maria novella
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sabato 25 dicembre 2021
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..e con questo, è stato detto tutto!
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Ho visto il film e l'ho trovato straordinario, veramente "geniale" perché con il pretesto della stella cometa che sta per impattare la terra non ci troviamo di fronte ad un film catastrofista (tipo inferno di cristallo o altri bei film che fanno emozionare il pubblico lasciandolo con il fiato sospeso) bensì ad una fotografia di come è ridotta oggi la nostra società, le nostre relazioni, la nostra cultura, la nostra capacità di pensare, il nostro sentire. Ho pensato alle riflessioni di Edgar Morin che ha appena espresso le considerazioni personali in occasione del compimento dei suoi 100 anni di vita: bisogna ricominciare dalla scuola, dalla cultura, a sviluppare il senso "critico" basato sulla capacità di autocritica, d'interrogarsi, sul dubbio.
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Ho visto il film e l'ho trovato straordinario, veramente "geniale" perché con il pretesto della stella cometa che sta per impattare la terra non ci troviamo di fronte ad un film catastrofista (tipo inferno di cristallo o altri bei film che fanno emozionare il pubblico lasciandolo con il fiato sospeso) bensì ad una fotografia di come è ridotta oggi la nostra società, le nostre relazioni, la nostra cultura, la nostra capacità di pensare, il nostro sentire. Ho pensato alle riflessioni di Edgar Morin che ha appena espresso le considerazioni personali in occasione del compimento dei suoi 100 anni di vita: bisogna ricominciare dalla scuola, dalla cultura, a sviluppare il senso "critico" basato sulla capacità di autocritica, d'interrogarsi, sul dubbio.
Meno male che ci sono persone che ancora "gridano" e denunciano quanto accade. Mi chiedevo con curiosità come sarebbe finito il film dopo uno svolgimento di questo genere; per fortuna non c'è un lieto fine da favola ma comunque la grazia dell'ironia che pervade con il suo codice tutto il film e riesce a far sorridere nella durezza di quanto esposto, continua fino ai titoli di coda ed anche oltre.
Complimenti a chi ha avuto il coraggio di produrlo, e tanti complimenti a Di Caprio che si sta impegnando da tempo, per quanto gli è possibile, per aiutare l'umanità di oggi.
Un film che bisognerebbe far veder a tutti ed a tutte le età.
Maria Novella Tacci
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[+] la satirica fotografia di un mondo alla deriva
(di tom87)
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eugenio
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sabato 25 dicembre 2021
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una risata vi seppellirà
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Ci vuol coraggio a realizzare un film catastrofico intingendolo di una verve surreale e grottesca. Coraggio sì, ma anche bravura, acuta osservazione dello stato sociale e dei suoi mutamenti che anche la pandemia ha contribuito a cambiare. E Adam Mc Kay ha dimostrato con capacità, di riuscire a far satira, ahimè molto vicina alla realtà odierna, ironizzando sui momenti più critici e laceranti, persino riguardanti qualcosa di “poco conto” come la fine dell’umanità.
Don’t Look Up, dal 23/12 su Netflix, sembra in qualche sintomatico dei tempi odierni esasperati dalla pandemia, dalla disperazione, dalla profusione di inconcludenti ipocrisie, incertezze nella scienza ma anche di ricognizioni sulle pestilenze, da Omero a Camus; quasi tutte accomunate dalla caratteristica della precarietà. Una precarietà linguistica, istituzionale, politica che coinvolge ogni parte della carta stampata arrivando persino ad attecchire il libero arbitrio rendendolo annichilente.
Suona amaro sapere che dinanzi a dati scientifici e inoppugnabili sulla fine dell’umanità a causa di un evento “imprevisto”, le reazioni siano prettamente utilitaristiche o farsesche, eppure Mc Kay ne è convinto. E come dargli torto?
Dopo la crisi finanziaria del 2008 con La grande scommessa, e il più ridicolo degli uomini politici americani degli ultimi anni, Dick Cheney, in Vice - L’uomo nell’ombra, Don’t look up in qualche modo riprende il filone delle persone “nell’ombra” in tempi assai delicati e controproducenti.
Nella storia della scoperta di Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence), dottoranda astronoma, di una cometa di nove chilometri di diametro che nel giro di sei mesi spazzerà via la Terra dal sistema solare con una probabilità prossima al 100% e del tentativo di fermarla alla Armageddon, si legge ahimè il totale disinteresse all’ascolto della scienza oggigorno, al massimo appendice priva di autorevolezza di qualche talk show da gossip.
