sì Giovanni Wetzl: Bellissimo Zone of Interest Cioè non è nemmeno bello. È solo un’esperienza allucinante Non me lo aspettavo così inquietante Pensavo fosse più tradizionale, invece proprio esperienza [...] Vai alla recensione »

martedì 5 marzo 2024
il ben parlante

Un giardino curato, una piscina, dei bambini biondi che giocano. Una madre di famiglia che indica il nome dei fiori al neonato che tiene in braccio. Sembra il paradiso in terra. Ecco Rudolf, il capofamiglia pronto ad andare al lavoro. È in una impeccabile divisa grigia. L’inquadratura si allarga: c’è del filo spinato laggiù. Il film “La zona d’interesse” è la casa dei sogni addossata a un muro.

sabato 16 marzo 2024
no_data

Una buona idea iniziale per denunciare la nostra indifferenza di fronte ad un presente fatto di tragedia e Hanna Arendt come leit motiv... per il resto tanta noia e qualche incongruenza tanto per destabilizzare.  Scusate la franchezza ma Fantozzi lo direbbe meglio...

sabato 2 marzo 2024
ergo

Non mi ha convinto fino in fondo. Salvo la fotografia, le prospettive geometriche, i ritratti domestici in serie, ed il turibinio del genocidio ruminante nel sottofondo, coi suoi rumori cupi e confusi. Carino il risvolto della favola di Hansel e Gretel o la fanciulla che nasconde mele nottetempo. Per il resto mi è sembrato soltanto un documentario oleografico su una famiglia che vive "dall&# [...] Vai alla recensione »

lunedì 26 febbraio 2024
Clod

La tragica unicità della Shoah risiede proprio nel modus che definirei impiegatizio dei massacratori. Sembrerebbe quindi una buona idea seguire la vita agiata della famigliola ariana oltre le mura del lager, seguire l'ineffabile carriera del mite demone sterminatore, lasciando in sottofondo i suoni lontani degli eccidi. Purtroppo però un'idea, per quanto potente, può non [...] Vai alla recensione »

lunedì 26 febbraio 2024
edogra

Uscendo dal cinema una domanda : cosa aggiunge questo film a tutto quello che è già stato scritto sui campi di Auschwitz ?  La mia risposta è : nulla, assolutamente nulla A tratti e' noioso da far addormentare, a tratti sembra ripiegarsi su se stesso quasi compiacendosi del suo essere criptico e fuori da ogni schema.  Ultima nota per la colonna sonora, assente [...] Vai alla recensione »

domenica 25 febbraio 2024
Maugam

La mia e’ una recensione fatta con gli occhi di uno spettatore medio e non certo professionista. Da questo mio punto di vista, questo e’ un film, sostanzialmente, inutile. Nulla ha aggiunto allo stereotipo dell’Olocausto. Praticamente incomprensibili, alla platea non indottrinata, le immagini in negativo. Fastidiose le lugubri forzature musicali.

sabato 30 marzo 2024
Angelo

 Uno dei peggiori film mai visti. Recitazione e/o doppiaggio, terribile.  Cosa vuole significare, è "opinabile" ma comunque banale.

mercoledì 28 febbraio 2024
Paola

Questo film riprende un tema già ampiamente trattato nel film IL BAMBINO CON IL PIGIAMA A RIGHE. Mi aspettavo da questo film molta più psicologia, riflessioni sulla vita agiata e serena della famiglia in contrasto con "l'aldilà del muro". Invece mi sembra un film che racconta dei fatti, senza dire niente in particolare, o niente che non sia già ampiamente stato detto in tanti film decisamente di livello [...] Vai alla recensione »

martedì 12 marzo 2024
harroldthebarrel

Visto, con grandi aspettative, dopo aver letto parecchie recensioni entusiastiche, mi ha parzialmente deluso. La cosa più convincente è proprio il sottofondo sonoro di rumori sinistri provenienti dal campo di sterminio (da questo punto di vista è corretto l'Oscar per il miglior sonoro), ma certo la storia raccontata, tratta dall'omonimo libro,  avrebbe avuto un impatto [...] Vai alla recensione »

lunedì 18 marzo 2024
Angela Cristofari

L'oscar a questo film è un po' come la vittoria dei Jalisse a Sanremo...ti chiedi, perché? 

martedì 19 marzo 2024
Max

Inutile e a tratti fastidioso. Proprio come quel tale, quel tale che in molte occasioni commenta gli altri e usa troppe volte la parola autodenuncia..... PD come partito o come bestemmia fate vobis. Mi autodenuncio: vado a rivedere Poverecreature e spernacchio PartitodemocraticoRol 

venerdì 8 marzo 2024
Roberto Cozzolino

Sono andato a vedere questo film con tutte le aspettative del caso. Si può dire che abbia visto tutte le opere cinematografiche riguardanti l'olocausto.a partire da "Shoah" di Claude Lanzmann in assoluto il migliore. Quesa specie di documentario di Jonathan Glazer mi ha deluso fin dalle primem immagini. Va bene rappresentare la banalità del male ma continuare per 105 minuti [...] Vai alla recensione »

FOCUS
FOCUS
sabato 9 marzo 2024
Pedro Armocida

Iniziamo dai numeri. La zona d'interesse di Jonathan Glazer esordiva giovedì 22 febbraio al quarto posto con 66.706 euro e 10.397 spettatori con una media per copia di 266 euro in 251 cinema. Già nel suo primo fine settimana raggiungeva la seconda posizione con un totale di 795mila euro, 114.406 presenze e la migliore media per copia di 2.632 euro in 294 cinema, appena dopo il primo in classifica Bob Marley - One Love. L’iniziale forte interesse del pubblico per il film dal primo giorno di distribuzione viene confermato nei giorni di maggior affluenza nelle sale del fine settimana facendo anche capire che stava già iniziando un passaparola molto positivo.

In questi casi, ovviamente, una gran parte del merito va al lavoro di chi distribuisce il film, nello specifico I Wonder Pictures, per essere riuscito a comunicarlo al meglio.

Certo, il film di Glazer è anche uno dei favoriti agli Oscar, dove concorre in cinque categorie, tra cui quella per il miglior film internazionale in cui c’è anche il nostro Matteo Garrone con Io Capitano, ed era dunque uno dei film più attesi dell’anno, almeno per quanto riguarda quelli cosiddetti d’essai.

