È stata la mano di Dio |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Toni Servillo, Filippo Scotti, Teresa Saponangelo, Marlon Joubert.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 130 min.
- Italia 2021.
- Lucky Red
uscita mercoledì 24 novembre 2021.
MYMONETRO
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dentro la vita
di Loretta FuscoFeedback: 108 | altri commenti e recensioni di Loretta Fusco |
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venerdì 7 gennaio 2022 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ho visto “E stata la mano di Dio”, l’ultimo film di Paolo Sorrentino, candidato agli Oscar 2022 come miglior film straniero italiano, con una certa curiosità, anche perché il cinema di Sorrentino è tutto fuorché banale . Di lui ho visto “La Grande bellezza” e “Le conseguenze dell’amore”. La grande Bellezza per cercare di capire quali fossero gli elementi premianti di quella pellicola, e ora attratta dal titolo, credendo che fosse un film su Napoli, gli stereotipi napoletani, Maradona e tutta l’iconografia a lui legata. Mi sono rivista alcune scene per cercare di comprendere meglio le intenzioni del regista che in questo racconto autobiografico, è riuscito finalmente a parlare di sé della sua triste esperienza di figlio orfano, senza concedersi nulla, con quel distacco che si è imposto in tanti anni di elaborazione del lutto. Ne è uscito un meraviglioso affresco su Napoli, con dei personaggi tipici napoletani che pur pittoreschi non scadono mai nel macchiettismo. Il giovane Fabio Schisa, un magnifico Filippo Scotti, di cui sentiremo parlare, vive insieme ai suoi genitori (Toni Servillo e Teresa Saponangelo) e i fratelli al Vomero, intorno agli anni ’80, e tutto ruota intorno a questa famiglia borghese, variopinta nei toni e nei colori, che rispecchia più che la napoletanità, la napolitudine, sempre in bilico tra comicità e tragedia. La prima parte del film ci inoltra nelle dinamiche di questa estroversa, eccentrica famiglia, che mette in scena la commedia della vita tra gioie, dolori, grettezze, generosità, pazzie e apparente normalità. Sono personaggi scelti non a caso e Sorrentino riesce a farli esprimere, evidenziandone vizi e virtù, attraverso splendidi camei, ma soprattutto mettendo a nudo ipocrisie e fragilità esistenziali.
La morte improvvisa dei genitori avvelenati dal monossido di carbonio, cambierà drasticamente la vita di Fabio. Trovare le coordinate non sarà facile, la libertà che si trova a gestire pesa come una cappa di piombo e lui deve capire cosa fare della sua vita.
È stata la mano di Dio è un viaggio che lo spettatore fa insieme ai protagonisti del film, li segue e si lascia catturare dall’atmosfera mistica, a tratti surreale, che contrasta con l’ambientazione realistica, ricca di simboli da decodificare.
Tanti gli spunti di riflessione. È stata la mano di Dio, è la salvezza di Fabio che si è sottratto alla sorte dei genitori per caso, ma anche la salvezza di un intero popolo che attraverso quel colpo di mano di Maradona riscatta se stesso e la sua immagine ammaccata. Fabio ha l'animo artistico e crede che l'immaginazione sia meglio della realtà. È per questa ragione che sceglie di perseverare nel suo sogno di fare cinema e di andarsene da Napoli per inseguirlo.
La scena finale del film si presta a più chiavi di lettura.“Non ti disunire” gli dice il suo mentore” nella conversazione finale “Non ti disunire mai, non te lo puoi permettere. Perché non ti hanno lasciato solo, ti hanno abbandonato”.Si riferisce ai genitori morti di Fabio e sono tanti i significati che si possono estrapolare da quelle parole. Il regista Capuano cerca di convincere il giovane a restare nella sua Napoli, unico luogo dove può ritrovare se stesso partendo dalle sue radici. Fabio se ne andrà, invece, portando dentro di sé la sua città.
Un film straordinario per la capacità di Sorrentino di fare un film su Napoli diverso, a partire dalla fotografia che restituisce un’immagine non stereotipata, dove sacro e profano s’intersecano a meraviglia, dove tutti gli abbozzi acquistano significato pregnante e dove le rare inquadrature di Maradona, pur incombendo nello spirito generale, sconfessano quel titolo che l’ovvietà suggeriva.
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