fabiofeli
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mercoledì 16 febbraio 2022
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il respiro di un attimo
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Agata (Celeste Cescutti) sta per partorire e le donne della sua isola sulla laguna friulana – siamo all'inizio del 1900 - la conducono verso il mare dove verserà gocce di sangue per il buon esito del parto. Ma non va bene: la bambina di Agata non riesce a vivere. Agata non si arrende al prete che le dice che non può battezzare la bimba, perché non c'è stato il respiro, lo spirito. I compaesani la rassicurano: “Ne farai degli altri! …”. Ma Agata non sopporta che la sua bambina, alle soglie della vita, non vedrà la luce di Dio, resterà per sempre in un luogo-non luogo. Ma in Val Dolais – le dicono – è possibile: basta un attimo.
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Agata (Celeste Cescutti) sta per partorire e le donne della sua isola sulla laguna friulana – siamo all'inizio del 1900 - la conducono verso il mare dove verserà gocce di sangue per il buon esito del parto. Ma non va bene: la bambina di Agata non riesce a vivere. Agata non si arrende al prete che le dice che non può battezzare la bimba, perché non c'è stato il respiro, lo spirito. I compaesani la rassicurano: “Ne farai degli altri! …”. Ma Agata non sopporta che la sua bambina, alle soglie della vita, non vedrà la luce di Dio, resterà per sempre in un luogo-non luogo. Ma in Val Dolais – le dicono – è possibile: basta un attimo. Parte verso Nord senza sapere bene dove va. Incontra Lince (Ondina Quadri, sola attrice professionista nella pellicola), che ha due occhi come fari azzurri e che accetta di aiutarla per metà del carico che Agata si trascina sulla schiena, una piccola cassa di legno dal contenuto inequivocabile. Gli incontri sul cammino sono traumatici: gli uomini sul carro vogliono portarla ad un signorotto locale affinché allatti il figlio di costui, i briganti li attaccano, una galleria nella montagna vuole inghiottire le due donne. Lince è con lei, ma nel suo minuscolo paese il padre sbraita che non vuole più vederla. Agata sta male, ma la riprendono per i capelli, letteralmente: il taglio delle lunghe chiome è l'unica ricchezza che ha … La regista 32enne del film afferma che in Francia ci sono 200 luoghi di culto che sono “santuari del respiro”; e che ce ne sono anche in Carnia. Indubbiamente la stringatezza del racconto, più per immagini che per parole che si intersecano in friulano, veneto, sloveno, attira l'attenzione della Critica della pellicola presentata al Certain Regard di Cannes 2021: e se la merita tutta. Nel racconto si respira la religiosità dei film di Ermanno Olmi, quella particolare sensibilità alle manifestazioni del divino nelle vicende e negli atti degli uomini. Le due protagoniste sono perfette, i paesaggi lasciano tracce di profonda nostalgia dell'appena visto. Torna alla mente “La ragazza senza nome” dei fratelli Dardenne: nel film del 2016 è un peso insopportabile l'assenza di un nome di una donna, una migrante che “non esiste”, non è veramente vissuta, se non le verrà restituito il suo nome. Qui è solo il respiro di un attimo. Per pura coincidenza lo stesso arco di tempo di One Second di ZhangYimou, il tempo di pochi fotogrammi di una pellicola dove il padre ritrova la figlia. Anche questo è un film da non mancare. Valutazione ****. FabioFeli
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Agata (Celeste Cescutti) sta per partorire e le donne della sua isola sulla laguna friulana – siamo all'inizio del 1900 - la conducono verso il mare dove verserà gocce di sangue per il buon esito del parto. Ma non va bene: la bambina di Agata non riesce a vivere. Agata non si arrende al prete che le dice che non può battezzare la bimba, perché non c'è stato il respiro, lo spirito. I compaesani la rassicurano: “Ne farai degli altri! …”. Ma Agata non sopporta che la sua bambina, alle soglie della vita, non vedrà la luce di Dio, resterà per sempre in un luogo-non luogo. Ma in Val Dolais – le dicono – è possibile: basta un attimo.
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Agata (Celeste Cescutti) sta per partorire e le donne della sua isola sulla laguna friulana – siamo all'inizio del 1900 - la conducono verso il mare dove verserà gocce di sangue per il buon esito del parto. Ma non va bene: la bambina di Agata non riesce a vivere. Agata non si arrende al prete che le dice che non può battezzare la bimba, perché non c'è stato il respiro, lo spirito. I compaesani la rassicurano: “Ne farai degli altri! …”. Ma Agata non sopporta che la sua bambina, alle soglie della vita, non vedrà la luce di Dio, resterà per sempre in un luogo-non luogo. Ma in Val Dolais – le dicono – è possibile: basta un attimo. Parte verso Nord senza sapere bene dove va. Incontra Lince (Ondina Quadri, sola attrice professionista nella pellicola), che ha due occhi come fari azzurri e che accetta di aiutarla per metà del carico che Agata si trascina sulla schiena, una piccola cassa di legno dal contenuto inequivocabile. Gli incontri sul cammino sono traumatici: gli uomini sul carro vogliono portarla ad un signorotto locale affinché allatti il figlio di costui, i briganti li attaccano, una galleria nella montagna vuole inghiottire le due donne. Lince è con lei, ma nel suo minuscolo paese il padre sbraita che non vuole più vederla. Agata sta male, ma la riprendono per i capelli, letteralmente: il taglio delle lunghe chiome è l'unica ricchezza che ha … La regista 32enne del film afferma che in Francia ci sono 200 luoghi di culto che sono “santuari del respiro”; e che ce ne sono anche in Carnia. Indubbiamente la stringatezza del racconto, più per immagini che per parole che si intersecano in friulano, veneto, sloveno, attira l'attenzione della Critica della pellicola presentata al Certain Regard di Cannes 2021: e se la merita tutta. Nel racconto si respira la religiosità dei film di Ermanno Olmi, quella particolare sensibilità alle manifestazioni del divino nelle vicende e negli atti degli uomini. Le due protagoniste sono perfette, i paesaggi lasciano tracce di profonda nostalgia dell'appena visto. Torna alla mente “La ragazza senza nome” dei fratelli Dardenne: nel film del 2016 è un peso insopportabile l'assenza di un nome di una donna, una migrante che “non esiste”, non è veramente vissuta, se non le verrà restituito il suo nome. Qui è solo il respiro di un attimo. Per pura coincidenza lo stesso arco di tempo di One Second di ZhangYimou, il tempio di pochi fotogrammi di una pellicola dove il padre ritrova la figlia. Anche questo è un film da non mancare. Valutazione ****. FabioFeli
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