Povera America senza pace anche lo zombie è suprematista
di Roberto Nepoti La Repubblica
Qualcuno ha scritto che è come immaginare l' assalto a Capitol Hill in versione zombi-movie: e non aveva affatto torto. Il quinto episodio della truculenta saga Blumhouse, che include anche due stagioni televisive, s' intitola La notte del giudizio per sempre perché estende l' idea originaria (una notte l' anno la strage è un "liberi tutti" legalizzato) postulando che bande di suprematisti bianchi vogliano ammazzare il prossimo dal primo gennaio al 31 dicembre.
Come i fan del genere sanno, ogni puntata del franchise introduce personaggi nuovi. Qui una coppia in fuga dai cartelli messicani della droga , Adela e Juan, che si rifugia in Texas: e cade dalla padella nella brace. Juan trova lavoro presso un ranchero facoltoso ma liberal; mentre il figlio di questi si mostra piuttosto razzista. Gli sventurati immigrati dovranno ripercorrere il cammino in senso opposto, cercando di raggiungere il confine messicano prima che sia troppo tardi.
L' allegoria sulla violenza endemica degli americani (che Hollywood ha sempre rappresentato), oggi rinvigorita dall' èra Trump e dai massacri quotidiani delle cronache, dovrebbe risultare deflagrante. Invece razzismo, xenofobia e sfruttamento fungono solo da pretesto per un survival generico di buoni che cercano di salvare la pelle da cattivi psicopatici: e pazienza se si tratta di nazi col viso coperto da mascheracce anziché di alieni o di invasori stranieri. Si aggiunga che il film prevede (par condicio?) un gruppo "di sinistra" deciso a far fuori l' 1 per cento di ricconi. Troppa roba per una specie di western orrorifico e grandguignolesco, che ti sei dimenticato un' ora dopo averlo visto.
da La Repubblica, 8 luglio 2021
di Roberto Nepoti, 8 luglio 2021