La violenza e il sogno dell'utopia
di Roberto Nepoti La Repubblica
1755. Ludwig Khalen, che si è guadagnato il grado di capitano malgrado le umili origini, chiede di poter coltivare la sterile landa danese dello Jutlad nella speranza di ottenere un titolo nobiliare. Ludwig prende sotto la sua protezione due servi fuggiaschi e una piccola zingara, ma deve vedersela con il feudatario locale, che gli scatena contro briganti e sicari. Frattanto, subisce il fascino di una giovane nobildonna, che il padre vorrebbe dare in sposa al sadico despota. Da un romanzo di Ida Jessen, un film storico abbastanza ligio alle convenzioni del genere; però con allusioni più esplicite alla lotta di classe nella vecchia Danimarca.
Per narrare l'utopia del capitano idealista, il regista Nikolaj Arcel mescola elementi di avventura, dramma intimista, vicende d'amore e affresco storico; fortunatamente senza confonderli, perché la sceneggiatura è solida e i "caratteri" sono credibili. Soprattutto quello dell'ottimo Mad Mikkelsen, che presta la sua non esibita virilità a un soldato stoico dal volto umano. Dopo il successo internazionale di A Royal Affair e il flop della Torre nera , dal romanzo di Stephen King, Arcel mette in scena un "period movie" dalle caratteristiche più europee che hollywoodiane. Le ambientazioni sono naturali; le immagini sobrie; le scene di violenza particolarmente realistiche e crudeli nella fotografia di Rasmus Videbaeck, già apprezzata nei film precedenti di Arcel e nella serie The Crown .
Da La Repubblica, 14 marzo 2024
di Roberto Nepoti, 14 marzo 2024
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