Le storie “al femminile” hanno un quid di qualità in più, oramai è chiaro. È proprio il loro angolo di visuale, di prospettiva delle cose ad essere affascinante: la sensibilità straordinaria delle donne dà senso profondo a ciò che vedono e decidono di raccontare. E così Paola Cortellesi decide di riportare, a distanza di circa ottanta anni, una storia di ordinaria sopraffazione negli anni del dopoguerra; una storia di umiliazioni, fatica, rinunce, violenze e riscatto. Una storia che è esistita davvero e quindi da non dimenticare mai, fatta di mariti/padroni, di sacrificio di sé così dissennato da sfociare nell’autolesionismo, di accettazione passiva di una realtà talmente oppressiva da eliminare la speranza. Ma il cuore delle donne sa essere più grande e così, tra un lavoro e l’altro per “arrotondare”, tra una chiacchiera e l’altra con amiche solidali, tra l’ennesima violenza fisica subita per un nonnulla e la successiva, arriva la “svolta”: una lettera improvvisa, inaspettata, la prima a lei mai indirizzata cambierà per sempre la vita della protagonista in un finale a sorpresa straordinario per intensità e Bellezza. In un bianco e nero che aiuta a rendere ancora più realistica la narrazione, Paola Cortellesi costruisce un film d’autore perchè “ruba” con grazia ed intelligenza a grandi film del passato: la madre trascurata e con lo sguardo spento che, appena alzata al mattino, si dedica a preparare la colazione dei famigliari, rimanda all’indimenticata Sofia Loren di “Una giornata particolare” di Ettore Scola, il pranzo di fidanzamento in cui tutto non va per il verso giusto ricorda “Primo amore” di George Stevens con la grande Katharine Hepburn, persino la naturalezza con cui si crea l’amicizia della protagonista con il soldato nero americano è un richiamo di quella, altrettanto naturale ed empatica, di Pasquale e Joe in “Paisà” di Roberto Rossellini. I richiami ai grandi film del passato si intrecciano ai tanti dettagli accurati che arricchiscono la qualità del film e, tra tutti, il più significativo è quello, brevissimo ma estremamente centrato, della scena nella casa dei ricchi borghesi in cui il padre mette a tacere la figlia che si è intromessa nella discussione sulla politica e il futuro che stava intrattenendo col figlio, a dimostrazione che la subalternità delle donne ottanta anni fa era un fatto trasversale, tutt’altro che limitato alle fasce della popolazione meno colte. Ma “C’è ancora domani” sa raccontarci che l’istruzione, per le donne è valsa più di un mero abito da sposa; il secondo, senza la prima, non aiutava ad emanciparsi davvero e soltanto l’accesso e il successo nel mondo del sapere e della conoscenza le ha rese, nei decenni a venire, sempre più padrone del proprio destino. Gli attori sono tutti ottimi, ma per paradosso, in un film “al femminile” le prove migliori sono quelle maschili: Valerio Mastrandrea è un povero cialtrone perdente e manesco credibilissimo, Giorgio Colangeli regala, col Sor Ottorino, un personaggio indimenticabile, degno delle migliori commedie all’italiana del passato e Virginio Marchionni è un tenero innamorato pieno di rimorsi molto lontano dai personaggi che di solito interpreta. Paola Cortellesi, Pilar Fogliati, Micaela Ramazzotti, il ritorno dopo decenni di Liliana Cavani … il cinema italiano nel 2023 è vivo, si evolve, si arricchisce di nuove cineaste ed ha un luminoso avvenire perché “se il futuro è donna” … “c’è ancora domani”.
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marco brenni
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mercoledì 15 novembre 2023
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neorealismo italiano alla cortellesi
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Pienamente d''accordo con la critica! Stupisce che questo sia un film di esordio della Cortellesi perché denota una bravura e una cultura cinematografia non comune per una esordiente, anche comprovata e bravissima attrice soprattutto comica. Stupisce già subito perché è filmato in bianco e nero, e pure per l''aspetto dimesso-invecchiato di Paola che siamo abituati invece a vedere pimpante e in forma sempre smagliante. La tematica sociale le è sempre stata a cuore, recitando anche in film comici spesso il ruolo del ceto minore, quello perdente. Direi che il film rasenta l''eccellenza, anche se c''è qualche piccola forzatura qua là. Nel complesso è molto ben congegnato, con un ottimo ritmo di narrazione e una riproduzione della borgata romana degli anni ''40 perfetta, col suo popolo sgangherato e poverissimo dell''immediato dopoguerra anche von qualche aspetto tragicomico.