Però è successo qualcosa che è difficile da spiegare con i parametri abituali. Perché riuscire a portare al cinema nel secondo fine settimana più spettatori del primo, con un +5 per cento e un allargamento delle sale, arrivando infine in queste ore a un totale di 2,2 milioni di euro e più di 320 mila presenze (uno dei migliori risultati internazionali), è qualcosa di non prevedibile anche in una stagione cinematografica in cui molti film d’autore, come quelli di Wim Wenders, Aki Kaurismäki, Celine Song, Yorgos Lanthimos, sono andati molto bene. Tutto questo pure in attesa dell’imminente notte degli Oscar che potrebbe, in caso di vittoria, servire da volano per la buona tenitura di La zona d'interesse che, per questo suo terzo weekend, arriverà ad avere a disposizione 469 cinema.

Certo rimane il fatto che, sulla carta, un film ambientato nel campo di concentramento di Auschwitz e ispirato alla figura del gerarca nazista Rudolf Ho?ss, un uomo che faceva a gara per rendere la ‘sua’ struttura la più efficiente possibile nell’eliminazione fisica degli ebrei, poteva anche tenere un po’ alla larga il pubblico il cui richiamo del film non può neanche essere attribuito al cast nonostante la presenza di Sandra Huller, magnifica interprete anche del recente e pluripremiato Anatomia di una caduta, e nemmeno al romanzo omonimo di Martin Amis scomparso nel maggio scorso.

E non è neanche del tutto valido il discorso della mancanza dei film forti americani perché lo scorso fine settimana, nonostante il debutto di Dune - Parte 2 in prima posizione, La zona d'interesse rimaneva secondo con la terza media per cinema della Top Ten. È vero che, con una brutta locuzione, il combinato disposto di tutto questo può aver aiutato il successo di un film, diciamo così per intenderci, ‘difficile’, anche per il tema trattato e per la forma con cui il regista britannico sceglie di rappresentarlo con il calore umano restituito unicamente dalle macchine da presa termiche di notte, però forse possiamo trovare delle motivazioni ancora più profonde.

Una delle cartine al tornasole possono essere i commenti sui social che restituiscono una delle possibili interpretazioni del film perché, magari a differenza di altri sulla Shoah, ci troviamo di fronte a una messa in scena che, più che volerci far pensare al passato, chiede di prestare attenzione al presente. Molti pensieri sparsi, in genere parecchio elaborati, puntano proprio a sottolineare come questa volta la memoria del genocidio degli ebrei non sia qualcosa di museale ma un aspetto che interroga le nostre coscienze in un momento storico in cui le guerre, i conflitti, sono molto vicini a noi. Il timore che la banalità del male rappresentata dal giardino, così ben concimato dalla perfetta famiglia nazista, che confina con i forni crematori, possa essere quello di casa nostra è un punto di vista abbastanza condiviso. Così come gli spettatori sono ben consapevoli che l’orrore nel film non sia tanto nel fuoricampo, ossia nei rumori che sentiamo con le azioni che immaginiamo, ma in campo (in sala?), nella normale famiglia nazista. E proprio quest’aspetto, che interroga lo spettatore su questioni etiche e morali, è probabilmente quello che lo coinvolge di più e che lo porta a consigliare la visione del film.

FOCUS
sabato 2 marzo 2024
Giovanni Bogani

È un film calmo e feroce, La zona d'interesse di Jonathan Glazer. Che bandisce il romanticismo, i violini che lacrimano, gli eroi. Un film illuminato da una luce nitida e spietata, che distingue e scolpisce ogni filo d’erba, ogni fiore, ogni teiera. 

Con una sola eccezione. Gli interludi girati con una telecamera termica per immagini notturne. Immagini che ricordano quelle con i chiaroscuri rovesciati dei negativi fotografici. Vediamo una giovane donna che scivola nella notte e posa dei frutti, delle mele: qualche prigioniero potrà raccoglierle, e sfamarsi. Immagini che però sembrano innaturali, aliene. E ancora più forte è l’effetto, poiché queste immagini vengono investite da una musica violenta, feroce, composta da Mica Levi, collaboratore di Glazer anche nel film precedente, Under the Skin. Un gesto di benevolenza è diventato straniante, alieno

La fotografia, per tutto il resto del film, è implacabilmente nitida. Perfetto, straniante, tagliente il lavoro del direttore della fotografia Lukasz Zal, che dà un aspetto di implacabile nitidezza kubrickiana – o hanekiana – alle sue immagini. E così come le immagini, sono nitidi i vestiti: niente ha quell’aria di vissuto, di stropicciato che hanno sempre i vestiti di un film in costume, come se fosse passata loro sopra la polvere del passato. Qui non c’è nebbia, perché in qualche modo non c’è passato. Quello che accade, accade nell’oggi. Sta succedendo ora. 

E in questo passato/presente, Glazer immerge i suoi attori, come se fossero in una sorta di Grande fratello. Nessuno sul set, né il regista, né il cameraman, né il fonico: solo una serie di telecamere dappertutto, dissimulate fra le piante, e alcune visibili. Gli attori liberi di scegliere i gesti, le pause, i silenzi, il momento in cui dire la loro battuta. Il regista in un’altra stanza, di là dal muro. Poi, un lungo lavoro di montaggio, di ricomposizione delle immagini. Ma intanto, il tentativo di catturare una sorta di verità, di verità quotidiana. 

FOCUS
sabato 24 febbraio 2024
Giovanni Bogani

La banalità del male: era il termine che aveva coniato Hannah Arendt, negli anni ’60, per descrivere la deludente, quasi meschina dimensione del criminale di guerra nazista Adolf  Eichmann. Era andata in Israele a seguire il processo a questo gerarca nazista, responsabile delle deportazioni di milioni di ebrei. E vide davanti a sé solo un uomo ottuso, mediocre. 

La banalità del male. La normalità del male. La semplicità del male. Viene alla mente, eccome, vedendo La zona d'interesse, il film di Jonathan Glazer che a Cannes, il maggio scorso, ha vinto il Grand Prix du Jury, e che è ora candidato a cinque Oscar, fra cui quello per il miglior film. Un film sperimentale sull’Olocausto. Un Grande fratello nazista. Un film necessario, sull’abilità dell’uomo – e delle donne – di far sparire la coscienza sotto il centrino della tavola. Un film sull’orrore, che fingiamo di non vedere, oltre il giardino

La levigata pulizia del male. Perché sono pulite le immagini di Glazer. Perché il male non è solo nella faccia esaltata di Adolf  Hitler, nel suo ghigno diabolico. È, lo è forse ancora più, nella faccia dei suoi coscienziosi esecutori. E la rappresentazione più potente del Male – o forse l’unica che non cada nella trappola della retorica, di immagini mille volte già viste – è quella che organizza Glazer. Nell’unico film che sceglie di mostrarci Auschwitz senza far vedere Auschwitz. Senza farci vedere dentro Auschwitz. Ma lasciandolo fuori campo, come ciò che era insostenibile, la morte, nelle tragedie greche. Lasciandolo fuori dalla porta, lo rende ancora più compatto, più pesante, più insostenibile. 

