Strato su strato, una pellicola la cui complessità si nasconde dietro una scontante ovvia chiarezza e forse, non si nasconde affatto essendo chiara davanti agli occhi di tutti. Una frase sibillina che può apparire chiara al termine delle due ore e venti minuti circa di Glass Onion – Knives Out, sequel di Cena con delitto, con protagonista sempre Benoit Blanc interpretato dal capace Daniel Craig.
Un film dai chiari rimandi ai delitti a camera chiusa, come da romanzo da manuale di Agatha Christie che strizza l’occhio non solo alla tematica sociale ma diviene un buon prodotto di intrattenimento per una durata invero non facile. Ma il risultato alla fine c’è e si vede. Intrattiene questo Glass onion, pubblicizzato sino alla nausea in televisione, che sin dal titolo ricorda le molteplici verità nascoste, sino all’evidente catarsi finale. Un film che ricorda tanto un Armageddon e sta forse nella commistione di stili la sua arma a doppio taglio: forza e debolezza.
Ma andiamo con ordine. Protagonista è un classico gruppetto di amici legati indissolubilmente alla ricchezza del miliardario magnate della tecnologia Miles Bron, una specie di parodico Elon Musk, interpretato con efficacia dal talentuoso Edward Norton, dal riparato castello di un’isola greca e dall’altro lato un detective appunto, sprofondato nella noia; nessun caso per lui è succulento e intrigante come vorrebbe e passa la maggior parte del suo tempo nella vasca da bagno. Un bel giorno un invito, nascosto in una scatola di legno piena di enigmi da risolvere che ricordano appunto Cluedo, lo conduce proprio qui, sull’isola di Miles Bron (Edward Norton) e insieme a lui chi trova al molo di partenza? Una ex modella con assistente, un chimico, uno pseudo-influencer con tanto di belloccia al seguito, una politica e una misteriosa donna, Andi, dall’indissolubile legame con il magnate.
Ognuno di loro nasconde qualcosa e quello che doveva essere un fine settimana tranquillo, si tradurrà presto in un incubo per il gruppetto dove nessuno di loro pare innocente.
Trama già vista in apparenza, struttura abbastanza scontata, dalla velata critica verso il mondo dello spettacolo, che viene delineato parossisticamente con un’ironia di fondo e una scelta parodica atta a delineare gli atteggiamenti spesso frivoli dei protagonisti, politici inclusi come è ovvio. Se si riesce, tuttavia, a superare indenni questa prima ora, ecco che Glass Onion cambia, diviene un secondo film, cambia “pelle” appunto, con un personaggio che riesce a mimetizzare l’aura da so-tutto-io di Benoit Blanc. Ecco, quindi, che torniamo indietro nel tempo, capiamo alcuni motivi di fondo e la presenza di quella misteriosa donna, Andi, cruciale per l’evidente sviluppo della pellicola cui non mancherà evidentemente un delitto. Delitto che però sarà evidentemente scoperto dal detective (e che in qualche modo non stupisce lo spettatore più attento di cultura gialla) poiché il miglior modo per nascondere qualcosa, da prassi, è metterlo bene in vista nel segno del classico lieto fine.
Glass Onionha il pregio grazie alla costruzione autoreferenziale del personaggio del miliardario di far riflettere sull’egida dei personaggi che, come nel recente Nido di Vipere, sono tutti mossi dall’avidità e dalla rapacità. Il Dio denaro incarnato da Norton li vincola a sé e li rende dei burattini, i cui fili della vita, come fossero le tre parche, sono mossi proprio dalla loro incapacità di sottrarsi ai favoritismi e privilegi in cambio di devozione.
Tema caldo e non foriero quello di un gruppo che pur disgregandosi, termine spesso ripetuto nel film, risulta coeso, ed è proprio qui il punto di forza, smorzato ahimè da note di pallida armonia, dettate dalla volontà di stupire a tutti i costi, di Glass Onion, che malgrado il finale, non raggiunge quella intenzione punitiva di fondo, relegando il prodotto a un intrattenimento fine a sé stesso. Un peccato ma prepariamoci a un nuovo capitolo, perché si sa, il crimine non dorme mai.
[+] lascia un commento a eugenio »
[ - ] lascia un commento a eugenio »
|