Finalmente l'Alba |
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Un film di Saverio Costanzo.
Con Lily James, Rebecca Antonaci, Joe Keery, Rachel Sennott.
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Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 119 min.
- Italia 2023.
- 01 Distribution
uscita mercoledì 14 febbraio 2024.
MYMONETRO
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Dolce vita per sempre
di Fabio Ferzetti L'Espresso
L'Hollywood sul Tevere anni '50 servita al pubblico globalizzato dei nostri giorni. Dive capricciose, quasi divi insicuri, galleristi gentili ma senza scrupoli (Willem Dafoe), popolane pronte a portare la figlia al mercato delle facce come in "Bellissima" di Visconti. Ma anche notti senza fine, le vaste platee dell'Italia pre-tv, l'ombra inquietante del caso Montesi (1953, primo delitto mediatico nella storia d'Italia). E sopra, anzi dentro tutto questo, gli occhi sgranati della giovane popolana Mimosa (|'esordiente Re becca Antonaci, una sorpresa). Che in 36 ore passa dall'innocenza dall'infanzia al disincanto all'età adulta, senza perdere grazia né dignità. Bella intuizione, grandi ambizioni: il nuovo film di Saverio Costanzo parte da un immaginario mélo hollywoodiano in salsa neorealista. Decolla con una pseudo "Cleopatra" che mette a fuoco l'avidità neocoloniale arnericana (ieri liberatori, oggi produttori). Culmina nel lungo festino in cui l'interprete dell'efferata faraona Lily James, trascina l'ingenua Mimosa, facendone insieme il capriccio di una sera e la sua nuova protégée. Ma soprattutto fonde a meraviglia il percorso spirituale della protagonista e la libera quanto metaforica rievocazione storica (Alba Rohrwacher. Alida Valli e va benissimo così). Nulla infatti è autentico ma tutto è verosimile in questo "Finalmente l'alba" che potrebbe anche chiamarsi "Mimosa davanti alla fabbrica" (fabbrica dei sogni, leggi Cinecittà). Sfilano facce stupende e prepasoliniane che il nostro imborghesitissimo cinema solitamente rimuove. Risorgono personaggi dimenticati, la sorella povera-ma-bella, il fidanzato scelto da mammà, il vero capo delle comparse in guerra con quello abusivo, l'artista ansioso di vendere i propri quadri o almeno la compagna. Mentre il set del peplum egiziano rievoca, anzi reinventa la potenza incantatoria del cinema d'antan. Magari la festa, elegante come le cene del Cavaliere, esigeva ulteriore impeto visionario. La chiave comunque è nel nome della diva, Josephine Esperanto, la lingua universale. Ieri il cinema, certo. E oggi?
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