The Fabelmans

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Un film di Steven Spielberg. Con Michelle Williams, Paul Dano, Seth Rogen, Gabriel LaBelle.
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Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 151 min. - USA 2022. - 01 Distribution uscita giovedì 22 dicembre 2022. MYMONETRO The Fabelmans * * * * - valutazione media: 4,17 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Logos ed Eros Valutazione 5 stelle su cinque

di Crispino Seidenari


Feedback: 614 | altri commenti e recensioni di Crispino Seidenari
sabato 7 gennaio 2023

“The Fabelmans” esordisce con una scena che segna la nascita di un sogno e con esso, il destino dell’autore e protagonista. Il piccolo Sam di soli sei anni, sta per entrare assieme ai suoi genitori in una sala cinematografica dove sarà proiettato “Il più grande spettacolo del mondo”. È la sua prima volta, è eccitato e al tempo stesso intimorito dalle sue stesse aspettative, in particolare dalla dimensione dei personaggi sullo schermo che sa essere dei giganti. Il padre, Burt, lo tranquillizza spiegandogli che la sproporzione delle immagini sullo schermo è solo illusoria, così come la sensazione del loro movimento, causata dallo scorrimento di immagini fisse (fotogrammi) ad una velocità (24 al sec.) superiore a quella con cui l’occhio umano riesce a percepirle (15 al sec.). La madre, Mitzi, tenta invece di rasserenarlo dicendogli che “i film sono sogni che non dimenticherà mai”. In questo incipit Spielberg mette subito in luce il dualismo tra due atteggiamenti esistenziali, apparentemente distanti e inconciliabili, attraverso i quali esprimere la propria creatività e che saranno fondamentali per la sua formazione. Da una parte quello razionale, scientifico e pragmatico del padre (logos), dall’altro, quello romantico, artistico e visionario della madre (eros).
Durante il viaggio di ritorno a casa, seduto in auto tra i suoi genitori, vediamo brillare negli occhi del bambino, inebriato ed eccitato dalla straordinaria suggestione dello spettacolo cui ha appena assistito, i riflessi di un’esuberante effervescenza di desideri, ispirazioni, idee. Da quel momento sarà ciecamente posseduto dal bisogno di raccontare delle storie attraverso le immagini, reinventando e arricchendo di mistero la realtà secondo i suoi sentimenti e la sua fantasia. Dal padre acquisisce l’atteggiamento dell’artigiano che possiede la materia con cui opera, ne conosce i limiti e tenta senza requie di superarli, dilatando le capacità espressive dei suoi mezzi, inventando sempre nuovi espedienti che immancabilmente sorprendono il suo pubblico. Dalla madre assimila invece l’intensità visionaria che lo spingerà per tutta la vita a raccontare storie attraverso le quali riprodurre quella stessa malìa che lo aveva incantato la sua prima volta al cinema.
Come nella vita di ogni grande artista, non mancano quei dolori che scavano nell’anima sviluppando la coscienza e plasmando la sensibilità.
Durante il montaggio del film che riproduce il campeggio della sua famiglia in compagnia dello “zio Benny”, il giovane Sam scopre come la cinepresa possa essere spietata quando svela la realtà nella sua concretezza e materialità. Le immagini che lui stesso ha ripreso gli mostrano degli atteggiamenti di intimità tra la madre e zio Benny che si spingono troppo oltre i confini dell’amicizia. L’episodio segna l’inizio di una travagliata situazione che tormenterà tutti i membri della sua famiglia e si concluderà con la separazione dei genitori. Nonostante la sofferenza, i protagonisti di questa vicenda sono dipinti senza acredine, come vittime innocenti delle debolezze umane. La madre era una promettente pianista che ha sacrificato le sue aspirazioni per dedicarsi alla famiglia e non può fare a meno del temperamento estroso di Benny per sopportare il peso della sua rinuncia e della vita. Il padre tenta in tutti i modi di avvicinare a sé la moglie, cercando il più possibile di frapporre distanza tra lei e Benny, ma alla fine si arrende, realizzando di non poter lenire la sua tristezza. Infine, zio Benny, che agli occhi del protagonista e narratore sarebbe il capro espiatorio ideale, ci appare sempre come un personaggio affettuoso, estroverso, simpatico, generoso. Tutta la vicenda è soffusa di una tenera, crepuscolare malinconia che permea i personaggi rendendo impossibile identificare un colpevole. In ognuno di loro scorgiamo la mite dolcezza di chi si arrende ai sentimenti, accettando il peso della propria fallibilità.