In questo modello circolare della comunicazione aprono i confini tra i dispositivi, senza divisioni tra informazione, intrattenimento e dialogo interpersonale. Ecco quindi che la parola chiave diviene da cronaca narrazione: la sete di informazione che è cresciuta negli utenti ha richiesto che tutta la trasmissione e la ritrasmissione di parole e immagini assumesse la struttura di una messa in scena, quasi un unico grande spettacolo che attraversa diagonalmente tutti i media. In questo modello il ruolo originale, naturalmente, è quello svolto dalla rete, anche se per certi versi, paradossalmente, accade anche che sia la vecchia tv a colonizzare internet, che finisce per essere lo strumento di ritrasmissione di quello che nasceva nei mezzi tradizionali. E a questo fascino nessuno ne è esente, persino il professor Randall Mindy (un occhialuto Leonardo Di Caprio) dalla fobia della camera da presa tale da indurlo a balbettamenti e crisi di stomaco dinanzi al fascino della giornalista Brie Evantee (la provocante Cate Blanchett), e divenire, per converso, adagiato su questa poltrona d’alloro, sex symbol della nuova lotta alla calamità naturale. Con buona pace della dottoranda zittita e vessata per la sua impulsiva quanto veritiera e sconcertante dichiarazione tormentata da milioni di like di disappunto e scherno.
In fondo Don’t Look Up non è il classico film che denuncia un evento catastrofico per far riflettere sul terrorismo ambientale o sulla retorica del buonismo di fondo umano, ma è una satira verace talune volte esagerata di una donchisciottesca scienza incapace di far fronte al ripiegamento umano, a una vita algoritmica che nega l’ascolto oltre la caverna platoniana in cui tutti noi siamo relegati.
Ed ahimè, il quadro politico che emerge non è confortante: l’alta carica istituzionale il Presidente degli Stati Uniti, anzi la presidente, perché è una Lei, interpretata forse dalla migliore attrice del film, una esilarante Meryl Streep è interessata più a nomine governative improbabili e scandaletti sessuali che al rischio della fine del mondo. E il capo del Gabinetto, tra l’altro il figlio, non ne è esente da questa stupidità.
Ci salveremo in fondo?
Come ci ricorda una citazione di inizio film dell’umorista Jack Hardey: quando muoio, voglio farlo serenamente nel sonno come mio nonno. Non urlando di terrore come i passeggeri della sua macchina, la speranza è l’ultima a morire ma alla fine, muore, anche lei lo stesso inevitabilmente. Non prima però di averci fatto ridere di terrore per la nostra miseranda (auto)distruzione.
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[+] una risata vi seppellirà...
(di luca80)
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santa
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venerdì 10 dicembre 2021
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pungente
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Molte aspettative, tutte confermate. Cast impeccabile, ma soprattutto un plauso ad Adam Mckay che con la sua ironia tagliente riesce a far risaltare tutti i problemi di oggigiorno. I social, il consumismo sfrenato, la voglia di avere tutto e subito anche quando ci accorgiamo di avere già tutto. La cometa è solo un background per far emergere la divisione del popolo, i complottismi e la narcotizzazione di ognuno di noi, che davanti alla fine del mondo se ne frega e pensa ad altro.
Nota di fondo, da vedere in lingua originale per poter apprezzare, tra le altre cose, la recitazione monumentale di Leonardo DiCaprio.
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samanta
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domenica 9 gennaio 2022
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non guardare in alto
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Il cinema americano pur nel suo progressivo (forse definitivo) tramonto soffocato dalla concorrenza, da internet, dal politically correct, dal cancel culture, dal me too e chi ne ha più ne metta, ha talvolta il coraggio di dare delle zampate di grande spettacolo e anticonformismo non da radical chic. Che abbia colpito nel segno è dimostrato dalla critica che seppure con un giudizio a maggioranza positivo lo ha fatto a denti stretti, il film poi praticamente non ha avuto accesso alle sale e neppure a qualsiasi premio o nomination, invece ha avuto un clamoroso successo su Netflix.
[SPOILER] Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence) è una dottoranda in Astronomia dell'Università del Michigan, una mattina apre il gigantesco telescopio in dotazione e scopre una cometa che si avvicina alla Terra a grande velocità, ha un diametro notevole (9 km) e da calcoli sommari probabilmente impatterà sul nostro pianeta distruggendolo.
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Il cinema americano pur nel suo progressivo (forse definitivo) tramonto soffocato dalla concorrenza, da internet, dal politically correct, dal cancel culture, dal me too e chi ne ha più ne metta, ha talvolta il coraggio di dare delle zampate di grande spettacolo e anticonformismo non da radical chic. Che abbia colpito nel segno è dimostrato dalla critica che seppure con un giudizio a maggioranza positivo lo ha fatto a denti stretti, il film poi praticamente non ha avuto accesso alle sale e neppure a qualsiasi premio o nomination, invece ha avuto un clamoroso successo su Netflix.
