Alessandro Ronchi
Gli Spietati
Se il capolavoro esistenzialista-huppertiano L'avenir era un'opera attorno a tutte le declinazioni di significato del concetto di "crisi", il settimo sigillo registico di Mia Hansen-Love, Bergman Island, ne è seguito ideale anche perché il precedente Maya è passato quasi totalmente inosservato. È stato un parto lungo, complicato. Innescato da una serie di considerazioni sull'ineffabilità del processo per cui la necessità di scrivere si impone sui travagli e le difficoltà della composizione come lavoro, il soggetto trova il suo reagente in un'isola svedese nel mar Baltico a nord-est di Gotland, Fårö, che è antonomasia per Ingmar Bergman, a sua volta antonomasia di scrittura cinematografica. [...]
di Alessandro Ronchi, articolo completo (12967 caratteri spazi inclusi) su Gli Spietati 18 gennaio 2022