Gianni Canova
We Love Cinema
Non c'è posto per la musica in un mondo malato, sordido e malsano come quello messo in scena da Donato Carrisi nel suo Io sono l'abisso. Per tutto il film, prima del finale, si sentono solo brani di repertorio: Non posso perderti di Bobby Solo e Io e il cielo di Jo Chiarello risuonano nel dancing per anime perse e solitudini di provincia in cui il protagonista, "l'uomo che pulisce", va di tanto in tanto ad abbordare e raccattare le sue vittime. Altri suoni diegetici sono le note al pianoforte di Per Elisa, che sentiamo per la prima volta in un video sull'iPhone della "ragazzina con il ciuffo viola", e che poi l'intervento dell'autore delle musiche Vito Lo Re riprende in un altro paio di occasioni, lavorando sul ritmo della partitura beethoveniana, rallentandolo, e poi deformando le note, alterandole, stirandole, allungandole, sempre però lasciandole riconoscibili, quasi a voler trasformare un brano che si è radicato nella memoria collettiva come emblema sublime di armonia in un disturbante controcanto acustico dell'orrore. [...]
di Gianni Canova, articolo completo (4678 caratteri spazi inclusi) su We Love Cinema 2 novembre 2022