Una casetta ordinata, gradevole. Un giardino verdissimo e curato. Con lo sguardo che si stende fino a un muro, un muro coperto da tre livelli di filo spinato. Dietro cui si staglia una ciminiera contro un cielo perfettamente blu. La casetta è quella di Rudolf  Höss, l’ufficiale SS che per anni ha comandato il campo di sterminio di Auschwitz. A causa sua, oltre un milione di uomini, donne e bambini, in massima parte ebrei, sono stati assassinati. Si chiama “Aktion Höss”, il piano che l’ufficiale attuò per “risolvere il problema” dello “smaltimento” di quattrocentomila ebrei ungheresi. 
 

CELEBRITIES
martedì 13 febbraio 2024
Marzia Gandolfi

Prima della deflagrazione Vi presento Toni Erdmann (2016), un film senza illusione (ma tanta ironia) sull’eredità, pochi conoscevano Sandra Hüller, attrice segreta che aveva già impresso la memoria dei cinefili con Requiem e soltanto due anni prima attraversato come un fantasma rohmeriano gli ultimi giorni di Heinrich von Kleist (Amour fou). Comprimaria per l’austriaca Jessica Hausner, è Maren Ade a offrirle il ruolo della vita, quello che muove un’ovazione e un interesse internazionale, cambiando per sempre il suo destino e traslocandola in altre filmografie e dentro nuovi paesaggi cinematografici. Ama le sfide Sandra Hüller e i personaggi semplici non le interessano, scegliendo per sé due ruoli che attestano oggi la ricchezza del suo gioco e la statura internazionale acquisita in una manciata di anni. Sposa del comandante del campo di Auschwitz-Birkenau per Jonathan Glazer (La zona d’interesse, dal 22 febbraio al cinema) e consorte accusata dell’omicidio del marito per Justine Triet, l’attrice interpreta due donne agli antipodi e va lontano, molto lontano dalla cittadina della Turingia dove è nata undici anni prima della caduta del Muro di Berlino e dove ha probabilmente appreso quella maniera laconica di stare in scena.

Basta guardarla ne La zona d’interesse, per vedere il punctum che punge lo spettatore fino a ferirlo. La sua performance, a un passo dall’orrore e dentro un film che ritorna sulla questione dell’inviolabilità estetica della Shoah, ha un’assenza rigorosa di tutto quello che consideriamo superfluo. Nel film di Jonathan Glazer è Hedwig Höss, la gelida moglie dell’ufficiale delle SS Rudolf Höss, che comandò il campo di Auschwitz-Birkenau per quattro anni. Solo per il fatto, ahimè, di essere un’attrice tedesca, il ruolo di nazista le era stato offerto numerose volte, come una condanna o una possibile espiazione. E lei aveva sempre declinato. Ma a questo giro non si trattava dell’ennesimo film in uniforme SS, ma di un modo performativamente nuovo di operare, un tour de force formale e teorico per interrogare quello che la settima arte può fare e quello che può essere alla luce di un soggetto tabù, intoccabile e centrale del cinema europeo dal 1945.

Glazer non filma la Shoah ma ce la fa sentire dalla tranquilla vita domestica della famiglia del direttore del campo, ubicata fuori dalle mura di Auschwitz-Birkenau. Ce la fa sentire attraverso una sinfonia di urla indistinte, un clamore infernale, note d’orrore. È una partitura specifica, echi lontani e confusi di respiri, colpi e sferragliamenti, latrati di cani e ordini urlati. È la macchina di morte hitleriana al lavoro, l’industrializzazione del crimine nazista. A non sentirla sono soltanto loro, gli Höss, vivendo una quotidianità inimmaginabile nella zona del titolo, zona eccezionale, ai margini della storia e dove la storia non può più essere immaginata. Come è stato possibile vivere lì? Come è stato possibile sopportarlo? Come tradurre soprattutto per un’attrice quella dinamica di cancellazione onnipresente e minuziosamente pianificata che ha reso possibile la Shoah? Come approcciare un personaggio impossibile da amare?

E impossibile per Sandra Hüller era trovare un punto in comune con Hedwig Höss, un elemento, anche piccolo, da muovere il desiderio di esplorare, di toccare il mostro, di trovare qualcosa di umano. L’impossibilità produce la pura rappresentazione, come se l’attrice potesse mettere a disposizione del personaggio soltanto il corpo, mai l’anima. La prossemica soprattutto, quel suo modo di avanzare, di occupare la perfetta topologia del luogo, di indossare una pelliccia confiscata a una donna ebrea, è senza calore, incapace di passioni, priva di forza creativa. L’attrice abbandona qualsiasi legame affettivo e rappresenta semplicemente qualcuno nella sua bassezza, la più deplorevole. Apertamente oscena e allo stesso tempo rigorosamente decente, abita l’implacabile dispositivo formale di Glazer. È una silhouette greve, è la “cellula geminale del popolo”, che ha lavorato duramente tutta la vita e ha partorito cinque figli, tutti biondi. Addosso, come una cotta di ferro, ha i costumi di Malgorzata Karpiuk, che pesano il passato e cuciono la nostalgia di un passato idealizzato. L’acconciatura elaborata è altrettanto onerosa e posata come una ‘corona’ sulla ‘coscienza nazista’. Dura, dominatrice, maniaca, prima educatrice della nuova generazione, la sua Hedwig si ritira all’interno della sua sfera di influenza, assumendo i tradizionali ruoli femminili di moglie, madre e casalinga.

Tutto nella performance tradisce il ruolo che la natura stessa le ha affidato, quello della procreazione di una stirpe sana, numerosa e ‘razzialmente pura’. Separato dal mondo maschile, dalla Storia, dal campo concentrazionario, il suo sguardo è allineato ideologicamente al marito e alle necessità di ‘regime’. Sandra Hüller spegne gli occhi e indossa come un gioco macabro le impronte delle vittime (una pelliccia, un rossetto, un profumo francese…), tutto quello che il campo di sterminio voleva distruggere o cancellare del tutto. Fa risorgere nei suoi gesti meccanici tutto l’orrore della situazione, la realtà sordida dietro il suo aspetto ordinario, banale. Cerebrale, dissociata e (concedetemi) superbamente indecente, è la supermarionetta teorizzata da Edward Gordon Craig, è pura forma, nessuna emozione, nessun sentimento umano. Nessuna empatia per il suo personaggio, soltanto il peso onnipresente della responsabilità, che l’attrice imprime chimicamente nel film, come se lasciasse realmente indietro una parte di sé. È il senso di colpa a governare i suoi gesti, quel suo passo spogliato di ogni grazia.

