Il lago di Bolsena in estate: una giovane racconta ad un gruppo di coetanee la storia di un’anatra che non riusciva ad uscire dall’uovo. L’anatra zoppica e per l’imprinting crede che la ragazza sia “sua madre”: entra in acqua solo con lei. Le domande dei tre registi a gruppi differenti di giovani alle soglie degli ultimi anni delle scuole superiori sono: “come vedi il futuro?”, “che progetti hai?”, “andrai via o resterai qui?”. I giovani, di diverse estrazioni sociali, abitano in metropoli o piccoli paesi; hanno aspirazioni e progetti diversi, spesso sembrano sorpresi come da domande poste loro per la prima volta. Alcuni, pochi in verità, già sanno ed hanno scelto una possibilità di lavoro, come i ragazzi umbri che “truccano” minicar e trattori come fossero auto da corsa.
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Il lago di Bolsena in estate: una giovane racconta ad un gruppo di coetanee la storia di un’anatra che non riusciva ad uscire dall’uovo. L’anatra zoppica e per l’imprinting crede che la ragazza sia “sua madre”: entra in acqua solo con lei. Le domande dei tre registi a gruppi differenti di giovani alle soglie degli ultimi anni delle scuole superiori sono: “come vedi il futuro?”, “che progetti hai?”, “andrai via o resterai qui?”. I giovani, di diverse estrazioni sociali, abitano in metropoli o piccoli paesi; hanno aspirazioni e progetti diversi, spesso sembrano sorpresi come da domande poste loro per la prima volta. Alcuni, pochi in verità, già sanno ed hanno scelto una possibilità di lavoro, come i ragazzi umbri che “truccano” minicar e trattori come fossero auto da corsa. Un ragazzo del Sud osserva che non è giusto che chi sa dare calci al pallone guadagni in pochi anni di “lavoro” quello che migliaia di lavoratori raccolgono in una intera vita. E per molti, troppi!, il rettangolo di gioco verde è una attrazione fatale, anche se nei loro dintorni non ci sono perché mancano le risorse. Diversi puntano allo sport: pugilato o ginnastica artistica, o atletica magari con la casacca di un corpo militare. Una ragazza già sa che farà l’estetista nel salone della madre. Ma il futuro è una nebulosa da decifrare, perché è appena esplosa la pandemia del 2020 e l’isolamento e la mancanza fisica di amiche e amici ha segnato nel profondo i giovani rendendoli incerti ed impauriti: difficile decidere se restare in famiglia o emigrare in altre città o all’estero. Il documentario a sei mani è denso di sguardi, di primi piani, come quelli del passato girati da Pasolini, Comencini o Marchesi. Sconcertano un po’ le ragazze avide di libri, la giovane che si dichiara lesbica senza inutili giri di parole e un ragazzo che dichiara sicuro:”Tutti sanno che la terra esploderà!”. Dall’élite studentesca della Normale di Pisa escono parole ponderate e degne di attenzione per capire meglio. Anche per gli spettatori viene spontaneo ricordare i giorni, in cui il gomitolo della propria vita cominciava a dipanarsi: i più sfortunati avevano ereditato un destino difficile da affrontare, altri con un futuro più facile come i coetanei privilegiati si giustificavano correndo superficialmente dietro alle canzonette (“Ma che colpa abbiamo noi?” o “Il problema più importante”), oggi surrogate dai social. Una certa meraviglia la suscitano i giovani che frequentano la Diaz Genova, città del G8 del 2001. Nessuno sa cosa è avvenuto in quelle aule. Non hanno visto il documentario di Vicari e solo qualche adulto ha detto loro che un pugno di black block avevano creato disordini e scontri con la polizia, tacendo sull’enorme numero, di pacifici manifestanti, molte migliaia; nessuno dei ragazzi, nati dopo il 2002, nomina Carlo Giuliani né il carabiniere terrorizzato che gli aveva sparato. E’ un cortocircuito della memoria in paradossale coincidenza con i lampioni con cellula fotosensibile che attacca e stacca sulla strada sopraelevata alle spalle dei giovani che parlano.Valutazione *** e ½ FabioFeli
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