Domenico Spinosa
Close-up
Abbiamo avuto modo, seguendo quella che è la magnifica e avventurosa storia-ossessione delle immagini in movimento, di imbatterci in intese-collaborazioni-sodalizzi tra due enormi personalità che a volte (già sulla carta) ci sembravano vicinissime, a volte lontanissime. Solo per citare alcuni esempi (e così provare a precisare ciò a cui si intende rimandare), riguardo i "vicinissimi" basti pensare a Bergman-Tarkovskij (il secondo girò l'ultimo suo film del 1986, Sacrificio, in Svezia proprio perché il primo se ne prese in qualche modo carico, per non parlare poi delle affascinanti pagine del suo diario scritto in cui si analizza il cinema del maestro russo!), Ozu-Wenders (qui il secondo dedica nel 1985 al primo forse uno tra i più convincenti film-documentari intorno a un "collega" che siano mai stati girati), Sokurov-Tarkovskij (appena due anni dopo la morte del primo, il secondo realizza il suo lavoro forse più lirico: Elegia moscovita del 1988); riguardo i "lontanissimi", invece, si pensi a Chaplin-Keaton (i due giganti, i due vulcani che in maniera diversissima hanno mostrato sullo schermo tutto il nostro umano essere incongruente alla vita, l'uno di fronte all'altro insieme nel 1952 per Luci della ribalta), Hitchcock-Truffaut (probabilmente resterà per eccellenza l'unica-vera-epocale intervista (poi libro) quella notissima che il secondo rivolge al primo nel 1966), Herzog-Kinski (Kinski, il mio nemico più caro del 1999, dove è vero che senza l'agire in scena dell'uno non ci sarebbe stata buona parte del cinema dell'altro, eppure due linee parallele che non "si incontrano" in realtà mai). [...]
di Domenico Spinosa, articolo completo (7611 caratteri spazi inclusi) su Close-up 2 novembre 2023