Qui rido io

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“Qui rido io”. Il teatro va al cinema Valutazione 5 stelle su cinque

di Antonello Pilato


Feedback: 100
venerdì 15 ottobre 2021

Sulla bravura di Toni Servillo non ho mai avuto dubbi, ma nell’ultimo di Mario Martone, “Qui rido io”, è davvero sensazionale. Quale alternativa al cinema in un piovoso sabato sera? Direi proprio nessuna. D’altronde è da tempo che mi promettevo di andare a vedere questo ultimo lavoro, o per meglio dire, capolavoro di Martone sulla vita di Eduardo Scarpetta. Tralasciando l’età media della sala, il film è davvero un concentrato di emozioni. Da non critico cinematografico, ma da semplice appassionato di teatro (soprattutto quello di Eduardo), una considerazione mi è sorta spontanea appena cominciata la proiezione: solo due praticanti di teatro come Martone e Servillo potevano, l’uno ideare, l’altro interpretare, una pellicola sull’esplosiva vita di Scarpetta. In alcuni passaggi sembrano congiungersi e mescolarsi le vite dei personaggi interpretati da Scarpetta, con la sua stessa vita. Emblematica in questo senso, di una raffinatezza unica, è la scena in cui Peppiniello, in “Miseria e Nobiltà”, interpretato da un giovanissimo Eduardo, dopo la riappacificazione tra Felice (interpretato da Scarpetta) e Bettina, smette finalmente di dirsi figlio di Vincenzo («Vincenzo m’è pate a me!») e corre dal padre reale, Felice, per abbracciarlo. Realtà e finzione coincido, ma con un’unica enorme differenza: Eduardo non potrà mai dirsi legittimamente figlio di Scarpetta, anche se l’eredità che ne ha ricevuta è stata davvero immensa, iniziando dal modo di essere capocomico. In questo senso basti considerare l’estrema aderenza al copione cui entrambi, padre e figlio, tenevano tantissimo; un’improvvisazione da parte di un attore poteva mandarli in bestia. La cura nei dettagli, in questo film, è davvero magistrale: costumi perfetti, ricostruzione precisissima della lingua napoletana, scelte azzeccatissime di canzoni della tradizione, minuzie sulla vita di Scarpetta e dei De Filippo assai accurate. Un esempio? Ad un certo punto della narrazione vi è una scena ambientata sulla terrazza di casa dei genitori di Luisa De Filippo, nipote, nonché amante e madre di tre figli di Scarpetta. E’ bandita un’allegra tavolata per festeggiare Santa Rosa. Durante la festosa conversazione qualcuno pronuncia il nome del padrone di casa, Lucariello, parimenti qualcun altro fa con la moglie, Concetta. Per chi conosce, seppur sommariamente, Eduardo De Filippo, questi due nomi saranno risuonati sicuramente molto familiari. Eduardo, infatti, sceglierà proprio i nomi dei nonni, Luca e Concetta, da attribuire ai protagonisti, forse, della sua opera più nota: “Natale in Casa Cupiello”. Quando mi sono seduto in sala, dopo aver letto svariati commenti assai positivi, le aspettative erano alte e, con piacere, posso dire che non sono state affatto deluse. Chapeau nuovamente per Mario Martone, Toni Servillo e tutto il cast.

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