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... ma non puri spiriti. Parlo del film. Non occorre raccomandarlo. Il popolo degli accorti ha già individuato il giusto scacciapensieri in questo weekendone, specie se piove. Ditemi che non c'è una Provvidenza. Pur coi suoi limiti, Don Simone sa pregare. Tuttavia non ha riscosso consensi nelle alte sfere. Ora, non voglio infliggervi una critica della Critica critica ma qualcosa a suo favore fatemela dire.
Entro subito nel vivo. Anche a me ha dato fastidio il ravvisarmi, tranne che per le fattezze, in quel Giacinto. Ammettere, cioè, che in quelle... circostanze mi sarei comportato allo stesso modo. Ciò non mi ha fatto sminuire la prestazione di Marcello Forte il quale, scansando abilmente il pericolo di una caratterizzazione che lo avrebbe ridotto a macchietta, ha dato un significato alla trama balzana e dalla trama ha prodotto un personaggio ben costruito ossia un essere umano.
Così, dobbiamo riconoscere in Sabina Ferilli una gloria patria, un volto dell'Italia. Spaesata...vorrebbe essere altrove... Quando mai, dove e perchè? Sfiora, invece, l'umorismo fine. Quando afferma che "Dio è donna" ci prende in giro garbatamente, voleva dire "la donna è il tuo dio, non avrai...".
Affrontiamo i Toscani. Grazia e intelligenza... da vendere (non è questo il caso) ma la vena canagliesca c'è tutta. Chiaramente nello Zio Waldemaro, istanti di un fantasma, un volume di filosofia materialista. Badate sempre a Massimo Ceccherini, è sempre concettualmente indispensabile nei lavori di Leonardo Pieraccioni. Due facce (di bronzo) della stessa medaglia. Il Pieraccioni, poi, non è mai stato ingenuo, delicato sì, rispettoso, ma sempre malizioso nei ritratti femminili che sono la sua specialità.
Perchè liquidare così questo film quando vi si agitano elementi d'interesse? Innanzitutto, una questione di tipo sociologico. Si fa prendere coscienza che esiste un 5* nel meretricio quando si sa che la maggior parte di noi sarà sempre esclusa dal constatarlo.
Sottovalutare alcuni richiami essenziali. A cominciare dal titolo. Il Sesso degli Angeli. Lo tirai fuori nel commentare Rosso Istanbul di Ozpetek. Con sufficienza, rapportandolo ai nostri attuali vaneggiamenti, da sprovveduto. Trascurai che per quanto ingenuo l'interrogativo poteva avere valore per gente che si figurava l'aldilà, da non escludere fosse pure timorata di Dio, sicuramente per bene (specie in estinzione?). Certo, un po' reazionaria, riteneva che l'accoglienza in Cielo fosse selettiva.
Ma vi è dell'altro, magari subliminale ma non meno pregnante e... pesante. Non mi avventuro a cercare quale possa essere la sua variante moderna, la "prostituzione sacra". Non me la sto inventando, c'è anche nella Bibbia che, però, la sconsiglia con motivazioni obsolete che oggi sanno di razzismo.
Uno spunto che Pieraccioni ha iugulato, non per difetto d'inventiva ma per mancanza di coraggio, abborracciando un finale buonisteggiante che sembra suggerito dal maligno.
Un altro al suo posto, con altri attributi o capacità nell'invenzione romantica, ne avrebbe cavato un apologo sulfureo, quanto più divertente e intellettualmente stimolante. Sdoppiamento di personalità che si riverbera in una dicotomia di comportamenti. In chiaro, mantenere il fruttuoso cespite godereccio e con i proventi glorificare il Signore adornando il Tempio.
Si è voluto (dovuto?) ripiegare in in'attutidine che sembra una moda retro, una paleo-devozione il cui incenso non credo arrivi tanto in alto.
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