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Pienamente d''accordo con la critica! Stupisce che questo sia un film di esordio della Cortellesi perché denota una bravura e una cultura cinematografia non comune per una esordiente, anche comprovata e bravissima attrice soprattutto comica. Stupisce già subito perché è filmato in bianco e nero, e pure per l''aspetto dimesso-invecchiato di Paola che siamo abituati invece a vedere pimpante e in forma sempre smagliante. La tematica sociale le è sempre stata a cuore, recitando anche in film comici spesso il ruolo del ceto minore, quello perdente. Direi che il film rasenta l''eccellenza, anche se c''è qualche piccola forzatura qua là. Nel complesso è molto ben congegnato, con un ottimo ritmo di narrazione e una riproduzione della borgata romana degli anni ''40 perfetta, col suo popolo sgangherato e poverissimo dell''immediato dopoguerra anche von qualche aspetto tragicomico. Il mio voto, tenuto conto del grande impegno della regista e attrice è di un meritato 4,5.
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daniele bellini
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mercoledì 1 maggio 2024
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diseducativo
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Per me è orrendo, anzi disgustoso. Banale, forzato, pessima recitazione, un minestrone di luoghi comuni, irreale e soprattutto DISEDUCATIVO e REMISSIVO dato che educa donne e poveri ad accettare la propria sottomissione, altro che rivalsa: il contrario. Un disastro totale. Il finale poi, disdegna tutto il pessimo riferimento al neorealismo, con un politically correct ipocrita da TG1, come se il voto alle donne le avesse salvate e le salvasse dalla povertà, disparità economica e violenza: una specie di panacea/placebo totalmente inutile, con poi le inquadrature insulse anche delle rivali che votano come per perdonarle ma di che. Rivalsa col voto ipocrita e soprattutto inutile di questi tempi quando nessuno, senza personali tornaconti, va più a votare perché non c''è nessuno degno di essere votato.
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Per me è orrendo, anzi disgustoso. Banale, forzato, pessima recitazione, un minestrone di luoghi comuni, irreale e soprattutto DISEDUCATIVO e REMISSIVO dato che educa donne e poveri ad accettare la propria sottomissione, altro che rivalsa: il contrario. Un disastro totale. Il finale poi, disdegna tutto il pessimo riferimento al neorealismo, con un politically correct ipocrita da TG1, come se il voto alle donne le avesse salvate e le salvasse dalla povertà, disparità economica e violenza: una specie di panacea/placebo totalmente inutile, con poi le inquadrature insulse anche delle rivali che votano come per perdonarle ma di che. Rivalsa col voto ipocrita e soprattutto inutile di questi tempi quando nessuno, senza personali tornaconti, va più a votare perché non c''è nessuno degno di essere votato. Il balletto poi, per edulcorare la violenza del marito è nauseante: non si può comicizzare la violenza anche perché non c''è un''impostazione comica, surreale e favolistica come ne ''La Vita è Bella'' ma,appunto, neorealista. Senza l''attentato terroristico della protagonista ( che diventa terrorista e si arruola nella ''guerra dei poveri'' per vendetta, pessimo esempio e ''bei''valori da far vedere nelle scuole: ai tuoi rivali, come se fossero loro i cattivi e non lo sono perché tutti in guerra e post guerra si arrabattavano e il giudizio sommario e il linciaggio è proprio un''arma dei potenti. No, gli fai esplodere il negozio, che è poi come iniziano le mafie ! ) e senza l''alleanza col ''negro'' ( forzatura totale sull''antirazzismo, tema completamente avulso dalla storia ) e con un finale tragico veramente neorealista ( tipo lei ammazzata e lui impunito e la figlia che diventa come lei per il padre, serva e menata, oppure lei che scappa con il meccanico che poi si rivela anche lui violento e patriarcale e lei rimane remissiva e senza speranza ) od epico/favolistico ( tipo che lei scappa da sola a Milano, lotta per affermarsi, diventa imprenditrice e paga gli studi alla figlia ) sarebbe da 6 su IMBD. Così è da 1 ed è il voto che gli ho dato. Va bene per chi non capisce niente di Cinema e per narcotizzare all''ubbidienza e non alla rivolta i sudditi/e , neo schiavi illudendoli di essere liberi. Un film in malafede, utile solo a plagiare le coscienze e riuscito in questo bieco intento su un popolo ormai totalmente privo di cultura e dignità.
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giovanni
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martedì 4 giugno 2024
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occasione persa
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Errore della bomba 💣 usa...preclude il mercato statunitense...ed eventualmente candidatura oscar
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