Eileen

Due donne e la legge del desiderio

Forte del successo di critica del suo Lady Macbeth, il regista britannico William Oldroyd ha presentato al Sundance l'adattamento di un romanzo americano della scrittrice di origini iraniane Ottessa Moshfegh. A Boston, negli anni Sessanta, la giovanissima Eileen (Thomasin McKenzie) trascina una vita grama. Impiegata in un carcere per delinquenti adolescenti colpevoli di reati contro la persona, vive con un padre alcolizzato, della cui tutela si vorrebbe liberare, e intanto fa sogni erotici a occhi aperti. Le cose sembrano cambiare con l'arrivo di Rebecca (Anne Hathaway), la nuova psicologa elegante e carismatica. Ma è proprio a questo punto che le sceneggiatura ribalta la sua logica narrativa apparente, navigando (non senza qualche incongruenza) tra una storia di desiderio tra donne, il thriller, il romanzo di formazione (la giovane impara che non sempre le persone, a cominciare da Rebecca, sono quel che sembrano). Senza spoilerare nulla, Eileen non è il film che potresti aspettarti dopo averne vista la prima parte. Oldroyd gioca con le aspettative che lui stesso ha creato, demolendole una a una. Il format thriller subentra alla storia sentimentale anche grazie alla sofisticata fotografia di Ari Wegner (l'australiana supercandidata per Il potere del cane), dove una calibrata elaborazione cromatica e un'illuminazione principalmente notturna conferiscono alle immagini un'atmosfera inquietante e misteriosa. L'intento del regista è di realizzare, piuttosto che una complessa trama criminale, un esercizio di stile dove realtà e fantasia si confondono l'una con l'altra. A ben guardare, il film non manca di dettagli ironici, anche se così ben mascherati che potrebbero sfuggire. McKenzie gioca con sicurezza tra le varie anime del personaggio, mentre Hathaway realizza una delle migliori interpretazioni della sua carriera.
Da La Repubblica, 30 maggio 2024


di Roberto Nepoti, 30 maggio 2024