Concludo la rassegna di film da me visti e non recensiti nel 2021, l'anno della ripresa dopo la paralisi del Covid. La prima parte la trovate come commento a “qui rido io”.
1.Belfast (bel film, che narra i conflitti tra cattolici e protestanti nell’Irlanda del Nord del 1969, a partire dallo sguardo di un bambino di nove anni, quasi una rivisitazione dell’infanzia del regista, un ottimo Branagh)
2. Il potere del cane. Eccellente lavoro della Campion che si conferma come una delle migliori registe in circolazione. Sgradevole e spiazzante, con un protagonista detestabile (un ottimo Cumberbatch), ambientato nelle immensità dell’ovest americano negli anni ’20. Una vicenda di soprusi, di sopraffazioni, di debolezze, di vendette sotterranee, di personaggi costretti a vivere su un territorio troppo vasto, con un rapporto represso con le proprie emozioni ed inclinazioni, soprattutto se inconfessabili.
3. Cry macho, opera minore di Eastwood, sorprendentemente modesta e anche infarcita di qualche clichè prescindibile (il finale con la donna di buon cuore del paese messicano pare un inno alle convenzioni più logore).
4. Il gioco del destino e della fantasia: film giapponese di Hamaguchi strutturato in tre episodi. Formalmente accurato ed elegante, mi è parso disomogeneo, con parti narrativamente più interessanti (il terzo e, in parte, il secondo episodio) con altre poco stimolanti e un po’ tirate via.
5. The mauritanian: visto su Netflix, prodotto medio in linea con le produzioni della piattaforma streaming, senza infamia e senza lode. Il protagonista passa attraverso un inferno di torture e privazioni, ma non perde la sua umanità.
E, infine, Titane. Opera sopravvalutata e debordante, quasi intollerabile nei suoi eccessi, la storia di due solitudini e due patologie che si scontrano e in qualche modo si integrano tra di loro. Alexia, ballerina con una protesi di titanio nella calotta cranica, serial killer per marcare la sua distanza dal genere maschile e più in generale dalla specie umana e Vincent, comandante dei vigili del fuoco, dipendente dagli steroidi, alla ricerca allucinatoria di un figlio scomparso. La storia sarebbe anche interessante, se il film non si prendesse troppo sul serio, collezionando un insieme di sequenze splatter e gore che, a volte, diventano capolavori di umorismo involontario, come nella scena del rapporto sessuale tra Alexia e un’automobile, condita da movimenti frenetici della vettura e schizzi di olio motore. Le lodi della critica a questo lavoro mi appaiano francamente incomprensibili: non è l’eccesso a determinare la qualità di una proposta, ma la capacità del regista di rappresentare anche le situazioni più estreme integrandole in una visione d’autore matura e compiuta.
[+] lascia un commento a writer58 »
[ - ] lascia un commento a writer58 »
|