[SPOILER] Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence) è una dottoranda in Astronomia dell'Università del Michigan, una mattina apre il gigantesco telescopio in dotazione e scopre una cometa che si avvicina alla Terra a grande velocità, ha un diametro notevole (9 km) e da calcoli sommari probabilmente impatterà sul nostro pianeta distruggendolo. Informato immediatamente il suo capo il prof. Mindy (Leonardo DiCaprio) un uomo di mezza età con moglie e 2 figli, ansioso, depresso, imbranato nell'esporre ma molto competente rifacendo i calcoli conferma che la cometa impatterà la Terra fra 6 mesi e mezzo con una probabilità del 99%. Mindy informa il dr. Oglethorpe (Rob Morgan: Greyhounde, Nessuno può fermarmi) direttore del settore competente della Nasa e grazie ad un generale dell'Aviazione ha la possibiltà di un colloquio con il Presidente Janie Orlean (Meryl Streep) e il Capo di Gabinetto suo figlio Joan un deficiente vanaglorioso, dopo una giornata di attesa viene ricevuto con Mindy e Kate. Ma il Presidente non comprende la tragicità della situazione e questo fa infuriare Kate, comunque si occuperà della questione. La vicenda si complica Orlean è più preoccupata della nomina a giudice della Corte Suprema di un ex attore porno senza laurea in legge con cui aveva avuto una relazione, c'è un alternarsi di speranze e illusioni per Mindy e Kate che vengono ricevuti nel più popolare talk show quello di Evantee (Cate Blanchett) accattivante e cinica conduttrice, il cui unico merito è di avere illustri conoscenze (già amante di 2 ex Presidenti) che in mezzo alle vicende che interessano al pubblico (gli amori di una cantante) inserisce il loro intervento Mindy espone con chiarezza la questione ma Kate quando vede minimizzare sbotta e se ne va via. Mindy verrà fagocitato dal sistema e diventa popolarissimo ( intreccia anche una relazione con Evantee ), anche perché il Presidente vede calare la popolarità e confortata dalle opinioni del mondo scientifico si atteggia a salvatrice del pianeta e fa preparare una spedizione per intercettare la cometa e farle deviare il percorso con una bomba atomica. ma tutto diventerà inutile quando nella vicenda si intromette Isherwell, uno dei più ricchi del mondo, padrone della mutinazionale BRASH e finanziatore della Orlean che impone un piano (fallimentare) per recuperare la cometa ricca di minerali rari.
Il film non è affatto prolisso anche perché è diretto abilmente da Adam McKay che mischia la farsa con la tragedia con sicurezza, il regista riesce a sfrutta la meglio un cast che recita di alto livello (magistrali Leonardo DiCaprio, Jennifer Lawrence e Meryl Streep), il racconto è critico in modo spietato prendendo in giro il capitalismo globale ipocritamente umanitario, i radical chic, la destra nevrotica, la pubblicità, il controllo di tutti i cittadini tramite un Grande Fratello onnipresente. Esemplare il comportamento di Isherwell che predice a Mindy che tra 8 anni morirà di cancro al colon, lo hanno scoperto i suoi scienziati esaminado i dati clinici che Mindy ignorava. Con spietatezza chirurgica viene delineato il comportamento dai cittadini che reagiscono in gran parte con violenza ovvero fingendo che non esista il problema rassicurati dallo slogan di Joan "Non guardare in alto " per non vedere il minaccioso avvicinarsi della cometa. Un mondo senza speranza che cancella il pasato e non crede nel futuro ma solo nel presente edonistico e consumistico, Molto bella la scena finale di Mindy che è ritornato a casa (perdonato dalla moglie per la relazione con Evantee) e organizza la cena con moglie, figli, Oglethorpe, Kate e il suo fidanzato un ragazzo di strada che è l'unico che si ricordi una preghiera di ringraziamento a Dio a cui chiede perdono per i loro vizi, appena finita la cena c'é l'impatto della cometa con il pianeta.
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nino raffa
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venerdì 4 febbraio 2022
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nessuno guarda il cielo
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Un gigantesco asteroide avanza inesorabile verso la Terra. Kate e Randall, i due astronomi scopritori, all’inizio vengono respinti dalla Casa Bianca, in quel momento troppo impegnata a trafficare un seggio alla Corte Suprema per un porno attore intimo della Presidente. Quando poi cercano di divulgare la scoperta, finiscono nel frullatore dei talk show; gestiti dai conduttori con la tutta la frivolezza necessaria a non impensierire il pubblico, ché la serietà fa cambiare canale e la vera catastrofe sarebbe un calo degli ascolti. Apocalittici e negazionisti si scatenano comunque sui social e per le strade, e finalmente, sempre per la pressione dell’audience, si muove la Casa Bianca.