Lo studio delle ‘posture’ è una costante nella sua filmografia. Per prendere la misura del suo talento, togliete l’audio ai suoi film e concentratevi sull’estrema precisione della sua posa o delle sue espressioni. La prova del nove è la sua interpretazione enfatica di “The Greatest Love of All” in Vi presento Toni Erdman, che gioca con lo spettatore, con la sua intelligenza e con la sua esperienza di vita e di famiglia. Se nel film di Maren Ade è il corpo nudo e spietato di un liberalismo selvaggio, in quello di Glazer, l’ultimo film lanzmanniano e il primo film post-Lanzmann, rinvia a un passato che non passa e a quello che siamo oggi, a l’energia che spendiamo a non guardare quello che accade a un passo da noi, per non farci turbare, per preservare le nostre vite e il nostro comfort. La grammatica di Sandra Hüller stabilisce la manifestazione espressiva del suo personaggio, una gestualità simbolica, il romanticismo agrario e nostalgico del “Blut und Boden” (sangue e suolo) che coltiva fiori e orrore nel suo giardino. Che si esprima in inglese, in un francese esitante o nella sua lingua madre, nelle sue interpretazioni c’è un condizionamento fisico che proviene evidentemente dalla sua formazione teatrale. Mostro di precisione nello stesso anno si ‘ricalibra’, fa pace con se stessa, mai col suo Paese, e prova a vincere un Oscar per un ruolo altrettanto vertiginoso (Anatomia di una caduta), che pesca nell’immaginario del gioco e nei saldi studi d’arte drammatica.

FOCUS
martedì 6 febbraio 2024
Raffaella Giancristofaro

Autore di solo quattro lungometraggi in circa venticinque anni, Jonathan Glazer non è un filmmaker che lavora con superficialità. Il regista ha chiarito più volte che nel concepire La zona d'interesse insieme al supervisore al sound design Johnnie Burn, ha pensato a due processi distinti: realizzare il film che si vede e quello che si sente. Premessa necessaria per un discorso sul dato sonoro dell’opera: deciso in fase di ideazione per imprimerle una direzione narrativa precisa, implacabile. Il suo ruolo arriva subito, sui titoli di testa, muti come in Under the Skin e accompagnati da una ouverture che poi rallenta su uno schermo nero e a lungo silente. Finché non arriva, a spezzare il silenzio, un canto d’uccelli, proveniente da una scena di gita familiare nel verde.

Il “film che si vede” è la vita quotidiana della famiglia di Rudolf Höss (Christian Friedel), sovrintendente del campo di concentramento di Auschwitz, marito di Hedwig (Sandra Hüller) e padre di cinque figli. Li osserviamo mentre si muovono dentro e fuori la loro casa, una grande abitazione circondata da un giardino meticolosamente curato.

Il “film che si sente” non è una colonna sonora che irrompe in momenti topici con la classica partitura musicale – di quelle coinvolgenti ed emozionanti alla Schindler’s List (guarda la video recensione), per intenderci – ma è principalmente tutto quello che sentono con le loro orecchie gli Höss e i loro ospiti. Un rumore di fondo costante, uno sciame di perturbazioni sonore che arriva da oltre il muro di cinta e filo spinato: quello che separa il giardino di casa Höss dal konzentrationlager.

FOCUS
martedì 30 gennaio 2024
Emanuele Sacchi

«Quello che non c’è», diceva Manuel Agnelli. Quel che c’è, ma non si vede, replica Glazer. Lo iato tra percezione soggettiva e osservazione oggettiva è una riflessione costante del cinema contemporaneo. Si potrebbe dire un’urgenza, visto il rapporto distorto e ipertrofico con il senso della vista e quello svogliato e smemorato con la memoria e con il nostro passato che caratterizzano l’homo sapiens del terzo millennio. Riflessioni da cui prendeva spunto Martin Amis per "La zona d’interesse", ma l’adattamento cinematografico che ne trae Jonathan Glazer appare come il miglior esempio possibile di trasformazione di un grande romanzo in una profonda riflessione sull’audiovisivo (senza per questo snaturarlo).

Ancora una volta Glazer mette in scena l’indicibile e lavora sul fuoricampo, con un approccio ibrido. Era così per l’aliena mangiauomini di Under the Skin – altro adattamento-reinvenzione – in cui il dispositivo ingannava lo spettatore, mescolando componenti di cinema (del) reale con una subdola candid camera, e utilizzava la trama sci-fi per rivelarci ciò che siamo nel profondo. È così per La zona d’interesse, in cui il fuoricampo è il campo di concentramento e la Soluzione Finale all’opera, mentre l’inquadratura si dedica a una famiglia, quella del direttore del campo Rudolf Höss, e ai suoi ordinari problemi quotidiani, così simili a quelli che affliggono la famiglia borghese odierna. Ritorna la banalità del male, e apparentemente si potrebbe accostare Glazer a Haneke, ma è soprattutto l’ombra di Stanley Kubrick a guidare il lavoro di regia, il suo impeccabile razionalismo, il suo lavoro sulla componente audiovisiva, la sua volontà – maniacale, asettica e fin quasi riefenstahliana – di perfezione.

I minuti di solo audio dell’incipit - una composizione di Mica Levi che sembra rievocare il suono di urla di dolore umane – richiamano immediatamente il lavoro di Ligeti su 2001: Odissea nello spazio (guarda la video recensione): stessa inquietudine, stessa sensazione ultraterrena che dona immediatamente un’impronta precisa alle immagini che seguiranno. Ma siamo ben oltre l’omaggio o l’ispirazione. Kubrick diviene la guida per aspirare a un livello superiore di astrazione, in un ossimoro tanto più stridente quanto più è ingombrante l’oggetto-contenuto da cui distaccarsi emotivamente (il lager). Quel che si trova al di là del muro si può solo intravedere; la tragedia va in scena accanto, è collaterale. Ma tra frame e fuoricampo è in atto un’osmosi: impossibile evitare che attraverso il setto semi-permeabile dell’inquadratura avvenga un passaggio, uno scambio.

L’astuto gioco di campi e controcampi – dieci camere collocate alla maniera di un reality show attorno alla magione degli Höss - e la meticolosa osservazione del profilmico, costantemente osservato da prospettive inusuali e arbitrarie, sembrano conferire importanza a ogni dettaglio. Svelato il mistero, tutto assume un nuovo significato e ogni situazione quotidiana sembra una versione distorta di quanto avviene al di là del muro: non saremo più in grado, come è giusto che sia, di interpretare con il medesimo metro di giudizio quanto avviene alla famiglia Höss. Ma, una volta che tra spettatore e personaggi si è creato un distacco siderale, ecco che la sceneggiatura li riavvicina, insinuando il dubbio che sia proprio la normalità di alcuni piccoli gesti e dialoghi il monito nascosto di La zona d’interesse. I discorsi sulla carriera professionale di Rudolf, la personificazione di animali e piante (e il suo contrasto con l’oggettivizzazione delle vittime di Auschwitz), riproducono comportamenti e vizi della nostra contemporaneità borghese. Tendenze sempre più diffuse nella società del terzo millennio, che pongono inquietanti dilemmi etici su quale sia il possibile approdo di una graduale disaffezione dal nostro lato più umano e istintuale (e qui torna di nuovo Kubrick, magari via Haneke, e la sua sfida costante ai limiti impensabili della natura umana).

