La sessantennale carriera di Giovanna Marini, pioniera della musica popolare, diventa un monito su come, per conservare davvero qualcosa, dobbiamo farla nostra e cambiare assieme a lei. Fuori concorso
di Riccardo Baiocco Sentieri Selvaggi
Giovanna Marini è in un salotto di Milano, negli anni '50. È stata invitata a suonare il pianoforte in occasione di una serata letteraria. Suona bene, d'altronde è diplomata al Conservatorio, ma è una bravura che non impressiona Pier Paolo Pasolini, lì presente. "Ma non ti fermi mai?", le chiede vedendola suonare infervorata. "È il mio lavoro, se vuoi posso suonare tutta la notte", risponde mentre l'orgoglio e la stizza cominciano a bruciare la soggezione. Riprende a suonare. "Ma ci puoi cantare una canzone?", insiste l'intellettuale che non ottiene ciò che vuole. [...]
di Riccardo Baiocco, articolo completo (3194 caratteri spazi inclusi) su Sentieri Selvaggi 3 dicembre 2021