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Un gigantesco asteroide avanza inesorabile verso la Terra. Kate e Randall, i due astronomi scopritori, all’inizio vengono respinti dalla Casa Bianca, in quel momento troppo impegnata a trafficare un seggio alla Corte Suprema per un porno attore intimo della Presidente. Quando poi cercano di divulgare la scoperta, finiscono nel frullatore dei talk show; gestiti dai conduttori con la tutta la frivolezza necessaria a non impensierire il pubblico, ché la serietà fa cambiare canale e la vera catastrofe sarebbe un calo degli ascolti. Apocalittici e negazionisti si scatenano comunque sui social e per le strade, e finalmente, sempre per la pressione dell’audience, si muove la Casa Bianca. Il grande baraccone degli enti governativi e dei colossi tecnologici privati avrebbe i mezzi per deviare l’asteroide, ma un po’ per calcolo e molto per idiozia, la situazione sfugge di mano e il pianeta viene distrutto. Amen.
La storia di Don’t Look Up sembra già vista. E non al cinema. E’ molto simile a quella della pandemia attesa da almeno un decennio, che nulla è stato fatto per prevenire; per poi affrontarla nel pressapochismo più totale, tra la negazione e l’isteria. Non è diversa dalla crisi ecologica preannunciata da cinquant’anni; oppure dall’intelligenza artificiale lasciata a se stessa, altra fatalità prossima ventura, fuori dai radar di chi dovrebbe pensare e vigilare il futuro.
Don’t Look Up, sarebbe una distopia se la follia al potere non la stessimo già pagando adesso. L’ottima pellicola di Adam McKay – all’apparenza surreale e grottesca – è una fedele rappresentazione della rottura tra cose e parole, tra i fatti e la loro narrazione, secondo la dottrina della post-verità tanto di moda nelle alte sfere. Fiction di genere catastrofico che nel nostro mondo rovesciato – dove gli sbalestrati siedono alla Casa Bianca e gli scienziati alla cassa dei supermercati – tocca classificare come realista: quasi un docu-film di argomento socio-politico. L’ambientazione è negli Stati Uniti, ma la lezione è globale: se la democrazia ha prodotto simili mostri, figuriamoci le dittature che della falsità hanno sempre fatto il loro credo.
Cast importante. Ottimi Lawrence e Di Caprio. Meritevole di speciale apprezzamento Meryl Streep, esemplare presidente degli Stati Uniti: farsesca, corrotta, fatua e furbastra. Evidente replica – parodia sarebbe impossibile – di Donald Trump al femminile; ma potrebbe essere uno dei tanti immaturi a capo di Stati e multinazionali che tanta (ir)responsabilità esercitano sul mondo. Don’t look up – non guardare in alto – non per l’asteroide, ma perché si è smarrita la visione. La capacità-volontà di alzare gli occhi al cielo: l’alta pratica del pensare, prima, e poi magari di ri-pensare in termini di bene comune. Chi siede nei posti più alti, chi per primo dovrebbe avere la visione del cielo, guarda basso. Bassissimo. Concentrato nell’ombelico dei propri interessi e magari in quello che sta ancora più sotto. Tutti gli altri, i miliardi di persone sedute davanti allo schermo, lo sanno, ma non sembrano preoccuparsene. Anche loro hanno smesso di guardare in alto: di pensare oltre le cose e le sensazioni del momento. Neppure la scienza è innocente: pure agli astronomi piace andare a letto con la televisione, e non solo metaforicamente.
Finale senza sconti. La realtà è qualcosa che continua a esistere là fuori, anche se smettiamo di crederle. A conti fatti non siamo più intelligenti dei dinosauri, cancellati allo stesso modo. Loro, almeno, con l’innocenza di non sapere.
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luca scialo
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domenica 6 marzo 2022
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critica a 360 gradi all'america di oggi, forse di sempre
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Dopo aver dipinto con Vice un ritratto pittoresco dell'uomo che con le guerre architettate durante l'amministrazione Bush, Dick Cheney - grazie al solito camaleontico Christian Bale - ha sconvolto il Medioriente e innescato l'islamismo, Adam McKay allarga la sua panoramica critico-ironica. Questa volta rivolgendosi a tutta la società americana contemporanea, forse di sempre Durante una consueta lezione, la dottoranda in astrofisica Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence) si accorge della direzione verso la Terra di una cometa, segnalandola subito al suo docente, il Dr. Randall Mindy (Leonardo Di Caprio). Il quale calcola entro quando potrebbe avvenire l'impatto: soli 6 mesi. Così, decidono di avvertire le autorità competenti, fino ad arrivare ad un colloquio con il Presidente degli Stati Uniti, Janie Orlean (Maryl Strep).