Di Auschwitz ascoltiamo solo i rumori, spari e grida di dolore. Anche noi spettatori, complici e colpevoli, assisteremo alla rivelazione della verità – periodicamente negata e ridiscussa – solo a cose fatte, in un epilogo che sfrutta il reale per aprire al surreale. Un’opera da ricordare, rivedere, rielaborare.

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
lunedì 18 marzo 2024
Gianluca Pelleschi
Gli Spietati

A dieci anni da Under The Skin, film gigantesco con cui non abbiamo ancora smesso di fare i conti, Glazer torna con un/il film che lo eleverà al (meritato, lo diciamo subito) rango di Autore. Al di là dei premi, che lasciano un po' il tempo che trovano (Grand Prix Speciale della giuria a Cannes, Oscar come miglior film internazionale), La zona d'interesse sembra avere tutto quello che deve avere il [...] Vai alla recensione »

sabato 16 marzo 2024
Alessandro Ronchi
Gli Spietati

Scusate il gioco di parole: La zona d'interesse, ultimo Glazer, è giunto in sala glassato. Il primo strato venne steso a Cannes dove, nonostante la mancata palma, la critica che conta l'ha ricoperto di un coro pressoché unanime: questo è il film non solo bello, anche importante. Evviva. Merito del film, ovviamente; merito del tema perché non c'è argomento che più della Shoah fa importanza ed è pure [...] Vai alla recensione »

venerdì 15 marzo 2024
Luca Pacilio
Gli Spietati

Di La zona d'interesse ha più senso dire cos'è piuttosto che com'è, frontale come appare nel suo mettere sotto l'occhio dello spettatore la vita di Rudolf Höss, comandante di Auschwitz, nella villetta con giardino in cui vive con la moglie Hedwig e i figli, al confine con il campo di concentramento. Partendo da una rigorosa ricerca dei dati storici, Glazer, posta un'accuratissima ricostruzione ambientale, [...] Vai alla recensione »

lunedì 4 marzo 2024
Sarah Mataloni
Close-Up

Una donna bionda allo specchio prova un rossetto rosso e da fuori si avverte un rumore di spari. Si chiama Hedwig (una sempre fantastica Sandra Hüller), cura il giardino della sua splendida villa ogni mattina e pone attenzione a ogni singolo dettaglio. Sogna una vita perfetta assieme alla sua famiglia. La donna tiene in braccio un neonato che piange continuamente ed è circondata dai suoi figli.

lunedì 4 marzo 2024
Emanuele Bucci
Ciak

Rudolf Hôss e sua moglie Hedwig hanno tutto ciò che desiderano: figli in salute, agiatezza e presti- gio sociale, una villa con piscina a disposizione. Proprio accanto al lager nazista di Auschwitz, di cui l'uomo dirige le operazioni, che tra il 1940 e il 1944 portarono allo sterminio di oltre un milione di prigionieri, tra cui 960.000 ebrei. La quotidianità della famiglia, fra gite nella natura e [...] Vai alla recensione »

sabato 2 marzo 2024
Annalena Benini
Il Foglio

Non basta leggere, bisogna sapere e vedere, vedere e sapere, indissolubilmente Claude Lanzmann Se non avete ancora visto La zona d'interesse di Jonathan Glazer, e se sapete solo che tanti ne parlano e che c'entra Martin Amis, non leggete questo articolo. Strappatelo, o mettetelo da parte. Andate al cinema, e assolutamente allo spettacolo in lingua originale.

venerdì 1 marzo 2024
Giovanni Guidi Buffarini
Corriere Adriatico

Potentissimo. Prologo al nero, e anche il finale è al nero: solo suoni. Ancora Auschwitz, ma dal lato dei carnefici. Dieci videocamere riprendono, come in un reality, ciò che avviene nella villetta del direttore del lager Rudolf Hôss, gli ebrei non li vediamo, sono di là dal muro, ogni tanto si sente uno sparo, arriva un treno, le ciminiere fumano sullo sfondo.

lunedì 26 febbraio 2024
Anna Culotta
NonSoloCinema

Al cinema dal 22 febbraio con I Wonder Pictures, La zona d'interesse è uno dei film più importanti dell'anno. Liberamente ispirato al romanzo omonimo di Martin Amis e diretto da Jonathan Glazer, è candidato a cinque premi Oscar, tra cui quello per il Miglior film internazionale, categoria in cui è ampiamente dato per favorito. Definito da Alfonso Cuaron "il film più importante del secolo", La zona [...] Vai alla recensione »

sabato 24 febbraio 2024
Enrico Danesi
Giornale di Brescia

La normalità del male, raccontata con un'ironia nerissima che gioca su contrasti incredibili eppure reali, lasciando al contempo ammirati e sconcertati. È per certi aspetti magnifico «La zona di interesse», che porta a un livello mai visto la celebre riflessione sulla «banalità del male» di Hannah Arendt, ispirata nel 1961 dal processo per genocidio nei confronti del "grigio" burocrate nazista Adolf [...] Vai alla recensione »

sabato 24 febbraio 2024
Marianna Cappi
La Voce di Mantova

Frau Edwig Höss (Sandra Hüller) non potrebbe essere più soddisfatta di quello che ha: una bella villa fuori città con serra e giardino, non lontana dai boschi e dal lago, dove trascorrere tra tuffi e risate le domeniche in famiglia o con gli amici. Da quando suo marito Rudolf è stato nominato direttore del campo oltre il muro della loro tenuta, la vita assomiglia a un obiettivo insperato e raggiunto, [...] Vai alla recensione »

sabato 24 febbraio 2024
Filiberto Molossi
La Gazzetta di Parma

Questo film è un rumore. Continuo, instancabile, disturbante. Un ronzio sordo, in sottofondo: come un tarlo che divora la coscienza. È un suono inizialmente indecifrabile, poi sempre più chiaro: è il rumore dell'orrore. Quello della porta accanto. A dieci anni da «Under the skin», cult che lo impose all'attenzione del mondo, l'inglese Jonathan Glazer, cineasta per definizione inclassificabile, porta [...] Vai alla recensione »

