The Woman King |
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Un film di Gina Prince-Bythewood.
Con Viola Davis, Thuso Mbedu, Lashana Lynch, Sheila Atim.
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Titolo originale The Woman King.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 135 min.
- USA 2022.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 1 dicembre 2022.
MYMONETRO
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A Hollywood non c'è solo Wakanda ora tocca alle vergini guerriere
di Roberto Nepoti La Repubblica
Chi, sotto l'influenza dell'imminente secondo episodio di Black Panther, si aspettasse di trovare in The woman king un film di supereroi in versione afro sbaglierebbe, e di grosso. Il soggetto è liberamente ispirato a eventi d'inizio 800 e ambientato nell' Africa dell'Ovest: più precisamente nel Dahomey, che faceva parte dell'attuale Benin. Per aver rifiutato di sposare un uomo ricco e anziano Mawi, diciannovenne dallo spirito ribelle, è consegnata dal padre al re Ghezo e viene arruolata tra le Agojie, milizia esclusivamente femminile che costituisce l'unica difesa del regno dalla potente tribù degli Oyo, guidata dal crudele Moru. La comanda l'inflessibile Nanisca (la regina del titolo, che poi il film ci rivelerà avere un rapporto molto stretto con la recluta). ll centro della lotta trai due popoli riguarda la tratta dei prigionieri di guerra, rivenduti come schiavi ai trafficanti occidentali in un lucroso commercio (di cui, per la verità, era parte anche il Dahomey). Segue il duro addestramento di Mawi per guadagnarsi il diritto a far parte delle vergini guerriere. L'indomita fanciulla tende a trasgredire le regole, aiutando le compagne in difficoltà malgrado i divieti e instaurando anche un rapporto con Malik, mezzosangue brasiliano (la madre era del Dahomey) il quale entrerà in conflitto col fratellastro schiavista. Diciamo subito che, sotto il pretesto di fatti storici, The woman king non si sottrae al repertorio dell'actioner esotico, mentre la problematica dello schiavismo resta un po' in secondo piano. Tuttavia si tratta di un film sorprendente per più di un verso, in primo luogo perché non ti aspetteresti che un budget valutato, come il suo, sui 50 milioni di dollari fosse devoluto a una produzione dagli incassi non garantiti a priori: senza supereroi, con un cast a larga prevalenza femminile e quasi interamente africano (a parte gli afroamericani Viola Davis e John Boyega, noto per la parte di Finn nella seconda trilogia di Star wars) e che si svolge interamente in Africa. Ma soprattutto cosa più unica che rara per un kolossal dove gli africani, anziché personaggi di pelle bianca, sono al centro del film. Non mancano invece -in puro stile hollywoodiano - i valori dell'individualismo, né elementi di romanticismo e di melodramma. Per quel che riguarda la divisione tra "buoni" e "cattivi", a esser franchi, la scelta di rappresentare in modo quasi idilliaco il regno del Dahomey è discutibile: tuttavia il film non cade mai nell'"effetto-Disney" né l'eroina giovane rischia di aggiungersi al drappello delle Pocahontas dello schermo. A partire da quella di apertura, le sequenze di combattimento, dinamiche e cruente, sono ottimamente coreografate.
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