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Dopo aver dipinto con Vice un ritratto pittoresco dell'uomo che con le guerre architettate durante l'amministrazione Bush, Dick Cheney - grazie al solito camaleontico Christian Bale - ha sconvolto il Medioriente e innescato l'islamismo, Adam McKay allarga la sua panoramica critico-ironica. Questa volta rivolgendosi a tutta la società americana contemporanea, forse di sempre Durante una consueta lezione, la dottoranda in astrofisica Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence) si accorge della direzione verso la Terra di una cometa, segnalandola subito al suo docente, il Dr. Randall Mindy (Leonardo Di Caprio). Il quale calcola entro quando potrebbe avvenire l'impatto: soli 6 mesi. Così, decidono di avvertire le autorità competenti, fino ad arrivare ad un colloquio con il Presidente degli Stati Uniti, Janie Orlean (Maryl Strep). Tuttavia, vengono accolti da un ambiente sgangherato, che li snobba, quasi li irride. Proiettato più ai calcoli politici che alla salvezza del Pianeta Terra, dato che di lì a poco ci sarebbero state le elezioni. La Presidentessa, avuto conferma del pericolo, decide però di affidarsi al Ceo di una società produttrice di smartphone. Il quale a sua volta scopre che la cometa contiene dei minerali importanti per produrre i telefoni e così propone un'esplosione controllata, per rendere la cometa in mille pezzi e innocua per il nostro Pianeta. Gli scienziati finiscono così in un tritacarne fatto di speculazioni politiche, economiche e mediatiche. Oltre alla ormai consueta viralità Social, che rende tutto banale, futile e uno scherzo. Anche gli eventi seri e drammatici. Don't look up mette dunque insieme, oltre che un ottimo cast, anche un genere come quello fantascientico-apocalittico con quello commedia-goliardica. Una critica in chiave ironica ai mali della nostra società, che quella americana sintetizza al massimo. Il Presidente degli Usa è sì donna, ma non meno mediocre di come sono stati i suoi predecessori maschi. Un taglio simile lo avevamo visto solo in Armageddon, oltre vent'anni fa. Mentre il finale da puro decadentismo consapevole rievoca quello di Melancholia, di Lars von Trier. Ma i cinefili più attenti ci vedranno anche qualcosa di Sacrificio, ultimo film del grande Andrej Tarkovskij. Si consiglia di continuare a guardare i titoli di coda, poiché c'è un tragicomico epilogo, in linea con tutta la pellicola.
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felicity
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lunedì 31 gennaio 2022
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uno sguardo lucido a ciò che è diventato il mondo
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Don’t Look Up è una storia di fiction ambientata nello stesso presente che abitiamo e del quale il regista e sceneggiatore si è dimostrato attentissimo osservatore.
Don’t Look Up è un ibrido strano; la storia del cinema è piena di disaster movie in cui il Governo degli Stati Uniti si incarica di deviare o eliminare un asteroide che promette di distruggere la Terra. Trattasi dunque di questo genere, che però, con la sua scrittura affilata, McKay amalgama perfettamente con il suo approccio satirico, per il quale si è fatto conoscere negli anni passati.
Il film è uno sguardo lucido a ciò che è diventato il mondo, oggi, vissuto attraverso il filtro dei social, un mondo in cui si preferisce dubitare, essere scettici piuttosto che affidarsi alla scienza, un mondo di complottisti, negazionismi, incapaci di ascoltare e guardare, concentrati sui loro schermi, specchi neri della nostra umana paura di avere torto e di finire, di morire miseramente su una roccia che gira nello spazio, senza avere un vero senso nel mondo.
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Don’t Look Up è una storia di fiction ambientata nello stesso presente che abitiamo e del quale il regista e sceneggiatore si è dimostrato attentissimo osservatore.
Don’t Look Up è un ibrido strano; la storia del cinema è piena di disaster movie in cui il Governo degli Stati Uniti si incarica di deviare o eliminare un asteroide che promette di distruggere la Terra. Trattasi dunque di questo genere, che però, con la sua scrittura affilata, McKay amalgama perfettamente con il suo approccio satirico, per il quale si è fatto conoscere negli anni passati.
