Le Filippine corrotte di Lav Diaz teatro di una sfida noir a due
di Cristina Piccino Il Manifesto
Ogni film di Lav Diaz è un magnifico esempio di cinema politico, nel senso più alto, cioè come invenzione formale capace di confrontarsi con la sua realtà e con il mondo a cui appartiene disvelandone i meccanismi, i conflitti, i paradossi dentro le immagini che narrano quasi sempre altre storie e, in questo modo, allenano lo sguardo dello spettatore alla libertà sempre più difficile a fronte dei prodotti pre-confezionati divenuti dominanti. When the Waves are Gone (Quando non ci sono più onde), presentato fuori concorso e tra le visioni più forti del festival non si capisce perché non in gara ma certo la vittoria del Leone per The Woman Who Left provocò molto disorientamento è un noir esistenziale nelle Filippine di oggi governate dal presidente Duterte e dal suo populismo accattivante che gli ha garantito l'appoggio generalizzato del Paese al punto da far passare come «normali» la violenza della polizia, le migliaia di omicidi e esecuzioni compiuti in modo illegale con la scusa di combattere i cartelli della droga. [...]
di Cristina Piccino, articolo completo (4218 caratteri spazi inclusi) su Il Manifesto 9 settembre 2022