sabato 24 febbraio 2024
Anna Maria Pasetti
Il Fatto Quotidiano

L'utopia ariana definita in un perimetro geometrico, luminoso e separato via muro spinato dalle tenebre del caos orrorifico. Tale si presenta laInteressegebiet-in italiano La Zona d'Interesse - così denominata dalle SS a significare il circondario di Auschwitz. La finzione idilliaca perpetrata dal comandante del lager Rudolf Höss con la moglie Hedwig e i cinque figli contro la realtà tragica della [...] Vai alla recensione »

sabato 24 febbraio 2024
Mariarosa Mancuso
Il Foglio

Qualche anno fa scoppiò una polemica, aizzata dai soliti francesi. E' giusto? E' etico? E' legittimo? Riguardava la pratica di vestire attori e comparse come prigionieri di un campo di concentramento, magari farli dimagrire per maggiore realismo. La polemica rientrò, i film sulla Shoah si continuarono a girare e a vincere Oscar. "La zona d'interesse" è un film come nessun altro, ispirato dal romanzo [...] Vai alla recensione »

sabato 24 febbraio 2024
Roberto Escobar
Il Sole-24 Ore

Schermo di un colore indefinibile, sporco. Nessuna figura, né di cose né di vite. Voci che salgono dal niente. Dopo lunghe decine di secondi, la macchina da presa mostra un gruppo di uomini, donne, ragazzini. È un giorno d'estate. Comincia così, nel sole e nella luce chiara della riva sabbiosa di un fiume, La zona d'interesse (The zone of interest, Usa, Gran Bretagna e Polonia, 2023, 105').

venerdì 23 febbraio 2024
Michele Gottardi
Il Mattino di Padova

La musica parte, le immagini no. Buio in sala, rumori di fondo nella colonna sonora che sembrano urla, stridori, voci confuse. Le prime immagini de "La zona d'interesse" riportano però lo spettatore a una situazione idilliaca, una famiglia in riva a un fiume, un quadro bucolico comune a tanti, in un luogo imprecisato. Pian piano e progressivamente il regista Jonathan Glazer ("Under the skin") dissemina [...] Vai alla recensione »

venerdì 23 febbraio 2024
Andrea Chimento
Il Sole-24 Ore

Si può ancora realizzare un film sulla Seconda guerra mondiale dal taglio originale e capace di scuotere? Una risposta positiva arriva da "La zona d'interesse", imperdibile opera di Jonathan Glazer uscita questa settimana nelle nostre sale. Al centro della trama c'è una famiglia tedesca che vive accanto al campo di concentramento nazista di Auschwitz durante la Seconda Guerra Mondiale: da questo spunto [...] Vai alla recensione »

venerdì 23 febbraio 2024
Davide Turrini
Il Fatto Quotidiano

Non c'è nulla da fare. L'Olocausto al cinema è un pozzo tematico che si sta seccando. Probabile che il regista britannico Jonathan Glazer (Birth, Under the skin) con La Zona di interesse ne abbia raccolto le ultime gocce possibili. E il risultato non è proprio irresistibile. Dopo la tesa inequivocabile tensione della documentazione in Notte e nebbia, la pudica e stordente maestria di Spielberg con [...] Vai alla recensione »

venerdì 23 febbraio 2024
Adriano De Grandis
Il Gazzettino

Grand Prix speciale della Giuria all'ultimo festival di Cannes, "La zona d'interesse" di Jonathan Glazer è un film agghiacciante. E perciò magnifico. Racconta la tragedia dell'Olocausto, vissuto nel lager di Auschwitz, dal punto di vista più indicibile: quello del fuori campo. Un'operazione di distorsione dello sguardo, catturato nella placida quotidianità della casa del comandante Rudolf Höss, attraverso [...] Vai alla recensione »

venerdì 23 febbraio 2024
Wendy Ide
The Observer

Un'avvertenza. Ci sono film - la maggioranza - che dopo una buona prima impressione, cominciano a svanire inesorabilmente appena lasciato il cinema. Poi ce ne sono altri - pochissimi - che da subito colpiscono come un fulmine e lasciano cicatrici permanenti, spostando per sempre il paradigma di visione. Il magistrale e agghiacciante La zona d'interesse, per me, fa parte della seconda categoria.

venerdì 23 febbraio 2024
Fabio Ferzetti
L'Espresso

La banalità del Male, lato piscina, Gli uccellini cantano, i bambini sguazzano, la mamma mostra agli ospiti le piante ei fori del giardino. Ogni tanto in lontananza, molto in lontananza, echeggiano strani rumori, chissà cos'è. Ora i bambini bendano papà per fargli una sorpresa, un regalo di compleanno. Poi papà va al lavoro a cavallo. Papà porta anche la divisa e lavora proprio davanti casa.

venerdì 23 febbraio 2024
Valerio Caprara
Il Mattino

Gran Premio della giuria a Cannes e favorito nell'imminente corsa per il miglior film agli Oscar, "La zona d'interesse" mutua il titolo da un'espressione usata dalle SS per identificare il perimetro di 40 chilometri quadrati che circondava Auschwitz, il complesso di lager diventato il simbolo universale del progetto genocida nazista. Tratto molto stringatamente dal romanzo dello scomparso Martin Amis [...] Vai alla recensione »

giovedì 22 febbraio 2024
Stefano Giani
Il Giornale

La vita quotidiana accanto ad Auschwitz attraverso le giornate serene della famiglia del comandante del lager. II riferimento immediato è la «banalità del male» e di uno sterminio evocato che resta fuori dal set e si coniuga a una superficialità che colpisce e stride al confronto de II bambino con il pigiama a righe dove l'ariano vive il cupo dramma dell'ebreo, pur sempre all'ombra del lager.

giovedì 22 febbraio 2024
Silvio Danese
Quotidiano Nazionale

Di fianco al Konzentrationslager Auschwitz, mura contro muretto, ciminiere di ceneri all'orizzonte del giardino di gardenie, si va avanti e indietro nel protetto labirinto domestico della villa di Rudolf Höss, comandante del campo di sterminio, militare (e criminale di guerra) insignito per i record di efficienza nella soluzione finale (olocausto dal greco significa bruciato interamente).