Il film è uno sguardo lucido a ciò che è diventato il mondo, oggi, vissuto attraverso il filtro dei social, un mondo in cui si preferisce dubitare, essere scettici piuttosto che affidarsi alla scienza, un mondo di complottisti, negazionismi, incapaci di ascoltare e guardare, concentrati sui loro schermi, specchi neri della nostra umana paura di avere torto e di finire, di morire miseramente su una roccia che gira nello spazio, senza avere un vero senso nel mondo.
Il personaggio di Leonardo DiCaprio si fa voce dello sfogo brutale di McKay, grida la sua fede nella scienza, in chi studia e in chi per lavoro difende l’umanità. Concepito durante il primo lockdown e girato in piena pandemia, Don’t Look Up e la risposta lucida di Adam McKay al momento storico senza precedenti che stiamo vivendo.
Il regista non fa prigionieri, mettendo alla berlina non solo la classe politica e quella dell’informazione, ma anche quella dei comuni cittadini, quegli stessi cittadini che in Vice – L’Uomo nell’Ombra erano poveri pesci presi all’amo, e adesso sono complici della miopia e dell’ignoranza che impera nei palazzi del potere. E sarà stata davvero una bella soddisfazione, per Meryl Streep, occupare proprio quel palazzo del potere e parodiare, con la sua esilarante presidentessa, proprio “quello lì”, che l’aveva definita “sopravvalutata”.
Ma Streep non è l’unica a giocare con la sceneggiatura di McKay. Don’t Look Up si arricchisce di personaggi straordinari che si fanno più divertenti da guardare, a mano a mano che scivolano sempre più verso il surreale, come il magnate della tecnologia Mark Rylance, oppure lo skater Timothée Chalamet, o ancora la presentatrice tv Cate Blanchett.
Ma tutti si fanno da parte di fronte al talento infinito di Jonah Hill, che riesce a farsi disprezzare ma anche a farsi voler bene e a strappare genuine risate allo spettatore. Su tutti aleggiano DiCaprio e Jennifer Lawrence, che abbracciano con dedizione il ruolo di eroi senza macchia, confermando che il loro talento è versatile e, anche se declinato il più delle volte in toni drammatici, performa benissimo (se non meglio) anche con i toni leggeri ma insidiosi della farsa che McKay gli propone con la sua sceneggiatura.
Don’t Look Up non presenta però la spregiudicatezza con cui Adam McKay maneggiavano crisi finanziarie e personalità pubbliche; manca il graffio, l’artiglio appuntito che ferisce tutti ma che in fondo non riguarda nessuno. In Don’t Look Up siamo tutti coinvolti, tutti chiamati in causa come responsabili di una trasformazione sociale che rischia soltanto di peggiorare, verso la rovina, e forse per questo il finale del film si addolcisce, si tinge di rassegnazione e di malinconia, quasi di compassione, come una garbata e comprensiva pacca sulla spalla da parte di chi ci dice che, tutto sommato, non si poteva fare di più.
Adam McKay conferma la lucidità del suo sguardo sul presente, dimostrandosi capace anche di maneggiare la metafora come mezzo espressivo per proporre un’analisi della società contemporanea che forse è ancora troppo immersa dentro alla Storia, per essere in grado di alzare gli occhi e rendersi conto della sua stessa condizione. La società come collettività sembra aver fallito, la scelta viene affidata dunque al singolo: rimanere con gli occhi fissi sulle proprie scarpe, non guardare su, oppure alzare gli occhi al cielo e affrontare la realtà, anche se dovesse essere troppo tardi.
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paolp78
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sabato 8 ottobre 2022
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catastrofismo biasimante in salsa sarcastica
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La Hollywood del terzo millennio è molto impegnata in campagne di sensibilizzazione per allertare l’opinione pubblica circa i vari rischi ambientali che secondo varie teorie scientifiche il pianeta starebbe correndo. Questa pellicola di Adam McKay propone in chiave sarcastica questa tematica, puntando il dito contro la distratta e frenetica società moderna e contro l’establishment incapace ed avido di profitto, entrambi colpevoli di un’imperdonabile sottovalutazione di pericoli tremendamente urgenti e concreti.
Come anticipato la pellicola di McKay è attraversata da un irresistibile sarcasmo molto cinico, che prende di mira la società americana facendola letteralmente a pezzi; in particolare sono attaccati in modo spietatamente irridente il mondo dei mass media, le grandi multinazionali dei super miliardari e il sistema politico.
