Il cerchio

Un film di Sophie Chiarello. Documentario, durata 108 min. - Italia 2022. - Indigo Film uscita lunedì 13 febbraio 2023. MYMONETRO Il cerchio * * * - - valutazione media: 3,19 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

C''era una volta il Tempo del Cerchio Valutazione 3 stelle su cinque

di Clara Stroppiana


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mercoledì 28 giugno 2023

   Con il documentario Il Cerchio,  Sophie Chiarello ci obbliga a osservare con uno sguardo “strabico”, da una prospettiva diversa,  il mondo dell’infanzia.  La regista italo-francese  entra in una  scuola romana e pone all’attenzione dello spettatore la pratica del Circle time, o Tempo del Cerchio, già richiamata dal titolo.
   Le immagini non mostrano le classiche lezioni, ma quel tempo in cui i bambini, seduti in cerchio con la maestra fra loro, si parlano e imparano a confrontarsi, ad ascoltare le proprie emozioni  e a condividerle.  A riconoscere il valore delle diversità e ad accoglierle come una ricchezza, a ragionare sui conflitti e cercare le soluzioni  possibili. L’insegnante non giudica né valuta. Ascolta e facilita.
   La regista pone qualche domanda, ma nessuno è costretto a rispondere. Le luci sono quelle naturali, la macchina da presa è un occhio all’altezza di quelli dei bambini, una presenza “leggera” a cui finiscono per abituarsi come a una compagna di giochi, con cui dialogano senza imbarazzo o divismi. Anche le musiche entrano in punta di piedi in questo film che fa della delicatezza il suo stile.
  Nel Tempo del Cerchio ciascuno è libero di mettere in comune la vita vissuta fuori perché è chiaro che quando la porta dell’aula si chiude, nulla rimane davvero fuori, come la scuola spesso pretende che si faccia. Al contrario “tutto” entra e continua ad agitarsi nei piccoli alunni. Ci sono le gioie ma anche tante situazioni che fanno soffrire, mostri che strizzano il cuore perché l’infanzia non è certo quel tempo della spensieratezza che si dice.
  Le riprese sono durate cinque anni, quelli in cui la regista ha seguito una classe dalla prima alla quinta elementare. Quando, proprio sulla quinta è piombata la pandemia, la Chiarello non ha fermato il lavoro ed ha continuato a filmare all’aperto, a distanza di sicurezza, usando come collante il cerchio virtuale delle piattaforme. Più di un anno è stato necessario per il montaggio che ha dovuto affrontare l’impresa non semplice, né indolore, di selezionare una strabordante quantità di girato.
   Il film esce nelle sale a febbraio 2023 e a maggio vince il David di Donatello come miglior documentario. Proprio pochi mesi prima il Ministero dell’Istruzione è diventato Ministero dell’Istruzione e del Merito. Dire che Il Cerchio è in contro tendenza è poco.  A maggior ragione vale la pena di coglierlo come un’opportunità per andare senza pregiudizi a “ripassare” un modo diverso di fare scuola. In quella italiana il Circle Time entrò negli anni ’70. Dietro c’erano le teorie della psicologia umanistica e c’era la spinta del Movimento degli studenti, e di ampi settori della società, con le richieste di cambiamento verso una scuola meno elitaria, più accogliente, attenta all’integrazione e alla crescita personale di ognuno,  “non uno di meno”. C’era stata nel ’67 “La lettera a una professoressa” di Don Milani che diceva senza giri di parole come quella scuola dell’obbligo, sebbene riformata e unificata, fosse a misura dei “figli del dottore” e di fatto continuasse ad escludere i “figli dei contadini”.
   “Ma chi sono oggi i figli dei contadini?” sembra chiedersi  la regista. Forse la bambina che ogni anno è contenta di andare in Perù perché sente che là ritrova quel pezzetto di sé che le manca. Forse è quel bambino cinese che fatica a imparare una lingua che non gli appartiene. O forse è quello indiano che racconta la sua storia di adottato ed ha un piccolo segno al centro della fronte, unico prezioso legame con la madre. Ma è anche quello che si tappa le orecchie per non sentire i genitori che litigano. O l’altro a cui manca la mamma quando è con il papà e viceversa. O quello che i compagni prendono in giro perché ama ballare e porta i capelli lunghi. O l’altro che nasconde le sue lacrime dietro la felpa tirata sul viso…
  Le fragilità sono tante e diverse. Il Tempo del cerchio non è la cura miracolosa, ma non è neppure un tempo perso perché insegna a stare bene con se stessi e con gli altri, e a superare le “pietre d’inciampo” della vita senza farsi troppo male. Obiettivi non da poco.

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