giovedì 22 febbraio 2024
Antonello Catacchio
Il Manifesto

Jonathan Glazer ci trascina in un posto inquietante, La zona di interesse, non prima di avere aperto il suo film sul buio, spezzato solo da sonorità a tratti agghiaccianti e all'inizio inspiegabili. Già, perché bisogna attraversare il buio più profondo e oscuro prima di addentrarci nella storia che sta per raccontare, quella della famiglia Höss. Rudolf Höss, SS che nel 1940 viene nominato responsabile [...] Vai alla recensione »

giovedì 22 febbraio 2024
Alberto Crespi
La Repubblica

La zona d'interesse è un film che si potrebbe guardare a occhi chiusi. Forse non è casuale che il londinese Jonathan Glazer sia soprattutto un regista di videoclip. I suoni e i dialoghi che arriveranno alle vostre orecchie dallo schermo diranno tutto. I dialoghi vengono dal romanzo omonimo di Martin Amis. Ma i suoni sono il frutto di una "rimozione" dello sguardo che è la vera cifra stilistica del [...] Vai alla recensione »

giovedì 22 febbraio 2024
Gaetano Vallini
L'Osservatore Romano

Sono molti i film che hanno provato a rappresentare l'immane tragedia della Shoah cercando di restituire, attraverso punti di vista differenti e nel rispetto delle vittime e della verità storica, la portata e le conseguenze di quello che è stato definito il "male assoluto". Difficile, dunque, trovare nuove chiavi di lettura. Eppure il regista inglese Jonathan Glazer con La zona d'interesse , ispirandosi [...] Vai alla recensione »

giovedì 22 febbraio 2024
Marina Visentin
Cult Week

Dieci anni dopo il controverso Under the Skin, l'inglese Jonathan Glazer torna sugli schermi con La zona d'interesse, il suo film più affilato e potente, vincitore del Gran Prix Speciale della Giuria all'ultima edizione del Festival di Cannes e candidato a cinque premi Oscar. Una grande villa circondata da un sontuoso giardino, a due passi dal fiume: per Hedwig Höss (Sandra Hüller) è il luogo ideale [...] Vai alla recensione »

martedì 20 febbraio 2024
Giulio Sangiorgio
Film TV

Jonathan Glazer non adatta La zona d'interesse di Martin Amis. Lo riduce ai minimi termini (come già fece in Under the Skin col romanzo di Michel Faber). Lo spoglia. Ne riprende, esclusivamente, quel che è mostrabile. Ci sono tre storie, nel romanzo. Due ufficiali SS, un Sonderkommando. Fa sintesi delle prime due. E cancella l'ultima, che rientra, poi, in forma documentale (testo in calce, come sottotitolo, [...] Vai alla recensione »

lunedì 12 febbraio 2024
Natalia Aspesi
La Repubblica

Una giornata di sole, nel grande giardino attorno alla piscina, fiori splendenti ovunque, gli amici si rilassano sereni e i bambini giocano senza pensieri. Al fondo, si alza una grigia barriera, un muro invalicabile, ed è da lì che ogni tanto si alza un grido feroce, l'abbaiare furibondo dei cani, i secchi colpi delle armi, un sordo suono vischioso e monotono che non smette mai di funzionare.

domenica 4 febbraio 2024
Giona A. Nazzaro
Rumore

L'idea di fondo e ancora e sempre che dopo Auschwitz, secondo Adorno, la poesia non sia più possibile e che, dopo Lanzmann, le immagini non possano non debbano tentare di raccontare lo sterminio condotto su scala industriale dai nazisti. Da qui le polemiche nei confronti di Spielberg e i sospetti verso Nemes, anche se quest'ultimo si basava su un elemento storico sconcertante nella sua potenziale portata [...] Vai alla recensione »

mercoledì 31 gennaio 2024
Serena Nannelli
Il Giornale

La zona d'interesse, il film di Jonathan Glazerin in Concorso al Festival di Cannes 2023 e passato poi alla diciottesima Festa del Cinema di Roma, sarà nelle italiane dal 22 febbraio e si candida, nelle intenzioni, a togliere il sonno a molti. L'opera è candidata a cinque Oscar (miglior film, regia, film straniero, sceneggiatura non originale e sonoro) ed è tratta, molto liberamente, dall'omonimo romanzo [...] Vai alla recensione »

venerdì 5 gennaio 2024
Alessandra De Luca
Ciak

Durante la Seconda guerra mondiale una famiglia tedesca, quella degli Hôss, vive in una elegante casa di campagna accanto al campo di concentramento di Auschwitz, incurante dei rumori sinistri che provengono da dietro il muro di cinta, oltre il giardino, dove migliaia di persone muoiono nei forni crematori dai quali si sollevano nuvole di cenere. Se il capofamiglia, Rudolph, lavora alla direzione del [...] Vai alla recensione »

venerdì 20 ottobre 2023
Marco Minniti
Asbury Movies

Già Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes 2023, con più di una polemica da parte di chi lo riteneva, a torto o ragione, meritevole di qualcosa di più, La zona d'interesse - primo film in lingua non inglese di Jonathan Glazer, ispirato al romanzo omonimo di Martin Amis - è approdato anche alla 18a Festa del Cinema di Roma, nella sezione Best Of. E lo ha fatto, il film di Glazer, portando con sé [...] Vai alla recensione »

sabato 3 giugno 2023
Marina Pavido
Cineclandestino

Un regista che non finisce mai di sorprendere, l'inglese Jonathan Glazer. Già, perché, di fatto, solito puntare tutto su una straordinaria potenza visiva (ulteriormente valorizzata da un tanto sapiente quanto raffinato utilizzo delle musiche), il cineasta, nel corso degli anni, ci ha regalato delle vere e proprie esperienze visive, studiate fin nel minimo dettaglio e in grado di colpirci, di annichilirci, [...] Vai alla recensione »

martedì 30 maggio 2023
Giulio Sangiorgio
Film TV

Quello di Glazer (l'unico regista, oggi, a saper guardare a Kubrick) non è un adattamento del libro di Martin Amis. È un pagare i diritti a un'idea. Ovvero giustapporre una commedia SS all'oscenità del genocidio. Ci sono tre storie nel romanzo. Tre voci. Due ufficiali hitleriani, un Sonderkommando. Lui fa sintesi delle prime due. E cancella l'ultima, che rientra in forma di documento.

venerdì 26 maggio 2023
David Erlich
IndieWire

I film sull'olocausto spesso si dividono sulla necessità di mostrare o meno le atrocità commesse, ma pochi si sono impegnati a rappresentare la banalizzazione del male come l'ag- ghiacciante The zone of interest di Jonathan Glazer. Rudolf Hoss, la moglie e i cinque figli si godono un picnic in riva al fiume. Quando tornano nella loro bella villa festeggiano il compleanno di uno dei bambi- ni.