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La Hollywood del terzo millennio è molto impegnata in campagne di sensibilizzazione per allertare l’opinione pubblica circa i vari rischi ambientali che secondo varie teorie scientifiche il pianeta starebbe correndo. Questa pellicola di Adam McKay propone in chiave sarcastica questa tematica, puntando il dito contro la distratta e frenetica società moderna e contro l’establishment incapace ed avido di profitto, entrambi colpevoli di un’imperdonabile sottovalutazione di pericoli tremendamente urgenti e concreti.
Come anticipato la pellicola di McKay è attraversata da un irresistibile sarcasmo molto cinico, che prende di mira la società americana facendola letteralmente a pezzi; in particolare sono attaccati in modo spietatamente irridente il mondo dei mass media, le grandi multinazionali dei super miliardari e il sistema politico.
La sceneggiatura, che come il soggetto è firmata dallo stesso McKay, prevede numerose scene davvero esilaranti: tra le altre si ricorda quella del generale pluridecorato che compie truffe per pochi dollari dentro la Casa Bianca.
Il cast è sontuoso. Nei ruoli dei protagonisti ci sono due super star come Leonardo Di Caprio e Jennifer Lawrence che impressionano per la capacità di calarsi in dei ruoli particolarmente atipici per loro, funzionando benissimo anche e soprattutto in chiave comica, che è poi la cifra artistica preponderante della pellicola. Strepitosi ed esilaranti in questo senso Meryl Streep, Cate Blanchett e Mark Rylance che fanno a gara a superarsi in un’esibizione di talento davvero impressionante.
Il ricchissimo cast annovera anche Jonah Hill, con il suo umorismo quasi demenziale, ma sempre efficace ed apprezzabile; il giovane Timothée Chalamet, che compare solo nella seconda parte della pellicola; la cantante Ariana Grande; ed infine Ron Perlman in una piccola parte molto divertente.
Il finale catastrofista è utilizzato da McKay per lanciare un ultimo monito, dalle velleità quasi profetiche.
Comunque apprezzabili le suggestive scene finali, ben realizzate grazie ai fantastici effetti speciali di cui si può disporre oggigiorno.
Si raccomanda di non smettere la visione ai primi titoli di coda, dopo i quali è prevista infatti una divertente ultima scena, assolutamente da non perdere.
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donza
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domenica 26 dicembre 2021
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geniale
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Sul motivo della fine del mondo a causa di una stella cometa che impatterà sulla Terra in 6 mesi, la trama narra dell'idiozia umana a cui siamo arrivati.
La regia si alterna in modalità da commedia con altre da documentario, da trash film, fino al caricaturale; ne viene fuori un film dal ritmo spezzato che ho trovato molto coinvolgente.
Si comincia con una scienziata giovane e strafiga, cui viee dato in mano un telescopio di miliardi di dollari che scopre una stella cometa che viaggia verso il nostro pianeta. Tanto basterebbe per sbuffare e cambiare film, ma poi siccome lei è Jennifer Lawrence , e subito dopo arriva Leonardo di Caprio mi dico: "vabbè, ancora 5 minuti.
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Sul motivo della fine del mondo a causa di una stella cometa che impatterà sulla Terra in 6 mesi, la trama narra dell'idiozia umana a cui siamo arrivati.
La regia si alterna in modalità da commedia con altre da documentario, da trash film, fino al caricaturale; ne viene fuori un film dal ritmo spezzato che ho trovato molto coinvolgente.
Si comincia con una scienziata giovane e strafiga, cui viee dato in mano un telescopio di miliardi di dollari che scopre una stella cometa che viaggia verso il nostro pianeta. Tanto basterebbe per sbuffare e cambiare film, ma poi siccome lei è Jennifer Lawrence , e subito dopo arriva Leonardo di Caprio mi dico: "vabbè, ancora 5 minuti...poi cambio!" E così l'ho guardato fino alla fine
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mauro girella
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domenica 9 gennaio 2022
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spietata analisi di certa america
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Con questo film che viene dopo la presidenza Trump, Adam McKay cerca di spiegarci il “fenomeno” Trump, ovvero come sia stato possibile che un simile squilibrato sia giunto alla Casa Bianca, e come sia possibile che anche decaduto dalla carica abbia potuto scatenare l’attacco al Campidoglio – unprecedented nella storia degli Stati Uniti d’America – un attacco che forse neanche la più potente organizzazione terroristica avrebbe potuto portare. E cerca di raccontarci quanti americani stupidi e completamente ignoranti ci sono in circolazione specialmente sui nuovi media che ora si chiamano social-media, diventati purtroppo la principale fonte di informazione di questa massa di esseri decerebrati, ma, ancora peggio dei media tradizionali, forniscono la condivisione, uno strumento sinergico che eleva all’ennesima potenza le fake-news.
