Scene da un matrimonio tra lacrime e crinoline
di Roberto Nepoti La Repubblica
Opera del regista dissidente russo Kirill Serebrennikov, in concorso a Cannes l'anno passato, La moglie di Tchaikovsky è un dramma storico molto lontano dall'estetica dominante nei biopic formalisti. Racconta l'amore impossibile tra Antonina Miliukova (il film è ispirato largamente alle sue memorie) e il compositore Piotr Tchaikovsky che accetta di sposarla per far tacere le voci sulla propria omosessualità, ma la detesterà, la allontanerà da sé e la umilierà fino a farla impazzire.
La vicenda della coppia era già stata raccontata da Ken Russell nel 1970 ( L'altra faccia dell'amore ) però lo stile dei due film è praticamente agli antipodi: barocco e visionario il primo, cupe e brumose le immagini di Serebrennikov, ambientate quasi tutte in interni e dal ritmo lento dove prevalgono i lunghi piani sequenza. La vicenda è narrata come un martirio: quello di una moglie che, dopo essere scampata a un incendio, si dispera solo per aver perduto la sua fede nuziale. Non mancano alcune scene surreali: in particolare la prima che, durante le esequie, fa risorgere il musicista dalla bara per cacciare una volta di più Antonina; e il balletto in sottofinale, dove la protagonista danza tra uomini nudi che sembrano ereditati da Querelle de Brest di Fassbinder.
Da La Repubblica, 5 ottobre 2023
di Roberto Nepoti, 5 ottobre 2023