Finalmente l'Alba

Mimosa, il viaggio di una notte nella decadenza della dolce vita

Il legame fra il cinema italiano e la storia del Paese è sempre stato fortissimo. Fin dai tempi del neorealismo. Negli ultimi decenni, il cosiddetto "cinema del reale" è stato forse il filone più vivace della nostra cinematografia. Da qualche anno è poi invalso l'uso di partire da fatti di cronaca per intraprendere narrazioni di fantasia. Il campionissimo di questo stile è Marco Bellocchio, con le sue opere sul caso Moro. Questa premessa per dire che Saverio Costanzo era partito, per il suo ritorno al cinema- cinema dopo quasi un decennio, dall'idea di un film su Wilma Montesi. I più anziani ricorderanno: la ragazza che fu trovata morta in spiaggia, presso Torvaianica, la mattina del 9 aprile 1953. Un caso che ebbe un impatto clamoroso sulla società e sull'opinione pubblica, perché in esso furono coinvolti esponenti della Dc e della "dolce vita" romana dell'epoca. Ma il progetto si è via via modificato in un film onirico che diventa una fiaba, esattamente come il finale "alternativo" di Buongiorno, notte nel quale Moro usciva vivo dal covo delle Br. Finalmente l'alba racconta una ragazza, dal bellissimo e simbolico nome di Mimosa, che in quegli stessi giorni e luoghi rischia di fare la fine di Wilma Montesi: prima partecipando come comparsa a un film girato a Cinecittà, poi venendo trascinata da una diva stravagante in una folle notte di feste pericolose. Un film in cui c'è tanto cinema (il neorealismo, Fellini, i peplum alla Quo vadis ?) ma c'è anche uno spaccato complesso dell'Italia degli anni 50: un mondo povero e sfarzoso, affascinante e squallido sul quale si affacciano gli occhi spalancati di Mimosa, interpretata da un'attrice giovanissima e straordinaria, Rebecca Antonaci.
Da La Repubblica, 15 febbraio 2024


di Alberto Crespi, 15 febbraio 2024