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Con questo film che viene dopo la presidenza Trump, Adam McKay cerca di spiegarci il “fenomeno” Trump, ovvero come sia stato possibile che un simile squilibrato sia giunto alla Casa Bianca, e come sia possibile che anche decaduto dalla carica abbia potuto scatenare l’attacco al Campidoglio – unprecedented nella storia degli Stati Uniti d’America – un attacco che forse neanche la più potente organizzazione terroristica avrebbe potuto portare. E cerca di raccontarci quanti americani stupidi e completamente ignoranti ci sono in circolazione specialmente sui nuovi media che ora si chiamano social-media, diventati purtroppo la principale fonte di informazione di questa massa di esseri decerebrati, ma, ancora peggio dei media tradizionali, forniscono la condivisione, uno strumento sinergico che eleva all’ennesima potenza le fake-news. In Don’t look up non vedo la satira, perché la satira “castiga ridendo mores”, mentre qui non si ride e non c’è nemmeno il nobile distacco del sopracciglio alzato del commento ironico. C’è piuttosto una presentazione spietata, come la vivisezione di un cadavere su un tavolo autoptico, dell’americano del mid-west, elettore di Trump, che si nutre ad hamburgers e hotdogs, che fa 24ore di fila al gelo su un marciapiedi di Manhattan per accaparrarsi l’ultimo iPhone, che segue qualche guru che propagando una nuova religione diventa milionario alle spalle di tutti quegli invasati incoscienti, e così via. Alcuni critici americani hanno detto che il regista-soggettista-sceneggiatore Adam MacKay ci presenta “grottesche caricature del nostro tempo”, ma io credo invece che ci abbia semplicemente presentato la cruda realtà, con la furbizia di uno smaliziato autore (la figura maschile di Trump è sostituita con quella femminile impersonificata dalla sempre bravissima Meryl Streep), ma non caricature, purtroppo. Donald Trump è la caricatura di se stesso, basta presentarlo, farlo vedere e farlo parlare com’è: non serve farne la caricatura. E lo stesso per la famosa Chelsea (Cessa in Italia) Clinton, o per George W. Bush Jr che solo a guardarlo negli occhi ti rendi conto che ha un QI inferiore a 90, e a mille altri personaggi totalmente inutili, che non conosco, ma che hanno milioni di followers su Facebook, Instagram, TikTok ed altri social-media. Non sono grottesche caricature: sono persone vere e reali purtroppo! Forse, l’unico un po’ sintetizzato è il guru tecnologico Peter Ishenwell, perché rappresenta la sintesi di Mark Zuckenberg, Steve Jobs ed Elon Musk (ma forse anche qualcun altro) messi insieme: ipertecnologici, proprietari di miliardi di dati mondiali anche privati, visonari, proiettati nel futuro, capaci con le loro visioni di diventare tra i 10 uomini più ricchi del pianeta dal nulla! Ma essedo i più ricchi del mondo sono anche i più potenti, al punto di tenere al guinzaglio i politici americani dal Presidente in giù. Quindi anche in questo caso il personaggio è reale, odioso e potentissimo al tempo stesso, proprio come Zuckenberg. L’asteroide che distruggerà la Terra ha una doppia simbologia a mio modo di vedere. È la stessa cometa o meteorite che con il suo impatto devastante, milioni di anni fa decretò l’estinzione dei dinosauri. Quindi ci ammonisce che non riusciamo mai ad apprendere le lezioni dal passato: e questa volta però la pagheremo carissima, con l’estinzione della razza umana. Ma la stessa cometa è anche una metafora dei cambiamenti climatici che stanno portando comunque alla devastazione e morte del nostro pianeta e che “i grandi della Terra” o “i poteri forti” non vogliono vedere, focalizzati come sono solo sulle prossime elezioni (nel caso dei politici) o sul prossimo risultato economico (le grandi multinazionali) e le loro miope visioni porteranno presto alla fine della vita sulla Terra. Quindi l’umanità, nonostante le lezioni della storia e nonostante il progresso tecnologico, non è capace di affrontare il proprio futuro a lungo termine, non è in grado di vedere gli errori che sta commettendo. Nonostante storia ci presenti vari aspetti: la commedia, l’ironia, la follia, la stupidità, le fake-news, l’insulsaggine di molte trasmissioni televisive, il dramma degli scienziati, il negazionismo, la disperazione, la fede, le ansie e manie della media borghesia e tanto altro, la storia, dicevo, rimane focalizzata sul proprio obiettivo, non si allontana mai dalla tensione drammatica di sottofondo. Un encomio alla scelta del cast e alla interpretazione di tutte le attrici ed attori principali e di contorno.
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