Parigi, 13Arr. |
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Un film di Jacques Audiard.
Con Lucie Zhang, Makita Samba, Noémie Merlant, Jehnny Beth.
continua»
Titolo originale Les Olympiades.
Drammatico,
durata 105 min.
- Francia 2021.
- Europictures
uscita giovedì 24 marzo 2022.
- VM 14 -
MYMONETRO
Parigi, 13Arr.
valutazione media:
3,52
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La danza delle identità provvisorie
di Fabio Ferzetti L'Espresso
Una ragazza con un microfono in mano dimostra a un ragazzo come riesce a sedurre i clienti usando la sola voce. Abbiamo appena visto questa scena in "Licorice Pizza', ambientato nella California del 1973. Ne ritroviamo una molto simile in "Parigi 13Arr." (ovvero "Les Olympiades", dal nome del quartiere) che invece si svolge oggi malgrado lo smagliante bianco e nero. Strana coincidenza: le due ragazze incarnano epoche lontane. Eppure anche Emilie (Lucie Zhang), cino-parigina laureata nella prestigiosa Sciences Po ma impiegata suo malgrado in un call center, ha un problema di sentimenti. È innamorata di Camille (Makita Samba), il giovane insegnante afro-parigino e molto cartesiano cui incautamente subaffitta una stanza. Ma non lo ammetterebbe nemmeno con se stessa, anche se per andarci a letto è bastato un attimo. Il problema del resto e tutto qui. Fare sesso è facile. Amare accettare di amare molto meno. Vale per Emilie. Vale per il suadente Camille, modi soavi ma difese d'acciaio (fare l'idealista che parla sempre chiaro, senza riguardi per nessuno, può essere un comodo alibi). E vale anche per la vulnerabile Nora (Noémie Merlant), trentenne Sbarcata a Parigi piena di speranze ma destinata a impigliarsi in un velenoso qui pro quo generato e certificato dal web, luogo virtuale dotato di un potere fin troppo reale (una quarta protagonista, di cui non diremo, anima 'unica scena a colori del film). Così il girotondo amoroso di Audiard, già autore dei memorabili "Sulle mie labbra, ll profeta, Dheepan, si incunea fra nuovi ruoli e vecchi problemi. La precarietà dei giovani, diluita da un mondo in cui tutto è possibile ma anche reversibile. La danza delle maschere e delle identità provvisorie, moltiplicata da- gli specchi deformanti dei social. O l'ipoteca a lungo termine delle culture d'origine, più presenti di quanto sembri. I conti tornano, insomma. Forse troppo. Tanto che malgrado l'acutezza dei dialoghi (Audiard ha rielaborato con Céline Sciamma e Léa Mysius tre graphic novel di Adrian Tomine), la freschezza e la bravura degli attori, l'eleganza di un'ambientazione che distilla i sentimenti dalle linee geometriche del quartiere, lo script a tratti imbriglia un poco i protagonisti e i loro destini. Un filo d'aria (di libertà, di ambivalenza) in più e sarebbe stato davvero un gran film.
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