martedì 23 maggio 2023
Enrico Azzano
Quinlan

Non è facilmente decifrabile Jonathan Glazer, regista dai progetti intellettualmente ambiziosi, non sempre a fuoco. Ad esempio, è suo Under the Skin, diventato cult o scult a seconda delle posizioni critiche. Oppure Birth - Io sono Sean, altro titolo molto discusso a suo tempo. Insomma, non lascia indifferenti il suo cinema, un po' come The Zone of Interest, presentato in concorso sulla Croisette. Vai alla recensione »

domenica 21 maggio 2023
Federico Pedroni
Duels.it

Una famiglia prende il sole sulla riva di un fiume. Cielo terso, bambini, un clima di festa. Il gruppo prende la strada di casa: una curata villetta di campagna, stile sobrio, un po' Bauhaus. Un giardino ordinato: aiuole di fiori, prato rasato, una zona ricca di piante, una piscina con scivolo, una serra. Uno stuolo di figli, un cane che scorrazza, una padrona di casa assertiva e radiosa e uno stuolo [...] Vai alla recensione »

domenica 21 maggio 2023
Alessandro Uccelli
Cineforum

La zona di interesse: nel nuovo film di Jonathan Glazer, forse, del romanzo omonimo di Martin Amis sopravvive soprattutto il concetto evocato dal titolo, che allude allo spazio, alla dimora su cui si estendono gli interessi convergenti della coppia di protagonisti, ma anche a una descrizione eufemistica, a una circonlocuzione per evitare di dire cosa accade oltre il muro di cinta, lì a fianco.

sabato 20 maggio 2023
Vania Amitrano
Ciak

Presentato in concorso al 76° Festival di Cannes, The Zone of Interes, diretto da Jonathan Glazer e da lui scritto con Martin Amis, narra la mostruosità nascosta dietro l'apparente bellezza della vita dei comandanti del campo di concentramento di Auschwitz con le loro famiglie. Il film è prodotto da A24. Il comandante di Auschwitz, Rudolf Höss, e sua moglie Hedwig, si sforzano di costruire una vita [...] Vai alla recensione »

sabato 20 maggio 2023
David Rooney
The Hollywood Reporter Roma

Ormai è chiaro, Jonathan Glazer non è in grado di fare film che non siano almeno originali. Con il suo esordio nel 2000, Sexy Beast - l'ultimo colpo della bestia, ha rivalutato il thriller gangsteristico britannico. Quattro anni dopo è arrivato l'inquietante e mistico Birth - Io sono Sean, accolto freddamente dalla critica e infine rivalutato, col tempo, come un nuovo Rosemary's Baby.

sabato 20 maggio 2023
Sergio Sozzo
Sentieri Selvaggi

How are you? From ten to one, from ten to zero ripeteva incessante la voce off nel corto precedente di Jonathan Glazer, Strasbourg 1518, punto di partenza forse cruciale per orientarsi anche in questo The Zone of Interest. Il nuovo film del cineasta sembra l'esatto rovescio di quell'opera breve realizzata in pieno lockdown nel 2020, coreografia danzante ispirata ad un episodio di isteria collettiva [...] Vai alla recensione »

venerdì 19 maggio 2023
Federico Pontiggia
La Rivista del Cinematografo

Nove anni dopo il divisivo Under the Skin, il regista britannico Jonathan Glazer consegna The Zone of Interest, liberamente ispirato al romanzo omonimo di Martin Amis, in Concorso al 76. Festival di Cannes. Il dramma al contempo straniato e ponderato, agghiacciante e serafico inquadra il famigerato comandante di Auschwitz, Rudolf Höss, e la moglie Hedwig, che vivono con i figli e la servitù in una [...] Vai alla recensione »

NEWS
BOX OFFICE
giovedì 14 marzo 2024
Andrea Chirichelli

Altri 100mila euro d'incasso per il titolo vincitore dell’Oscar come Miglior Film Internazionale. Guida sempre Dune 2 con un incasso giornaliero di 173mila euro. Scopri la classifica »

NEWS
martedì 12 marzo 2024
Andrea Chirichelli

Il film di Jonathan Glazer, reduce dai premi Oscar ricevuti, ha avuto un debutto straordinario in Germania. Vai all'articolo »

BOX OFFICE
martedì 12 marzo 2024
Andrea Chirichelli

Pochi cambiamenti e incassi modesti. Dune 2 guida sempre la classifica con un incasso giornaliero di 153mila euro. Scopri la classifica »

OSCAR
lunedì 11 marzo 2024
 

Johnnie Burn si è aggiudicato la statuetta per il suo lavoro nel film La zona d'interesse. Vai all'articolo »

OSCAR
lunedì 11 marzo 2024
 

Il film diretto da Jonathan Glazer  si è aggiudicato la prestigiosa statuetta. Vai all'articolo »

OSCAR
giovedì 7 marzo 2024
Giovanni Bogani

Le statuette che possono cambiare una carriera, o una vita. Domenica notte tutti i vincitori. Vai all'articolo »

CELEBRITIES
lunedì 19 febbraio 2024
Fabio Secchi Frau

Chi è l'attrice tedesca che ha conquistato rapidamente un posto d'onore all'interno del cinema nazionale e internazionale. Vai all'articolo »

GALLERY
venerdì 16 febbraio 2024
 

Dal regista di Under The Skin, un’opera imprescindibile sulla perdita dell’umanità e sulla banalità del male, Grand Prix a Cannes 2023. Dal 22 febbraio al cinema. Vai alla gallery »

CELEBRITIES
venerdì 2 febbraio 2024
Fabio Secchi Frau

L'autore britannico si è distinto per pochi ma significativi film. La zona di interesse, Gran Premio della Giuria a Cannes, è candidato a 5 premi Oscar. Dal 22 febbraio al cinema. Vai all'articolo »

CELEBRITIES
martedì 23 gennaio 2024
Fabio Secchi Frau

L'attore e cantautore è protagonista del film di Jonathan Glazer candidato a 5 premi Oscar La zona di interesse. Dal 22 febbraio al cinema. Vai all'articolo »

NEWS
giovedì 18 gennaio 2024
 

La vita del comandante di Auschwitz e sua moglie nei pressi del campo di concentramento. Vai all'articolo »

TRAILER
venerdì 9 febbraio 2024
 

Un'opera di cui si parlerà a lungo, un laboratorio di analisi della banalità del male candidato a 5 premi Oscar. Dal 22 febbraio al cinema. Guarda il trailer »

TRAILER
mercoledì 18 ottobre 2023
 

Regia di Jonathan Glazer. Un film con Sandra Hüller, Christian Friedel, Ralph Herforth, Max Beck, Sascha Maaz. Da giovedì 22 febbraio al cinema. Guarda il trailer »

CANNES FILM FESTIVAL
sabato 27 maggio 2023
 

Il film di Jonathan Glazer si è aggiudicato il prestigioso riconoscimento da parte della giuria. Vai all'articolo »

SHOWTIME
    Oggi distribuito in 12 sale cinematografiche
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