La sala professori

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Un film di Ilker Çatak. Con Leonie Benesch, Leonard Stettnisch, Michael Klammer, Rafael Stachowiak.
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Titolo originale Das Lehrerzimmer. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 98 min. - Germania 2023. - Lucky Red uscita giovedì 29 febbraio 2024. MYMONETRO La sala professori * * * 1/2 - valutazione media: 3,60 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

La scuola è conflitto Valutazione 4 stelle su cinque

di carlo santoni


Feedback: 713 | altri commenti e recensioni di carlo santoni
lunedì 1 aprile 2024

Difficile argomentare su questo film così importante, poiché ho visto che su di esso è stato già detto più o meno tutto, trovandomi d’accordo; dunque, a chi come me ora segue la ruota del carro, restano da dire ovvietà, o quasi. Partirei dal titolo: perché “La sala professori”, perché non la scuola nel suo insieme, la classe in particolare? Poiché questo ambiente burocratico, amministrativo, apparentemente asettico, distante per sua funzione dalla vivacità della classe e dall’interscambio docente-discenti, o tra discenti, funge da tessuto connettivo tra i vari ambiti della scuola, e della storia: la classe prima di tutto, ma poi la segreteria, la presidenza, la palestra, gli spogliatoi, il cortile. E tutto si raccorda, tutto confluisce qui, nella sala professori: luogo in cui i professori si consultano, si offendono, si scontrano; luogo in cui gli studenti vengono sottoposti a interrogatori polizieschi, o in cui si formulano ipotesi procedurali.
La bravissima, davvero bravissima Leonie Benesch, nei panni della professoressa di matematica e ginnastica Carla Nowak, esordisce in classe con un quesito: si può dire che il nove composto corrisponda all’uno? Ed invita i suoi studenti, credo di II media, ad argomentare. E a chi argomenta chiede poi: “Si tratta di un’affermazione o di una dimostrazione?”. Platone avrebbe tradotto: “Si tratta di doxa o di episteme?”
La domanda è carica di implicazioni, poiché la vicenda (sostenuta da una strepitosa sceneggiatura ed un gran bel lavoro di montaggio, che aiutati da una mdp a spalla, inquieta come la vicenda, e da una colonna sonora asciutta e implacabile, letteralmente tengono col fiato sospeso dall’inizio alla fine) verte su casi di furto, le cui indagini, nonostante indizi pesanti, non daranno capo ad alcun risultato certo, ma indirettamente squaderneranno fenomeni di conflitto qui latente, là esplicito, nella scuola in cui la vicenda si svolge. Conflitti tra studenti, prima di tutto, tra studenti e insegnanti, tra insegnanti, tra insegnanti e genitori: conflitti che si innervano su aspetti di autoritarismo esplicito, di razzismo latente, di maturità e protagonismo e insieme indisciplina accesa di parte degli studenti.
Com’è stato rilevato, il film è uno specchio della realtà scolastica tedesca, ma al tempo stesso della società tedesca nel suo complesso; un po’ come “La zona d’interesse”, che si è beccato l’Oscar al posto suo, parla sì della vicenda del criminale nazista Rudolf Höß e di Auschwitz, mettendo a fuoco l’indifferenza cieca sua e dei suoi familiari di fronte a quanto accade costantemente appena al di là del muro di cinta del campo di sterminio: ma al tempo stesso ci parla (ci urla, se avessi orecchie per sentire!) della nostra imperdonabile indifferenza di fronte a quanto, oggi e non nel lontano 1942-1945, sta accadendo esattamente sotto i nostri occhi a Gaza, ad opera degli sanguinari genocidi di Tel Aviv, aiutati dal cosiddetto Occidente al completo.
Il film è dunque una riflessione complessiva sulla società tedesca e le sue fratture interne, sociale, etniche, culturali e dunque necessariamente politiche.
Formidabile la scena iniziale del nove composto, formidabile la scena finale col piccolo Oskar (un commovente Leonard Stettnisch), sospeso dall’istituto “a tolleranza zero” per dieci giorni a causa delle sue non lievi intemperanze, ma rifiutandosi si uscire, viene portato via sedia e tutto da due poliziotti: e lui seduto e serio ben al di sopra delle loro spalle, attraversa i viali della scuola come un papa o un re su una portantina regale. Ma non c’è niente da festeggiare.
Davvero un film coinvolgente e di rara potenza, da vedere senz’altro.

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