Mentre maturano gli eventi che lacerano il legame coniugale tra i suoi genitori, durante la frequenza del liceo, Sam è anche vittima di episodi di Bullismo, di disprezzo etnico, di atteggiamenti antisemiti da cui riesce in parte a riscattarsi grazie alle attitudini che ha sviluppato seguendo la sua passione. Cedendo all’insistenza della sua ragazza, accetta di effettuare le riprese del film che ritrae gli studenti dell’ultimo anno durante una giornata di divertimenti in spiaggia. Il film che gira, monta e poi proietta durante il ballo di fine anno, mostra non solo come il cinema, e più in generale l’arte, possa trasfigurare il reale plasmandolo secondo la peculiare sensibilità dell’autore, ma anche come essa possa incidere sulla realtà, modificandola. Il più arrogante dei suoi vessatori, lo studente dell’ultimo anno Logan, dotato fisicamente e molto abile negli esercizi atletici, viene dipinto nel film come una sorta di eroe imbattibile in ogni disciplina sportiva, suscitando durante la proiezione, l’entusiasmo e l’ammirazione di tutti gli studenti. Grazie all’esaltazione filmica delle sue qualità, riesce a riconquistare l’amore della sua ex ragazza che sembrava ormai irrimediabilmente perduto. Non sa comprendere perché Sam, che lui ha maltrattato con insistenza, abbia voluto farlo apparire in quel modo e neanche Sam sa dargli una spiegazione, avendo probabilmente agito d’impulso. Da quel momento però il rapporto tra i due ragazzi non è più lo stesso e Logan, oltre a rispettare Sam, lo protegge anche dalla collera di Chad, l’altro bullo, che Sam ha ripreso in tutta la sua pochezza e inettitudine. “La vita non è come nei film”, dice Logan poco prima di allontanarsi da Sam, al termine della discussione intrattenuta dopo il film. “Sì ma la ragazza ce l’hai tu” risponde Sam, sottolineando che i film (e dunque l’immaginazione) possono cambiare la vita.
Il finale è l’epilogo capovolto de “L’attimo fuggente”. Finito il liceo, obbedendo al padre che considera la sua passione per il cinema solo un hobby, Sam intraprende gli studi universitari. Divenendo sempre più consapevole di tradire il suo sogno, è spesso vittima di attacchi di ansia. Il padre, non volendo ripetere l’errore commesso con la moglie Mitzi, ormai certo che Sam abbia maturato la sua stessa determinazione e perseveranza e che non potrà perdersi, qualsiasi strada decida di intraprendere, lo lascia libero di inseguire le sue aspirazioni.
Ripensando al prologo in cui l’autore, oggi settantaseienne, ringrazia il pubblico per aver scelto di assistere sul grande schermo al film più personale e autobiografico della sua vasta carriera, sembra di cogliere nell’emozione dei suoi occhi, la stessa infantile tenerezza che emana dall’espressione sognante del piccolo Sam, seduto in auto tra la madre e il padre, dopo essere stato spettatore de “Il più grande spettacolo del mondo”.
 
 
“Quante volte nel corso della mia vita, la realtà mi aveva deluso perché nel momento in cui la percepivo, l’immaginazione, che era il solo organo di cui disponevo per godere della bellezza, non poteva applicarsi ad essa, in virtù di quella imprescindibile legge che vuole che sia possibile immaginare solo ciò che è assente.”
(Marcel Proust: “Il tempo ritrovato”)
 
“La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.”
(Gabriel Garcia Marquez: “Vivere per raccontarla”).

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